I video pubblicati sulla contestazione a Matteo Salvini, oggi a Bologna, in un paese “normale” – uno dove semplicemente “la legge è uguale per tutti” – dovrebbe portare facilmente a un’incriminazione del segretario leghista per tentato omicidio. Ricordiamo che l’immunità parlamentare vale – o dovrebbe valere – solo per le opinioni espresse, possibilmente in aula e nel normale dibattito politico, non per il tentativo di mettere sotto con la macchina chi ti contesta.
Qualcuno potrebbe eccepire che alla guida dell’auto non c’era lo stesso Salvini, ma qualcuno che gli faceva da autista, per mestiere o per l’occasione. In questo caso, ci sembra probabile che davanti alla contestazione del reato di tentato omicidio, l’autista sarebbe incline a “confessare” di aver ricevuto l’ordine dal capo. Che in quel caso diventerebbe “mandante”.
Diciamo queste cose anche con un filo di ironia, perché la galera non si augura quasi a nessuno. Ma la pantomima inscenata da Salvini, davanti a vetro ferito della sua auto blu, dovrebbe portare chiunque a guardare con attenzione scientifico-giuridica i video più chiari. Come questo postato da YouReporter.
Nel ralentì un po’ alla Pekimpah si vedono chiaramente i compagni più giovani fermarsi davanti alla macchina del boss leghista, mettere le mani nude sul cofano, coprirlo di complimenti verbali (che possono ferire l’orgoglio, ma di certo non possono scalfire la corazza mentale di un vero lumbard). Il tutto in un tripudio di device fotografici che certo non avrebbero facilitato “un’azione violenta”.
Fin qui siamo nel più classico dei “confronti” da cui si può uscire con eleganza e un briciolo di savoir–faire. Anche a beneficio delle telecamere.
La Volvo leghista invece ingrana la prima e riparte con violenza, travolgendo i quattro-cinque ragazzi davanti alle ruote, correndo anche il rischio di investire una giovane fotografa al lavoro un ventina di metri più avanti.
Solo a quel punto dalla piccola folla di contestatori parte un pizzico di risposta incazzata, vola qualche sasso, qualche calcio, una catena di motorino, uno riesce a salire sul tetto. Comprensibile, logico, naturale, inevitabile, giusto.
In gergo giudiziario si parlerebbe tranquillamente di provocazione e tentato omicidio da parte leghista; e di legittima difesa o poco più per i “provocati”.
La domanda politica è semplice: se è questa la svolta “lepenista” della Lega, avremo decine di provocazioni del genere nei prossimi mesi. E non sempre potrà accadere che tutti escano illesi, tantomeno tra i ragazzi a piedi davanti alle macchine dei potenti… Vuole questo il nuovo corso di Matteo Salvini?
La domanda giudiziaria è altrettanto semplice: solo noi guardiamo questo video vedendo quello che si vede?
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