Non voto a Napoli e mi dispiace. Oggi per me, ma non credo di essere così fuori dal mondo, le elezioni sono diventate la difficoltà di scegliere. Non così a Napoli dove sostenere la riconferma di Luigi de Magistris mi pare la conclusione semplice di ragionamenti elementari.
Oggi l’avversario principale di chi vuole combattere il liberismo, le politiche di austerità e di privatizzazione, la distruzione dei diritti sociali e del lavoro, questo avversario è il sistema di potere del PD renziano. Questo sistema di potere si è impadronito dei vecchi obiettivi della destra berlusconiana, li ha fatti propri e li ha realizzati. Lo ha potuto fare perché ha avuto accanto e sopra il potere economico e finanziario che governa l’Unione Europea. Che ha scaricato Berlusconi e la destra perché inefficaci e troppo facilmente contestabili ed ha scelto, per realizzare i propri obiettivi di fondo, Renzi ed il suo partito democratico. Del resto tutti i governi europei che attuano le politiche di austerità sono costruiti sul ceppo democristiano e socialista. E chi, come il governo greco, di quel ceppo non fa parte, è stato costretto ad eseguirne le più brutali politiche. Merkel, Gabriel, Cameron, Renzi, Hollande sono parte oramai dello stesso schieramento politico e attuano le stesse politiche, sono nei fatti uno stesso partito transnazionale. Contro quel partito e quelle politiche sono oggi in lotta i lavoratori e gran parte dei giovani in Francia, indicando a tutti noi cosa si sarebbe dovuto, e cosa in ogni caso dovremo, fare.
A Napoli l’amministrazione de Magistris è nata contro il sistema di potere PD, oltre che ovviamente contro la destra più tradizionale. Essa era figlia della stagione delle liste arancioni, che avevano fatto eleggere a Milano, Genova, Cagliari, Napoli sindaci non provenienti dal principale partito del centrosinistra. Ora tutti gli altri eletti in quella stagione hanno tradito le speranze di rinnovamento che ad essi si erano affidate e sono rientrati all’ovile piddino, de Magistris no.
Pur con contraddizioni e con qualche scelta per me sbagliata, soprattuto sul piano politico nazionale e nella primo periodo del suo mandato, il sindaco di Napoli non si è fatto riassorbire dal palazzo, anzi ha continuato a contrastarlo ricevendone per questo adeguato e brutale trattamento.
Così ha pubblicizzato l’acqua e difeso ed esteso il patrimonio pubblico. Ha rifiutato la politica di risanamento dei conti fondata sui tagli sociali e sui licenziamenti e quella degli sgomberi di polizia degli spazi sociali autogestiti. Si è schierato con la città che rifiutava le politiche liberiste e ha legato la lotta a corruzione e camorra a quel rifiuto . Perché non c’è legalità senza giustizia e eguaglianza sociale, come ha sempre insegnato il migliore meridionalismo democratico. Naturalmente de Magistris non ha fatto queste scelte da solo, ma sempre di più le ha costruite assieme a movimenti ed esperienze di lotta e liberazione, che nella metropoli devastata da vecchie e nuove povertà, hanno saputo organizzare la resistenza e l’alternativa alle politiche dominanti.
Così Napoli un poco alla volta è diventata punto di riferimento per chiunque in Italia voglia costruire una concreta alternativa al liberismo.
Ora si tratta di confermare questa scelta e questa direzione di marcia scelta dalla città e di impedire il ritorno del vecchio sistema di potere, comunque rappresentato. Renzi ha più volte mostrato di voler mettere le mani sulla città, lo sta facendo con Bagnoli, lo propone con una campagna elettorale nella quale fa balenare la luce dei soldi che arriverebbero a Napoli, se la città si desse a lui. Sono sicuro che il popolo di una città che ha ha visto esercitati tutti i modi possibili di comprare i voti, non si farà imbrogliare.
La catastrofe del lavoro, la distruzione dei diritti conquistati in decenni, la disoccupazione di massa, sono per Napoli la questione principale.
A Pomigliano nel 2010 il grande sponsor di Renzi, Sergio Marchionne, ha sperimentato il nuovo meridionalismo padronale. Al Sud si lavora solo se si rinuncia a tutti i diritti e naturalmente anche così si può finire in mezzo alla strada. Oggi la questione della lotta per il lavoro e contro il supersfruttamento del lavoro sono la priorità di ogni progetto sociale e politico di liberazione. Lavoro, reddito e diritti sociali sono gli obiettivi di ogni politica di rottura con il liberismo.
Un sindaco non può da solo rovesciare le politiche che hanno portato il paese, e Napoli ed il Mezzogiorno in particolare, indietro di decine di anni. Ma può contribuire a creare le condizioni perché quelle politiche siano rovesciate. Per questo è decisivo che l’amministrazione de Magistris sia riconfermata e che nelle forze che concorreranno a questa riconferma abbiano spazio e peso le esperienze e le persone che vengono direttamente dal lavoro e dai conflitti di lavoro.
Intanto però diamoci da fare perché questa conferma ci sia e battiamo a Napoli il sistema di potere renziano. In attesa di sconfiggerlo ad ottobre con il NO alla controriforma della Costituzione.
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