Lo scossone dei ballottaggi è stato ancora pià grande di quello registrato al primo turno. Roma, Napoli, Torino hanno detto definitivamente addio al Pd e al centrodestra. A questo punto il referendum sulla riforma contro-costituzionale diventa l’appuntamento non solo decisivo per il futuro del paese, ma anche scontro aperto ad ogni risultato.
Roma, la capitale di questo disgraziato paese, è da stanotte in mano a una forza ancora indfinibile ma certamente estranea ai vecchi gruppi di potere clientelari, mafiosi, succubi dei palazzinari e del Vaticano. E’ una notizia a suo modo storica.
Proprio nella capitale la vittoria della “grillina” Virginia Raggi era data abbastanza per scontata, nonostante la corsa dei berlusconiani (già nel primo turno, con l’abbandono del candidato ufficiale – Marchini – e il sostegno a Giachetti) a sostenere il candidato del Pd. Ma nessuno poteva immaginarsi la proporzione che sta assumendo in base ai dati del Viminale: in pratica due elettori romani su tre hanno dato la preferenza alla giovane avvocatessa, affossando il surfista Giachetti, specialista in cambi di casacca (dai radicali alla Margherita, da Rutelli a Renzi, ecc).
Ma la soprpresa più grande è arrivata da Torino, dove Chiara Appendino, anch’essa Cinque Stelle, recupera oltre dieci punti di scarto e vince con un distacco altrettanto grande nei confronti di Piero Fassino (55 a 45).
A Napoli, la situazione politicamente più avanzata d’Italia, anche sul piano del “blocco sociale”, Luigi De Magistris doppia abbondantemente il candidato berlusconiano, che aveva ricevuto l’appoggio esplicito di parti importanti del Pd.
Solo Milano, per un soffio, dà ka vittoria al city manager di centrodestra neoassunto nelle file del Pd; ma era contrapposto ad un altro city manager di centrodestra che i berlusconiani hanno – dopo il ricovero e l’operazione al cuore del Caimano – di tenere di riserva per assumere un ruolo nazionale in mancanza del vecchio tycoon.
Nemmeno Bologna può far sorridere Matteo Renzi. La vittoria di Merola sulla candidata leghista non è mai stata in dubbio, ma il margine – col passare di appena due settimane – s’è ristretto da oltre venti punti ad appena 10.
Di fatto, quella parte della popolazione cha ancora va alle urne (meno del 50%, in questo caso) c’è andata per castigare Renzi e la sua corte. Un dato politico su cui ragioneremo meglio nelle prossime ore.
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Il primo exit poll, relativo al 75% della rilevanzione, stanno dando risultati pessimi – per essere eufemistici – per Renzi e la sua banda.
A Roma, infatti, la candidata del M5S Birginia Raggi viene data tra il 62 e il 68%. Anche dovendo prendere con le molle gli exit poll, da tempo inattendibili, si tratterebbe di una partita chiusa. I margini di errore sono infatti limitati a 5-10 punti percentuali; mentre qui si prospetta un “doppiaggio” rispetto al pessimo Roberto Giachetti. Lo stesso Giachetti è comparso al pubblico nel suo comitato elettorale ammettendo la sconfitta.
La sorpresa più grande è però Torino, dove la stessa rilevazione dà avanti – sia pure leggermente – Chiara Appendino (49,5-42,5%) rispetto a Piero Fassino, vecchio totem che ha seguito tutta la trafila della vergogna, dal Pci al Pd. Il secondo exit poll ha peraltro cofremato la tendenza, aumentando il vantaggio della Appendino. Numeri peraltro confemrati dai primi dati reali. Con 126 sezioni scrutinate su 919 il vantaggio della candidata Cinque Stelle viaggia intorno al 10%.
Stesse percentuali – ma rovesciate – a Milano, dove Sala (Pd) è davanti di un pelo rispetto a Parisi, del centrodestra.
Più scontata la situazione a Napoli, dove Luigi De magistris è per il momento dato tra il 61 e il 65%, stracciando il suo avversario di destra (Lettieri) per cui il Pd aveva annunciato voto a favore.
Sembra profilarsi dunque una vera batosta per Renzi.
Il tutto, va detto, in una situazione di astensione gigantesca: alle 19 (unico dato disponibile intorno alle 23,30) l’affluenza, media è stata del 36,56%, esclusi il Friuli Venezia Giulia e la Sicilia. Al primo turno, alla stessa ora, era stata del 43,62%. A Roma è del 34,90% (contro il 39,39%). A Torino il 39,15% (41,31%). A Napoli il crollo più marcato: 25,27 contro il 37,99% del primo turno. Stanca anche Milano, 39,7 contro il 42,4 del primo turno. A Bologna 41,64% contro 46,36%.
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Francisco
Quel che è accaduto ieri va letto nella faccia serafica, sorridente e a tratti felice di Roberto Giachetti.
Da radicale, pannelliano, boniniano e chi più ne ha ne metta, possiamo assegnargli un meritato “missione compiuta”, al pari dei Rutelli e Veltroni, e in quella invece funerea di Fassino, che ha dovuto dire obtorto quello che tutti sapevano, ma ordini di scuderia, media mainstrean inclusi, avevano proibito accennare: il m5s s’ingrassa coi voti della destra ma ci fa un figurone a sinistra.
Adesso possiamo anche sparire definitivamente, visto che l’astensionismo è percentuale che “non” incide sulla vita della comunità.