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GKN: la rabbia della piazza di Firenze richiede nazionalizzazioni

Ieri mattina una grande manifestazione operaia ha percorso le vie del centro di Firenze.  La rabbia dei lavoratori della GKN si è materializzata in tutta la sua forza irrompendo nelle vie del centro storico fiorentino.

Lo sciopero, proclamato da tutte le sigle presenti nello stabilimento, ha permesso la partecipazione di centinaia di lavoratori e lavoratrici di altre fabbriche e aziende del territorio accorsi a dare la propria solidarietà.

Se la determinazione degli operai GKN è indubbiamente da considerare una novità nel panorama recente, così non si può dire per le dinamiche sindacali e politiche che ruotano intorno a questa vertenza.

L’abbraccio mortale delle istituzioni, pronte ad elemosinare un tavolo di trattativa, qualunque esso sia, è oggettivamente dietro l’angolo. Oggi si è materializzata in tutta la sua evidenza la contraddizione tra le legittime rivendicazioni della base operaia e quella dirigenza sindacale e politica abituata ormai a decine di crisi aziendali, tutte finite in sconfitte cocenti per i lavoratori.

Lo si è capito subito dal tenore degli interventi sul palco in piazza Santa Croce e lo si capisce ancora meglio dalle dichiarazioni di questi giorni.

Per i sindacati confederali e per le istituzioni regionali non sono tanto i licenziamenti in sé il vero problema, ma “le modalità con cui sono stati comunicati” e come l’intera faccenda è stata gestita dal fondo proprietario della GKN.

Eppure, i segnali erano chiari a tutti già da alcuni mesi. La parola d’ordine di Confindustria, una volta ottenuto il permesso di licenziare da parte del Governo e di Cgil, Cisl e Uil, è quella di operare pesanti ristrutturazioni in tutto il settore industriale.

Senza una visione d’insieme e senza un’idea chiara degli obiettivi da portare avanti si rischia che la determinazione di oggi si trasformi in rassegnazione nei prossimi mesi. La possibilità che si inneschi il solito meccanismo dei tavoli di trattativa istituzionali che servono solo a prendere tempo e “sfiancare” la combattività degli operai, è più che mai reale.

Non ci servono la solidarietà e la vicinanza, servono fatti concreti. Serve una politica nazionale per tutto il settore dell’automotive così come richiesto da USB durante l’ultimo incontro. Serve un intervento deciso da parte del governo per arrivare alla requisizione degli impianti obbligando Stellantis a garantire le necessarie commesse per mantenere in piedi la produzione industriale.

Utopia? Per una volta diciamolo chiaro, anche solo per rispetto nei confronti di quei lavoratori che erano in piazza stamattina. L’alternativa è la chiusura. Lenta o veloce che sia.

Di crisi aziendali finite in questo modo abbiamo ormai perso il conto.

USB porterà avanti questa linea con determinazione e coerenza senza svendere gli interessi dei lavoratori e dei propri iscritti.

Per sabato prossimo è prevista una grande manifestazione direttamente a Campi Bisenzio di fronte allo stabilimento GKN. Ribadiremo la nostra posizione in quella sede e in tutti i tavoli di trattativa.

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2 Commenti


  • marat

    da rimarcare, una volta di più, l’ipocrisia dei sindacati concertativi – che ieri a firenze sono stati giustamente fischiati – che dal palco hanno elogiato la “buona imprenditoria”, gli “imprenditori seri” che, a detta di cgilcisluil, penserebbero davvero allo “sviluppo dell’impresa”, mentre i “fondi d’investimento guardano solo al profitto”; da rimarcare la sfacciataggine dei sindacati di regime che anche ieri hanno detto che “se ci sono leggi che permettono di licenziare come avvenuto alla gkn, allora bisogna chiedere al governo di cambiare tali leggi”, come se ai “tavoli concertativi” non ci fossero stati loro stessi ma il padre guardiano… da vomito!!


  • Marco B

    Mi associo a quello che ha ben detto Marat!

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