“U mugugnu” di Genova stamattina si è alzato forte e chiaro, rompendo l’atmosfera ovattata stesa sulla tragedia del crollo di ponte Morandi. Gli abitanti della Valpolcevera, sia sfollati che normali residenti da quasi due mesi semi-bloccati da un traffico impazzito, si sono presentati in corteo davanti al palazzo della Regione Liguria, per poi tirare avanti fino alla sede della Prefettura – il “palazzo del governo” – dove stamattina il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli è a colloquio con la commissaria Ue ai Trasporti Violeta Bulc.
Richiesta esplicita: incontrare il baldanzoso “governatore” Giovanni Toti e il sindaco-commissario Marco Bucci. Entrambi esponenti del centrodestra, indistinguibii uno dall’altro anche se messi lì il primo da Berlusconi e l’altro dalla Lega. Stesso discorso per l’impalpabile Toninelli, alle prese con i consueti tira-e-molla con la Ue sulle spese “legali” e quelle che “non rientrano nei parametri”.
Dopo due mesi, insomma, le chiacchiere e le promesse stanno a zero. Neanche un centimetro del ponte residuo è stato demolito, l’inizio del lavori di costruzione del nuovo ponte sono dati per “brevissimi” ma non si vede nulla in movimento che suoni a conferma. E in un popolo abituato a non farsi prendere troppo in giro alla fine è salita la sacrosanta rabbia.
Questa è la prima manifestazione, dopo otto settimane fatte soltanto di presidi, soprattutto nei pressi della “zona rossa” da parte degli sfollati delle case poste sotto o in prossimità del ponte crollato. E gli abitanti promettono che non sarà affatto l’ultima, anzi…
Del resto, oltre al problema della mobilità diventata impossibile, le zone in cui vivono sono rimaste ora senza altri servizi vitali a cominciare dall’ospedale (una mattonata in faccia a “governatore” Toti, che ha messo a gara da pochi giorni gli ospedali liguri, per “risparmiare con la privatizzazione”).
Ma non sono disposti ad aspettare silenziosamente: «Se non avremo risposte certe entro un mese bloccheremo tutta la città e l’autostrada». «Dal 14 agosto – spiega Emilio Rizzo – oltre 50 mila persone sono isolate, proprio come se vivessero segregate dietro un muro. Il fatturato delle attività commerciali crolla, la gente perde il lavoro, è difficile persino accedere al pronto soccorso».
Difficile farli caricare dalla polizia, almeno per ora…
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