Si è svolta ieri una giornata di mobilitazione nazionale promossa dal Comitato Angelo Baracca contro il rinnovo del decreto che permette l’invio di armi all’Ucraina e per la fuoriuscita dell’Italia dalla Nato.
L’occasione era l’arrivo al Senato del decreto-legge che “proroga l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” all’Ucraina.
Il decreto, emanato nel 2022 dal governo Draghi e rinnovato per l’anno 2024 dal governo Meloni, deve ricevere il voto favorevole del Parlamento per la sua conversione in legge.
Dopo la prima discussione alla Camera, ieri la terza Commissione permanente degli Affari esteri e difesa ha dato mandato all’onorevole Barcaiuolo, esponente di Fratelli d’Italia, di presentare il provvedimento al Senato.
Piccola curiosità, la Commissione è presieduta da Stefania Craxi, figlia di Bettino, mentre Barcaiuolo è uno dei membri italiani dell’Assemblea parlamentare della Nato, ossia quell’organizzazione parallela all’Alleanza atlantica che ha il compito di cucire i rapporti con i parlamenti nazionali dei Paesi membri. Dal 2023, l’Assemblea è presieduta dal polacco Michail Szczerba. Quando si dice “l’indipendenza” di uno Stato…
Come si apprende dai canali d’informazione della Rete dei Comunisti, lavoratori, studenti, donne e migranti si sono dati appuntamento lungo quasi tutto il territorio dello stivale, da Torino a Bari, passando per Milano, Bologna, Pisa e ovviamente Roma.
Nella capitale c’è stato il concentramento principale, con un primo appuntamento al Pantheon e una delegazione del Comitato che si è poi recata sotto la sede del Senato a Palazzo Madama.
Dalle piazze si è alzata unanime la voce di condanna dell’operato dell’attuale governo sul fronte ucraino, così come della complicità dell’Italia con il genocidio in corso a Gaza per mano di Israele.
I manifestanti hanno denunciato anche l’inconsistenza dell’opposizione parlamentare, rea di mancanza di coerenza nelle posizioni contro la guerra (PD e M5S hanno votato il primo decreto nel governo Draghi) e di coraggio politico nell’opposizione ai desiderata dell’Occidente collettivo, riassunti perfettamente nella posizione oltranzista della Nato.
Proprio la fuoriuscita dell’Italia dalla Nato (nonché “della Nato dall’Italia”, come recitava uno slogan più volte ripetuto ai megafoni) è emerso come punto politico dirimente per ogni ipotesi di opposizione alla guerra, la quale oramai imperversa non solo sul territorio ucraino e in Palestina, ma si allarga al resto del Medioriente.
Trasformata da 30 anni a questa parte da strumento difensivo ad alleanza di offesa dei Paesi non membri, la Nato fa della guerra la sua ragion d’essere e dunque nessuna ipotesi negoziale delle controversie può essere credibile all’interno del perimetro dell’Alleanza.
L’ultimo esempio in ordine tempo sono le dichiarazioni del ministro Tajani di ieri che de facto, in ossequio al dettato della Nato e alle indicazioni dell’Unione europea, preparano l’opinione pubblica a una partecipazione diretta dell’Italia nel conflitto nel Mar Rosso, tra l’altro per difendere gli interessi commerciali del capitalismo occidentale.
Da rilevare ancora una volta lo scarso interesse dei grandi media nazionali alle piazze convocate, nonostante queste rappresentino i sentimenti della maggioranza della popolazione che si schiera contro la guerra e contro l’invio di armi al regime nazi-golpista di Kiev.
Meglio forse non mostrare che un’alternativa alla sudditanza del governo e del Parlamento all’Ue e alla Nato esiste e si batte per difendere gli interessi degli abitanti del Paese…
Dalle piazze è stato ribadito che nuove manifestazioni saranno convocate non appena le Camere annunceranno il giorno del voto parlamentare per la conversione in legge del decreto.
La fuoriuscita dell’Italia dalle guerre, in assenza oggi di una rappresentanza parlamentare che si faccia carica di questo “compito storico”, passa dalla mobilitazione che la società nel suo complesso riesce a mettere in campo per invertire la tendenza alla guerra a cui ci sta portando il declinante imperialismo occidentale.
Ne va del futuro del nostro Paese.
Di seguito, alcuni scatti dei vari presidi.
Torino:
Milano:
Bologna:
Pisa:
Roma:
Bari:
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Lollo
Inutile sperare nel sostegno alle piazze contro Nato ed Europa, ricordo che la UE non è che l’ altra facciata finanziaria e commerciale atlantista, da parte di media governativi e partiti politici. Spero solo che con la primavera ci sia un fioccare di tali manifestazioni, oltre che di fuori. Pace e neutralità unica via per un futuro migliore.
Tonino
Quanta gente c’era? Quanto è stato pubblicizzato l’evento e su quali canali? Nelle foto del “concentramento principale” al Pantheon vedo sì e no una trentina di persone: con questi numeri direi che Sahra Wagenknecht è lontana anni luce. Perché in Italia succede ciò? C’è forse un deficit organizzativo e una scarsa capacità di “bucare” i media per far arrivare il proprio messaggio a più gente possibile?