Sabato a Roma, presso il csoa Ex Snia, si è tenuto un convegno organizzato dalla rete “Noi Saremo Tutto”, conosciuta soprattutto per l’attività del collettivo Militant e dei compagni di Genova, che ha visto la partecipazione di oltre 150 persone, in larga parte giovani. Il tema del convegno era tutt’altro che scontato in una sinistra dove spesso si discute del niente: “Exit Strategy, Rompere la gabbia dell’Unione Europea”. Si conferma così l’interesse politico e pubblico per un tentativo di approfondimento sul ruolo e le tendenze del polo imperialista europeo, una questione che sia Contropiano che la Rete dei Comunisti hanno ripetutamente posto al centro dell’attenzione, del dibattito e dell’iniziativa politica.
Dopo l’introduzione di un compagno della rete “Noi Saremo tutto”, ci sono state le relazioni di Domenico Moro (redazione di Marx XXI), del compagno Joan Sebastià Colomer dell’organizzazione catalana Endavant, di Maurizio Donato, economista dell’università di Teramo, di Sergio Cararo della Rete dei Comunisti, di un compagno del Mpld (partito marxista-leninista tedesco) e le conclusioni di Emilio Quadrelli della rete “Noi Saremo Tutto”. Gli organizzatori così hanno commentato: “Al di là della (ottima) qualità degli interventi, il dato significativo è la richiesta di analisi, di profondità, di “strategia”, che un’importante platea di compagni e militanti politici chiedeva, confermata non solo dalla mera presenza fisica (anche dal resto d’Italia), ma dall’interesse e la voglia di partecipare che hanno animato l’incontro”. In un altro passaggio scrivono “Le analisi proposte, che ricalcano i ragionamenti che da mesi portiamo avanti anche su questo blog, da posizioni differenti sono però convenute su alcuni temi centrali e alcune posizioni politiche che stanno sempre più componendo la cornice teorico-pratica entro la quale la sinistra di classe sta definendo le proprie posizioni: irriformabilità della costruzione politico-economica dell’Unione Europea, che non può essere modificata in senso socialdemocratico ma solamente combattuta quale costruzione politica del capitale in crisi; natura intimamente neoliberista e neoliberale del processo di accentramento decisionale europeista, individuato come nemico irriducibile delle condizioni di vita di milioni di lavoratori interni all’unione monetaria; lotta contro ogni momento elettorale che, al momento, serve solo ad ammantare di formalità democratica passaggi in sostanza pienamente anti-democratici, nonchè dare prestigio ad istituzioni ormai completamente screditate agli occhi di gran parte della popolazione; sostanziale natura guerrafondaia del processo europeista, che sempre più porterà alla guerra (anche se al di fuori dai propri confini, dunque non immediatamente percepibile)”.
Nelle conclusioni è stata indicata una campagna contro l’Unione Europea come terreno comune di iniziative nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Nelle prime per fare chiarezza anche sulle opzioni elettorali della sinistra che sembrano aver completamente rimosso questo dato regalando un enorme spazio politico alle forze della destra. Nei secondi perché il polo imperialista è il perno di una chiave di lettura dal quale discendono anche conseguenze politiche e pratiche sul terreno del conflitto sociale e della vertenzialità. Una iniziativa decisamente interessante, soprattutto se ad essa si darà continuità e capacità di convergenze attive sul piano del movimento reale.
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