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Covid, l’ora del caos

In qualche modo era previsto. Se affronti una pandemia globale con una strategia demenziale – “convivere con il virus” – il punto in cui si perde il controllo del sistema non è mai troppo lontano.

In tutto il mondo occidentale si accavallano notizie simili, dati in crescita per i contagi e i morti, anche se questi ultimi in numero minore, rispetto a un anno fa, grazie alle campagne di vaccinazione.

Come per ogni “ondata”, la preoccupazione dei governanti neoliberisti si attiva solo quando gli ospedali – falcidiati dai tagli di spesa degli scorsi decenni e senza grandi risorse aggiuntive nemmeno in piena pandemia – ci avvicinano al punto di collasso.

A quel punto, come in questi giorni, scattano misure precauzionali che prevedono la chiusura di alcune attività ma non di altre. In modo così bislacco da sollevare comprensibili – ma altrettanto irrazionali – reazioni di protesta da parte dei diretti interessati (esercenti, in genere).

I governi e i media di regime, felicemente sotto controllo ferreo, si ritrovano così intrappolati tra la necessità di “comunicare allarme” perché la popolazione reagisca, adottando la prudenza nei comportamenti quotidiani, e la volontà di “tranquillizzare”, per dimostrare di avere la situazione sotto controllo.

Contribuiscono al caos anche gli scienziati che fin qui hanno fiancheggiato, da irresponsabili, la scelta dei governi di “convivere con il virus”. C’è chi, tardivamente, consiglia più restrizioni e chi, occhieggiando spudoratamente alle esigenze dell’economia, vorrebbe metter fine al ”tracciamento e alle quarantene dei contatti. Chi è malato deve stare a casa e dobbiamo finire con il tracciamento. Non possiamo continuare a mettere in quarantena e in isolamento forzato decine di persone (i contatti) per ogni tampone positivo”.

Pilastro di questa linea “libera quasi tutti” è la definizione della variante omicron come un “semplice raffreddore”. Formulazione però decisamente contestata da altri scienziati, che se non altro invitano ad attendere studi affidabili su questo punto.

Aggravano il caos parecchi media che si autodefiniscono “attendibili”, che indicano ad esempio il “successo tedesco”, consistente nel bloccare qualsiasi attività per i non vaccinati. In questo modo, ci raccontano, “i contagi quotidiani sono passati da 100.000 a diecimila”. Salvo poi ammettere che il dato migliore è del giorno di Natale, quello in cui ovviamente sono stati fatti molti meno tamponi.

La tentazione è sempre la stessa. Negare il carattere criminale delle decisioni dei governi e scaricare tutte le responsabilità sui cittadini che non si comportano come consigliato (da governi che si vantano di aver “lasciato libertà di scelta”).

Silenzio assoluto, infine, sulle scelte diverse fatte da governi che non si fanno determinare dalle associazioni imprenditoriali e che hanno messo la lotta al virus al primo posto (nessuna “convivenza”).

Anche perché in quei paesi – Cina prima di tutti, per le dimensioni di popolazione ed economia – la strategia adottata (lockdown e tracciamento di massa ad ogni segnalazione di contagio, vaccinazione di massa e misure di protezione individuali sempre attive) risulta palesemente più efficace: sia nel proteggere la salute che nel far funzionare il sistema produttivo.

Qui in Occidente, invece, mettendo al primo posto il Pil rispetto alla vita si è riusciti a raggiungere il doppio risultato negativo di ammazzare milioni di persone e di inchiodare l’economia (la “grande crescita” del 2021 copre appena la metà delle perdite del 2020; e i risultati del 2022 sono in forse per gli effetti dell’attuale ondata).

Non basta, naturalmente. Le “varianti” – a volte più letali, a volte solo più contagiose – arrivano ormai da paesi con bassa copertura vaccinale perché paesi poveri, con poche risorse e strutture sanitarie insufficienti.

Anche in questo caso la scelta criminale di non sospendere i brevetti sui vaccini, per garantire a poche multinazionali Big Pharma di spremere il massimo profitto da una sciagura mondiale, ha prodotto il risultato che ci si poteva aspettare fin dall’inizio: “convivere con il virus” significa lasciarlo dilagare, mutare, tornare e colpire popolazioni sempre più stressate, sfiduciate, incredule.

