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In Campania torna la didattica a distanza

Ieri sera il presidente della Campania, De Luca, ha annunciato la chiusura di scuole e università (tranne il primo anno di corso) sino al 30 ottobre. Si torna alla famigerata didattica a distanza.

Non abbiamo elementi per valutare su quali evidenze scientifiche si basi una tale decisione, anche se è chiaro che i dati della Campania, come quelli di altre regioni, testimoniano che la situazione epidemiologica è ormai sfuggita di mano. Tuttavia, possiamo darne una valutazione politica.

Da giorni i contagi sono in aumento e la situazione in tutta Italia è allarmante, a causa delle inadempienze di governo e regioni durante i mesi in cui la pandemia aveva dato una tregua. Una pausa che non è stata sfruttata per programmare la reazione alla seconda ondata che ormai è in pieno dispiegamento.

E’ evidente che in questa situazione sono diventate insufficienti le normali attività di tracciamento dei positivi (anche perché mai sviluppate a dovere) e che sono necessari provvedimenti più importanti, sino ad arrivare ad altri possibili confinamenti.

Tuttavia è deprecabile che, ancora una volta, a farne le spese siano la scuola e l’università, ormai chiuse in Campania, ma forse presto anche in altre regioni. Certamente le scuole sono luoghi di possibile contagio, ma lo sono probabilmente meno di fabbriche, officine e uffici.

La differenza è che la scuola non è, o meglio non è considerata, in Italia, luogo di produzione. In effetti la scuola non produce merci da esportare e non accumula profitti, anche se, alla lunga, la formazione dei cittadini è un investimento fondamentale anche in termini economici oltre che civici e sociali.

Per questo, si preferisce chiudere le scuole piuttosto che le fabbriche e gli uffici, che producono profitto immediato. Nessuno, né di destra né di centro vuole toccare la produzione e l’”economia”, veri feticci a cui sacrificare la vita dei cittadini.

Ecco quindi la logica di Vincenzo De Luca, che chiude le scuole ma lascia aperti i tanti luoghi di lavoro che certamente sono anche più pericolosi e non potenzia i mezzi di trasporto per arrivarci che notoriamente, anche nella sua regione, sono del tutto insufficienti.

Una logica uguale a quella del suo collega lombardo Fontana, che poche settimane orsono voleva riaprire al pubblico gli stadi ma non ha fatto nulla per migliorare i trasporti per i pendolari e che proprio per questo richiede il ritorno alla didattica a distanza per evitare l’affollamento dei mezzi pubblici. E’ lo stesso Fontana che per non chiudere alcune zone “produttive” fece dilagare l’epidemia che ha provocato 17.000 morti nella sua regione.

Anche in questo caso, di fronte all’insipienza delle amministrazioni, deve farne le spese la scuola, vittima tra l’altro dei grotteschi litigi tra la ministra Azzolina e i presidenti delle sempre più indisciplinate e rissose “repubblichine” regionali.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato che se ci saranno altri confinamenti “ciò dipenderà dagli italiani”. In questo modo scarica sui singoli cittadini ogni responsabilità e sacrificio, quando evidentemente il primo italiano responsabile è lui stesso, in quanto capo del governo.

Tutto questo mentre si ipotizza un confinamento durante le vacanze di Natale, proprio quando la “produzione” rallenterà.

Il presidente francese Macron ha blindato gli abitanti delle principali città dalle 21 alle 6 del mattino, con un termine che, ancora una volta, evoca sinistramente la guerra interna: coprifuoco. Dalle 6 sino alle 21 tutti a “produrre”, incuranti del contagio, poi tutti chiusi in casa.

Una politica che vuole ridurci ad animali da produzione che devono pensare solo al loro ruolo nella catena del capitale.

In questa situazione, la scuola è il vaso di coccio tra quelli di ferro, la si può aprire e chiudere a piacimento, anzi forse la didattica a distanza è meglio di quella in presenza perché favorisce meno il confronto, la dialettica delle idee, la capacità critica. Ed è molto più direttiva e formatrice di esecutori.

Per questo, al di là delle strilla strumentali della ministra Azzolina contro De Luca, dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro altri oltraggi alla scuola.

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