La Regione Lombardia ha, di fatto, abbandonato le persone positive costrette a casa. Infatti, tra l’assistenza telefonica offerta dai medici di base, oberati di lavoro, e la corsa al Pronto Soccorso se ci si sente male, c’è il deserto.
Infatti, tra medico di base e ospedale dovrebbero esistere le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), strutture territoriali dedicate a seguire i pazienti a domicilio. Però in Lombardia le USCA sono nemmeno un terzo delle 200 che costituirebbero il numero minimo per garantire un intervento efficace.
A colmare questa assenza della sanità pubblica ci ha pensato il ben noto ospedale privato San Raffaele. Chi desidera, può avere una consulenza in telemedicina “per soli 90 euro”.
Se il medico ne constata la necessità, il paziente è indirizzato all’acquisto di un pacchetto di diagnosi a domicilio, costituito da un prelievo di sangue, da una radiografia del torace e da un controllo della saturazione. Segue referto finale. Il tutto “per soli 450 euro”.
Tutte cose che, nella sanità pubblica, sono semi-gratuite perché la spesa sanitaria è coperta dalle tasse…
Un altro grande favore ai privati è stato offerto dalla ATS di Milano, ormai incapace di gestire i tamponi, fatto che è una resa totale di fronte alla pandemia.
Per quanti hanno superato il periodo di quarantena o nei casi peggiori la malattia vera e propria, non è possibile prenotare il tampone di guarigione che, dopo 10 giorni di confino, può garantire la ripresa della vita lavorativa qualora risulti negativo. Il sito della ATS per prenotare i tamponi risulta “in manutenzione” e non si sa quando sarà riattivato.
Del resto l’ATS era stata chiara già diversi giorni orsono, quando aveva invitato i pazienti a sottoporsi al tampone presso le strutture private. Purtroppo anche queste strutture cominciano ad avere difficoltà a tenere il passo, e molti pensano a quanto indicato dal Ministero della Salute, vale a dire rientrare al lavoro senza tampone dopo 21 giorni dall’accertamento di positività e una settimana senza sintomi.
Tuttavia, le imprese chiedono il certificato medico di negatività, quindi i lavoratori sono costretti a cercarsi il primo tampone possibile tra i privati. Costo tra 75 e 125 euro.
Intanto a Milano è stato aperto un centro per i tamponi rapidi presso il parcheggio della metro di Trenno, alloggiato in tende fornite dall’esercito e in cui lavora personale militare e degli ospedali San Paolo e San Carlo.
La presenza del personale di questi due ospedali è importante e smentisce ancora una volta il progetto a lungo sostenuto dalla Regione – chiudere queste due strutture – che coprono invece un bacino importante della città e contro la dismissione delle quali si è costituito un partecipato comitato di cittadini.
Infine, non vogliamo immaginare quali conseguenze potrebbe avere l’estensione alla Lombardia della sentenza del TAR del Lazio che decreta che i medici di base non devono seguire i pazienti Covid, poiché ciò sottrae tempo a chi ha altre patologie.
Per chi ha contratto il Covid, secondo il TAR del Lazio, esistono le USCA, appositamente concepite per assistere tali pazienti. Tuttavia, come detto all’inizio, in Lombardia le USCA sono quasi introvabili, quindi a chi si ammala resterebbero solo i Pronto Soccorso, che sono già ben oltre il limite di guardia.
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