Non bastano i partiti di destra, di centro e di centrosinistra, i sindacati che hanno scioperato per finta, quelli che non hanno scioperato e quelli dei poliziotti a condannare la “violenza dei manifestanti”, i “cattivi maestri”, gli “infiltrati”. Ci si mette pure la Comunità Ebraica di Roma. Che ha perso un’altra occasione per tacere e in un comunicato delirante accomuna i 200 manifestanti fascisti – e antisemiti – di sabato a Prati (tra l’altro fatti marciare grazie alla protezione della Polizia) con le decine di migliaia di studenti medi e universitari che stamattina sono passati su Longotevere. E non cerco perchè lo abbiano premeditato o scelto, ma perchè quando i cortei partiti da piazzale Aldo Moro e da Piazzale Ostiense sono arrivati in Piazza Venezia hanno trovato via del Corso e Via delle Botteghe Oscure sbarrate da blindati e cordoni di Polizia e Carabinieri. E così si sono dovuti incamminare verso l’unica strada rimasta aperta, Via del Teatro Marcello, e poi su Lungotevere. Con l’intenzione di andare a manifestare in Piazza Montecitorio o comunque nel centro di Roma, o almeno sotto al Ministero dell’Istruzione. In tutta Europea, in tutto il mondo si può manifestare di fronte ai parlamenti e ai palazzi dei governi, anche se non mancano le botte poi contro i manifestanti.
Ma a Roma no. Da tempo ormai i governi – di destra, centrosinistra e ora anche ‘tecnici’ hanno sequestrato il diritto a manifestare davanti ai palazzi dove qualche decina o centinaia di esponenti politici decidono a porte chiuse le sorti future di milioni di cittadini, di generazioni intere come nel caso dei tagli – 1 miliardo di euro – a formazione, istruzione e cultura. Protestare si può, ma lontano dai palazzi del potere.
Ma al capo della comunità ebraica di Roma – che, ricordiamo, raccoglie per fortuna una minoranza dei cittadini romani di fede o origini ebraiche – non è proprio andato giù che oggi gli studenti siano passati davanti al ‘loro quartiere’.
Di seguito il comunicato amplificato chiaramente dalle agenzie di stampa, dai tg, dai quotidiani online e dai piccioni viaggiatori. Giudicate voi.
“Sabato scorso gruppi di estrema destra hanno potuto manifestare e oggi è stato consentito ai manifestanti di passare davanti alla Sinagoga, cosa che non si faceva da trent`anni: c’è come un riflesso incondizionato, per cui quanto si passa davanti alla Sinagoga cominciano sputi, cori, bandiere palestinesi e mortaretti. Se questo è il clima allora che vengano vietate le manifestazioni a Roma”. Lo dice il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, in un messaggio postato sul sito della comunità, commentando i fischi e i cori contro il Tempio Maggiore di Roma di diversi manifestanti in corteo sul lungotevere. “A pochi metri dalla Sinagoga – prosegue Pacifici – c`è la scuola ebraica, mille bambini che erano dentro terrorizzati, genitori che non potevano andare a prendere i bambini, disordini, una situazione ingestibile. E il 24 novembre c`è un`altra manifestazione di gruppi di estrema destra. Trent`anni fa si presentarono con una bara vuota che lasciarono davanti l`ingresso del tempio, un mese dopo morì il piccolo Gay Tachè: chiediamo al questore e al prefetto di impedire in futuro il passaggio di manifestazioni nel nostro quartiere”. “Siamo di fronte a una situazione di isteria collettiva: in questo paese è permesso manifestare e, fortunatamente, è sancito dalla Costituzione, ma se sappiamo che coloro che organizzano queste manifestazioni sono gruppi pregiudizialmente ostili, allora su questo bisogna riflettere”, conclude il presidente della Comunità Ebraica di Roma.
Che i rappresentanti delle comunità ebraiche non riescano a distinguere i fascisti dagli antifascisti, gli antisemiti dagli antirazzisti, è grave a priori. Così come chiedere che vengano vietate le manifestazioni, anche se solo come paradosso. Che poi si inventino slogan e allarmi che nessuno presente sul posto ha sentito o verificato diventa quantomeno pernicioso. Manipolare la realtà non è credibile ad libitum, neanche quando a Gaza è ricominciata la mattanza dei palestinesi e in Israele la campagna elettorale.
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