Don’t look up”, è la parola d’ordine neoliberista. Che si tratti di un virus o di una cometa, basta chiudere gli occhi e andare avanti come prima, convinti che fare soldi sia possibile in qualsiasi situazione. Anche in punto di morte…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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11 Commenti


  • Pasquale

    Il capitalismo bisogna abbatterlo non lasciare che si riformi e rigeneri continuamente.


  • Franca De Cicco

    Riflessioni opportune e interessanti … andare avanti così significa andare verso l’auto distruzione della specie … bisogna prendersi cura dell’ambiente e della vita delle persone cambiando le scelte fondamentali … altrimenti non se ne esce… ma i movimenti no-vax sono estremamente ideologici e pericolosi , spesso totalmente demenziali … non vedo posizioni che siano critiche in maniera costruttiva e responsabile… e sono molto preoccupata


    • Redazione Contropiano

      In effetti, nel film con Di Caprio ci sono anche i “no cometa”…
      😀


  • Alex

    niente da dire sull’ analisi, ma il film mi sembra tirato in ballo senza che ne venga colta l’ essenza. E’ un film sulla distruzione della verità come dato scientifico, sostituita da migliaia di verità pret a porter create e cucite su misura su di noi dagli algoritmi dei social, l’ assoluto distacco dalla realtà dei media mainstream, la sociopatia dilagante come normalità della politica e la creazione di nuove figure mitologiche, I CEO delle tech company alla Elon Musk come nuovi dei al di sopra dei comuni mortali. Questo film sta alla società di oggi quanto il dottor stranamore stava all’ epoca della guerra fredda.


  • antonio

    visto ieri, un buon film – parabola sulla sottovalutazione del “pericolo vero” (Covid?) per privileggiare e favorire “profitti” realizzabili usando e favorendo squallidi “episodi” per sfruttamento di gossip narcisisti, televisivi e profitti prevedibili da cataclismi manovrati da capitalisti postmoderni e algoritmici. Vedetevelo è un’occasione utile per meglio capire il “senso e la pulsione” che agita i nostrani – NO qualcosa – postmodern ipseudointellettuali apocalittici (non certo i protagonisti del bel film; tuttaltro che complottisti)! Prosit


  • Carmine

    Per carità, le critiche di ogni ordine e grado all’ordine neo liberista sono giuste e doverose ma l’idea é che “noi” abbiamo sempre la verità in tasca e che sicuramente avremmo saputo fare di meglio per sconfiggere la pandemia in una “alquanto” ipotetica gestione del potere. Non poteva mancare il panegirico di un Paese che se protegge la salute lo fa per salvaguardare il profitto capitalistico. O dobbiamo credere alla favola della Cina come Paese “comunista”? Sui cittadini che verrebbero massacrati dalle misure del Governo stendiamo un velo pietoso, a fronte di una maggioranza consapevole esiste una minoranza dissennata i cui comportamenti andrebbero, senza indugio, repressi.


    • Redazione Roma

      La Cina così come Cuba non sono il paradiso del comunismo. Sono paesi che hanno affrontato la pandemia in modo diverso da quelli occidentali e, per ora, con risultati migliori


  • walter Gaggero

    ma entrare in merito sui vaccini sperimentali no ?
    non si sono verificati danni collaterali?(Non bisogna considerare solo i morti)
    io sarei per i vaccini normali che hanno dato ottimi risultati a Cuba e Cina, con una struttura sanitaria che si occupa del malato positivo.
    non mi fido politicamente del governo IN NIENTE, non ho deroghe.


  • Carmine

    La Cina non è il paradiso del Comunismo. È già un passo in avanti rispetto alle analisi che si leggono su questo giornale.


    • Redazione Contropiano

      Non è neanche il paradiso del capitalismo… che è una delle analisi che facciamo su questo giornale… E’ un sistema dove la politica gestisce l’economia, non viceversa. E gli obiettivi sono politico-sociali, nella pandemia anche sanitari, dichiarati e diversi dal “lasciar fare al mercato”.


    • Redazione Roma

      Lei si accontenta di poco. Restiamo in trepida attesa di un manuale sui paesi perfettamente comunisti

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