In arrivo già dal mese di luglio, l’aumento delle tariffe di gas e luce costituirà un nuovo salasso per le tasche, già stremate, di milioni di famiglie.
Oltre ad aver perso reddito, a rischiare il licenziamento e/o l’esecuzione di uno sfratto, l’aumento di gas e luce è l’ennesima pugnalata (più che stangata) che colpirà senza distinzioni tutti quei nuclei che a malapena si stanno rimettendo in sesto in seguito alla pandemia di Covid-19.
Se i dati pre-covid diffusi qualche tempo prima da Bankitalia sulla povertà (3 milioni di famiglie in condizioni di difficoltà a pagare i costi della casa), non possono che essere oggi, nella fase post-pandemia, che peggiorati, le soluzioni ed i modelli economici seguiti sembrano essere sempre gli stessi che hanno causato quella stessa povertà, cioè minimo (se non nullo) intervento dello stato e nessuna tassazione rilevante sui patrimoni dei ricchi e dei super ricchi, nemmeno in via eccezionale o una tantum come forma di solidarietà nazionale visto il periodo che il paese ha attraversato.
Nel frattempo è salita al 44% la percentuale di famiglie che scivolerebbero in povertà in soli tre mesi se improvvisamente perdessero il reddito, quasi una famiglia su due dunque non è in grado di generare risparmio in quanto il proprio reddito è a malapena sufficiente a garantirne la sussistenza (sempre Bankitalia).
Ecco perché nei fatti risulta altamente insufficiente la misura contenitiva votata il 30 giugno nel Decreto Governativo, che teoricamente doveva contenere gli aumenti. Il risultato saranno comunque incrementi rilevanti sulle tariffe: fino al 10% per la Luce e al 15% per il Gas, con un peso per il portafoglio di ognuno di noi stimato in una media di 66 euro per il consumo di energia elettrica e ben 218 euro per il gas!
Un colpo pesantissimo, che dà indicazioni precise sui risultati delle scelte del modello economico “green”, “sostenibile” ed “alternativo”, sbandierato fin qui da Governo e Ministeri, e del P.N.R.R. Un piano che è in realtà al servizio dei princìpi del modello economico dominante, il quale continua ad essere assecondato da tutti i Governi che si sono finora succeduti e che ora pare aver trovato nel Governo Draghi il miglior interprete possibile.
Una sponda, quella offerta dal Governo dei migliori, in grado di garantire che il salasso ai cittadini continui indisturbato, mentre per le grandi imprese, nazionali e transnazionali, che a malapena hanno sentito il peso della pandemia o che in certi casi hanno aumentato vertiginosamente i loro profitti, continuano ad arrivare aiuti a pioggia, accompagnati da misure di defiscalizzazione, deregolamentazione, agevolazioni nell’accesso al credito etc…
È il momento dunque di riconoscere i limiti ed i disastri del modello economico dominante, il quale genera diseguaglianze inaccettabili, conflitti, povertà, miseria e devastazione ambientale ed iniziare a progettarne e realizzarne uno alternativo, ove al centro siano posti i bisogni di tutti e tutte e non l’arricchimento smisurato di pochi. Che sia realmente attento all’ambiente, che garantisca l’accesso, per tutti e tutte, ai diritti fondamentali nominalmente previsti: quello alla salute, all’istruzione, ad un reddito che permetta di vivere in condizioni più che dignitose, ed all’abitare.
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