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Migranti: funerali ipocriti ad Agrigento, Alfano contestato

E’ terminata a metà pomeriggio, al molo turistico di San Leone ad Agrigento, la cerimonia di commemorazione delle vittime dei due naufragi di Lampedusa, quello del 3 ottobre e quello dell’11 ottobre, costati la vita a centinaia di uomini, donne e bambini. Non sono stati i funerali di stato che in un primo tempo, sull’onda dell’emozione suscitata dalla tragedia, il governo Letta aveva annunciato. Ma sono stati funerali di rabbia, evidente durante tutta la cerimonia. Innanzitutto perché a moltissimi dei familiari delle vittime e dei sopravvissuti ai due naufragi non è stato permesso di essere presenti. Ma anche perché molte delle bare delle vittime non c’erano, visto che sono state tumulate nei giorni scorsi. 

Stamattina diverse decine dei 155 superstiti del naufragio del 3 ottobre avevano inscenato un sit in davanti al centro di “accoglienza” di Lampdusa, in contrada Imbriacola per protestare contro la loro esclusione dalla commemorazione dei loro compagni di viaggio affogati prevista nel pomeriggio. Per ore circa 60 sopravvissuti, tutti eritrei, hanno impedito a camion e auto di entrare ed uscire dal centro di ‘accoglienza’, chiedendo di poter andare ad Agrigento. Sono stati ricevuti in municipio ma hanno solo ottenuto di poter assistere alla cerimonia come spettatori, grazie ad un maxischermo allestito in paese. 

“L’Italia è commossa per quello che è accaduto perché sente il dolore e la ferita profonda per tante persone che hanno sperato nell’Italia e nell’Europa mettendo a repentaglio la propria vita affinché cambiasse” ha detto il ministro Mauro; “Abbiamo assicurato degna sepoltura ai morti e assistenza ai superstiti. Ora caccia senza quartiere agli scafisti” le parole del ministro Alfano. Parole di circostanza che non hanno placato l’ira dei rappresentanti della comunità eritrea, molti dei quali hanno esposto un polemico striscione e vari cartelli.

La contestazione è diventata attiva durante l’intervento del vicepremier Alfano, che ha dovuto interrompere la sua conversazione con alcuni giornalisti a causa degli slogan gridati da alcuni eritrei e dagli attivisti delle associazioni antirazziste. Contro l’esponente del Pdl i contestatori hanno urlato “Assassini… assassini, basta con la Bossi-Fini” e “la storia siciliana ce l’ha insegnato/emigrare non è reato”. Per tutta risposta decine di guardie del corpo lo hanno circondato e se lo sono portato di corsa. Un vero smacco per il Ministro dell’Interno ‘siciliano doc’. Tempi durissimi per un governo per metà di “tecnici” sforbiciatori e per metà di nani e ballerine. 

Se i funerali di oggi sono stati una evidente passerella per politici senza vergogna, era polemicamente assente dalla cerimonia il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini: “Ad Agrigento non ci sono stati morti ed è un luogo che non ha nessun rapporto con la storia di chi è morto. Gli isolani l’hanno presa male perché volevano partecipare, così come i superstiti” ha detto Nicolini durante una conferenza stampa al Senato. Commentando il piano militare-umanitario messo in piedi dal governo per fare fronte all’emergenza sbarchi, Nicolini ha dichiarato: “Alla domanda umanitaria non si può rispondere con i mezzi militari. Dopo che queste navi avranno intercettato i barconi quale sarà il destino di queste persone? E’ il momento di cambiare il regolamento e stabilire con chiarezza il principio di respingimento”.

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