Abbiamo avuto modo di prendere più volte posizione contro le scelte politico/amministrative di una Giunta, quella di Marco Filippeschi, che somiglia sempre più a un “consiglio di Amministrazione” al servizio di poteri forti locali e internazionali. Con i soldi dei contribuenti, a Pisa si costruiscono ponti d’oro per la speculazione edilizia (Bulgarella, Madonna, Maltauro), per le grandi catene commerciali (Ikea), per la militarizzazione del territorio (la base USA di camp Darby – l’Hub militare), si programmano opere tanto faraoniche quanto inutili (il people mover), si ristruttura il centro storico per trasformarlo in una “City” a uso e consumo dei ricchi.
Ma un altro “potere forte” si muove in città, che non ha bisogno d’intermediari, avendo esso stesso un “consiglio di amministrazione” molto potente, impegnato a moltiplicare investimenti e dividendi dei propri dirigenti, a discapito dei lavoratori impiegati e dell’utenza. Parliamo dell’Università di Pisa.
La proposta del Rettore Massimo Augello, ratificata il 31 ottobre dal Consiglio di Amministrazione, con la quale si aumentano vertiginosamente indennità, compensi e gettoni di presenza del Rettore (lui stesso), dei Prorettori, Direttori di Dipartimento e componenti degli organi di governo collegiali, è indicativa dello stile con il quale questa istituzione è oggi governata.
Per il “Magnifico”, oltre all’esorbitante stipendio, l’indennità passa da 50.000 a 88.000 euro. Tutte le altre cariche dirigenziali vedono lievitare notevolmente gettoni di presenza e compensi vari.
Massimo Augello, sostenuto al momento della sua elezione da una parte consistente di professori universitari legati al PD e da liste studentesche a esso afferenti, era già salito alle cronache per alcune scelte molto discutibili, come quella di non procedere alle elezioni della Commissione Statuto ma di nominare direttamente i suoi membri, per aver “superato” in peggio la legge Gelmini emanando bandi proibitivi per l’assunzione di ricercatori precari, per il braccio di ferro con il personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo sul piano di riorganizzazione dei dipendenti in seguito al passaggio dalle Facoltà ai Dipartimenti, per aver sbattuto la porta in faccia al progetto Rebeldìa sull’uso dell’ex ASNU per le loro attività.
Siamo di fronte a una decisione che – alla luce della pesantissima situazione economica nella quale versano operai, pensionati, precari, studenti – evidenzia la totale insensibilità di un corpo accademico e istituzionale dal quale dovrebbero giungere segnali di ben altro tipo. Niente di nuovo sotto il cielo: la famelica malattia che colpisce tutta la classe dominante italiana, concentrata ad arricchire se stessa e i propri accoliti a discapito della collettività, non risparmia neppure quello che dovrebbe essere il tempio del sapere e della cultura.
La Rete dei Comunisti si associa alle presenti e future proteste dei lavoratori dell’Università e degli studenti contro questi vergognosi aumenti salariali per professori e dirigenti già lautamente pagati. I salari di questi privilegiati devono essere drasticamente ridotti e i risparmi stornati per diminuire l’enorme carico economico che pesa sulle spalle degli studenti e per il rinnovo dei contratti dei lavoratori dell’Università, fermo oramai da anni.
Per il “Magnifico” proponiamo, al posto dell’indennità, il licenziamento.
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