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Il “metodo Stamina” è una mezza truffa, ma Lorenzin lo finanzia

Lo stesso ministro che pretende di eliminare le esenzioni dal pagamento del ticket per i cittadini poveri (https://www.contropiano.org/news-politica/item/17657-il-governo-pensa-ad-aumentare-i-ticket-e-a-ridurre-gli-esenti) e di introdurne uno anche per i farmaci salvavita (in specifico per le terapie antitumorali, https://www.contropiano.org/sindacato/item/17699-farmaci-antitumorali-a-pagamento-il-primo-passo) regala 3 milioni per “sperimentare” il “metodo Stamina”. Quello che la comunità scientifica internazionale ha già bocciato come un “plagio, peraltro inefficace”.

Curiosa idea, sia della sanità pubblica che dei “risparmi” da realizzare.

Mettiamo insieme articoli tratti da fonti insospettabili (IlSole24Ore e Nature), oltre ai nostri, perché non sia possibile per nessuno – neanche per un ministro senza laurea, ma con un ego smisurato – rpovare a difendersi parlando di “pregiudizi politici della sinistra”.

Ricapitoliamo intanto le tappe della vicenda Stamina, perché da lunedì 1 luglio è partita la “sperimentazione”.

Il 22 maggio 2013, il Senato dava l’ok al “decreto legge Balduzzi” con le nuove norme in materia di cure con le cellule staminali, specificamente mirato a coniugare la necessità di far proseguire i trattamenti a coloro che li hanno iniziati e far partire «una sperimentazione, in tempi certi e finanziata, che darà la possibilità di verificare se il trattamento sia davvero efficace». La comunità scientifica internazionale aveva infatti sottolineato più volte che «le staminali non sono tutte uguali, e non servono purtroppo per tutte le malattie». Il metodo Stamina si era insomma fatto una brutta fama, così come era accaduto per il “metodo Di Bella”, anche se – come sempre accade – i pazienti con tumore inoperabile si aggrappano alla speranza, chiunque faccia mostra di rappresentarla.

Il decreto governativo, dunque, era obbligato a recintare un maniera decisa il campo della “sperimentazione”, in modo da poter avere risultati esaminabili in modo scientifico e non “autocertificazioni” esibite dagli stessi applicatori del “metodo”.

Nella sua versione definitiva, infatti, il provvedimento (modificato in Commissione Affari sociali della Camera rispetto al testo che era stato licenziato dal Senato il 10 aprile) riportava la terapia Stamina nell’alveo delle regole previste per i farmaci (e non per i trapianti), quindi sotto il controllo dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). L’impiego di questi medicinali deve «avvenire esclusivamente in un ospedale pubblico, clinica universitaria o istituto di ricovero e cura a carattere scientifico». Sotto controllo “terzo”, insomma. Il tutto con soldi pubblici (lo studio viene finanziato dal Fondo sanitario nazionale: fino a 1 milione di euro per il 2013 e 2 milioni di euro per il 2014).

Il 18 giugno di quest’anno la neoministra beneficata dall’essere una berlusconiana in stile Santanché annunciava: «Ho firmato il decreto per la sperimentazione clinica del metodo Stamina con cellule staminali». Naturalmente – per non incorrere nei fulmini della Chiesa cattolica – il metodo Stamina era subito piaciuto a destra perché usa cellule “adulte”, prese da persone di qualsiasi età, e non da liquido amniotico, da villi coriali, da embrioni o cordoni ombelicali (che invece hanno una plasticità infinitamente superiore e quindi anche un’efficacia potenziale molto alta).

Il 1 luglio, come detto, l’Istituto superiore della sanità ha aperto la sperimentazione avvalendosi dell’Agenzia italiana del farmaco e del Centro nazionale trapianti.

Il ministro ci ha ricavato anche l’istituzione presso il ministero della Salute di «un Osservatorio sulle terapie avanzate con cellule staminali mesenchimali presieduto dal ministro o da un suo delegato e composto da esperti e da rappresentanti di associazioni interessate», a titolo gratuito. Davide Vannoni, fondatore di Stamina si era quindi disponibile alla sperimentazione, «ovviamente se viene mantenuto quello che è stato detto alla Camera, e cioè che Stamina potrà mettere i necessari paletti perchè la metodica non venga cambiata, nell’ottica di trovare un punto di accordo nel quadro della legge appena approvata». Come i Di Bella brothers dei tempi andati, incomma.

Ora Nature, la rivista scientifica che fa fa riferimento per i ricercatori di tutto il pianeta (la pubblicazione di un articolo avviene solo dopo verifiche e test sperimentali), spara ad alzo zero contro Vannoni e il suo “metodo Stamina”. Con argomenti definitivi sul piano scientifico, e che descrivono un quadro inqualificabile anche su quello “morale”.

Qui lasciamo la parola al Sole24Ore. Non speriamo affatto che il “ministro” Lorenzin si dimetta per aver appoggiato questa autentica truffa, ma invitiamo tutto il mondo che vive intorno alla sanità pubblica (personale e utenti) a mobilitarsi in modo efficace contro i tagli previsti dal governo e contro un ministro che “regala” finanziamenti agli “amici degli amici”.

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Nature smonta il metodo Stamina: «È un plagio e si basa su dati errati»

Un plagio di un altro metodo già sviluppato, e, soprattutto, una tecnica inefficace. La rivista Nature stronca il metodo Stamina, che utilizza cellule staminali mesenchimali, scoprendo che alla base del metodo ci sono dati errati e viene riprodotta una ricerca pubblicata nel 2003 dal gruppo ucraino coordinato da Elena Schegelskaya, dell’università Kharkov.

Le immagini utilizzate nella domanda di brevetto presentata nel 2010 negli Stati Uniti da Davide Vannoni, e rigettata, sono manipolazioni, insomma. Un’immagine in particolare, quella più importante nella richiesta di brevetto, che raffigura apparentemente due neuroni ottenuti da cellule staminali prelevate dal midollo osseo non è originale, ma frutto di un plagio.

Nature definisce Vannoni «uno psicologo trasformato in imprenditore medico» e rileva come abbia avuto un grande seguito in Italia al punto da chiedere al ministero della Salute una sperimentazione clinica del metodo Stamina, per la quale è previsto un finanziamento di 3 milioni di euro. Il trial al via in Italia, secondo Paolo Bianco, ricercatore sulle cellule staminali dell’università Sapienza di Roma, è «uno spreco di denaro e dà false speranze alle famiglie disperate».

«Non sono sorpreso di apprendere tutto questo», dice sempre nell’articolo Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che ha sospeso le infusioni con metodo Stamina presso i laboratori dell’ospedale di Brescia a maggio 2012. Ora «i dubbi sollevati in merito al brevetto che è alla base della metodologia che sarà usata per la sperimentazione potrebbero essere dinamite», sottolinea Nature.

«La terapia – si ricorda – prevede l’estrazione di cellule dal midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro, e poi l’infusione negli stessi pazienti. Vannoni ha ripetutamente evitato di rivelare i dettagli del suo metodo al di là di quelli disponibili nella sua domanda di brevetto, che ha indicato come completata. Nature ha scoperto in maniera indipendente che una microfotografia chiave presente in questa domanda di brevetto, raffigurante due cellule nervose che sembrano apparentemente differenziate dalle cellule stromali del midollo osseo, non è originale. Un esperto di staminali contattato da Nature afferma che la micrografia mostrata nella figura 3 del brevetto di Vannoni è identica a quello della figura 2b di un documento di ricerca pubblicato nel 2003 da un team russo e ucraino».

«La sperimentazione clinica italiana sponsorizzata dal governo – conclude Nature – doveva iniziare il 1° luglio, ma è in ritardo perché Vannoni ha rimandato per tre volte l’impegno di rivelare il suo metodo al comitato di nomina governativa che preparera’ il trial. Secondo Irving Weissman, direttore dello Stanford Institute for Stem Cell Biology and Regenerative Medicine in California, il governo italiano non sarebbe saggio a sostenere un trial con così poche prove di efficacia».

«È il solito articolo politico e non scopre nessun segreto: noi – ha commentato Vannoni -abbiamo sempre lavorato e condiviso materiale con i russi e con gli ucraini, che ci hanno aiutato a perfezionare la metodica».

«Non c’è niente di trafugato – ha dichiarato Vannoni all’Adnkronos Salute – e ho già detto in varie occasioni che il nucleo della metodica deriva dagli studi di due scienziati russi. Questo traspare anche dalla documentazione che ho consegnato in Parlamento e infatti io non ho mai detto di essere l’unico scopritore del metodo Stamina. Mi spiace molto poi per il commento di Luca Pani, direttore generale dell’Aifa. Lui – conclude Vannoni – farà parte della commissione che giudicherà il metodo e penso che il ministro dovrebbe prendere atto di queste parole».

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Anche Vannoni, insomma, si difende come un berlusconiano di lungo corso: “contro di me pregiudizi politici”. E vai con la “libertà di turlupinare”…

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