Viviamo in un tempo in cui le parole hanno perso il significato storico e diventano mattoni scagliabili in ogni direzione, se e quando serve. Il “diritto di difesa” viene invocato per giustificare una rappresaglia che ormai sfiora i “30 a 1”, roba da far morire di invidia Kesselring e Priebke, fin qui additati come criminali assoluti per le Fosse Ardeatine (“10 a 1” per rappresaglia all’attacco di via Rasella), insieme al loro delirante Fuhrer.
E nella quotidiana falsificazione del linguaggio – ossia anche del “pensiero comune” – emerge come l’”antisemitismo” non sia più un termine per indicare l’odio verso gli ebrei, ma un passepartout per eliminare qualsiasi opposizione sociale e finanche culturale al fascismo liberista contemporaneo.
Non stupisce a guidare questa operazione siano i “fascisti storici” – in Italia quelli cresciuti nel Movimento Sociale e poi in Alleanza Nazionale (oltre che in varie formazioni minori, spesso anche terroristiche come braccio armato della Nato) – ovvero coloro che hanno coltivato e praticato l’antisemitismo in tutto il dopoguerra e fino al 7 ottobre.
Ma che ancora adesso, magari negli stadi, amano etichettare i propri avversari (fossero anche solo dei tifosi di un’altra squadra) con tutti i riferimenti possibili ai lager e alla loro genocidiaria funzione.
Il cortocircuito che ha reso possibile che gli antisemiti di sempre possano oggi atteggiarsi a “difensori degli ebrei” è stato causato dalla precipitazione reazionaria e apertamente suprematista dello Stato di Israele. Come giustamente ha sottolineato Moni Ovadia qualche giorno fa, “sono i sionisti i veri antisemiti”. E una volta compiuta questa storica inversione di ruolo – da popolo perseguitato a Stato persecutore, con pretese di “intoccabilità” fuori e contro ogni istituzione collettiva umana (dall’Onu in giù) – tutto diventa possibile.
Persino che dei pagliacci abituati ad andare in giro con le corna su un pratone lombardo provino “dettar legge” – in senso stretto, con “proposte” ad hoc per eliminare il diritto di manifestare. A proprio insindacabile giudizio.
La proposta della Lega, di cui riferisce con dovizia l’articolo apparso su Il Fatto, che qui sotto di riproponiamo (a firma del giornalista Giacomo Salvini, ad ironica riprova del rovesciamento generale di parole e simboli), è una classica leggina fascistoide che si copre questa volta con la “lotta all’antisemitismo”.
Criteri vaghi, totalmente discrezionali, per vietare qualsivoglia manifestazione (“per ragioni di moralità” batte qualunque concorrenza, Goebbels a parte…), a uzzo e buzzo dell’ultimo “dirigente di piazza”.
Che sia una copertura strumentale è comprovato ad abundantiam dal fatto che le palesi esibizioni di fascismo antisemita (nell’anniversario di Acca Larenzia e in cento altri episodi minori) sono state fin qui ampiamente tollerate dall’establishment governativo, sempre derubricate a “goliardate nostalgiche” e utilizzate anche come “guardia pretoria” nella giornata cosiddetta del “ricordo” (delle foibe, insomma).
La crisi dell’imperialismo occidentale crea mostri, lo sapevamo. Ma certo ne sta producendo di quasi impensabili…
Buona lettura.
*****
L’ultima della Lega: vuol vietare le manifestazioni contro Israele
Giacomo Salvini – Il Fatto Quotidiano
Il 4 novembre scorso il leader della Lega Matteo Salvini ha organizzato una manifestazione pro-Israele a Milano in cui ha definito “fascisti” coloro che scendono in piazza contro Tel Aviv dopo gli eventi del 7 ottobre.
Per questo, con la scusa di combattere gli atti di antisemitismo, ora il Carroccio vorrebbe proibire le manifestazioni in cui vengono criticate le istituzioni di Israele: a chiederlo è una proposta di legge presentata dalla Lega in Senato il 30 gennaio e depositata mercoledì, proprio il giorno in cui a Napoli alcuni manifestanti venivano manganellati sotto la sede Rai mentre protestavano per chiedere la pace nella Striscia di Gaza dopo le polemiche per le frasi di Ghali a Sanremo (“Stop al genocidio”).
La proposta di legge è firmata dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo e dai senatori Daisy Pirovano e Giorgio Maria Bergesio e ha un titolo generico: “Disposizioni per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo”. Un testo snello di tre articoli in cui l’obiettivo sembra solo essere quello di adottare la definizione di antisemitismo formulata dall’Assemblea plenaria dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto nel 2016.
Per antisemitismo, si legge nel testo, si intende “una determinata percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti, le cui manifestazioni, di natura verbale o fisica, sono dirette verso le persone ebree e non ebree, i loro beni, le istituzioni della comunità e i luoghi di culto ebraici”.
zioni marcatamente fasciste, a partire da Acca Larenzia. IL RESTO della legge riguarda iniziative contro l’a nt i s e mi t ismo che devono essere prese dalla presidenza del Consiglio con un apposito decreto: si va dalla creazione di una banca dati per gli episodi di antisemitismo a forme di sensibilizzazione per docenti e forze di polizia. Misure dietro cui si nasconde la proposta di negare le manifestazioni di piazza. Quella della Lega è una proposta di legge, ma la norma potrebbe essere presentata come emendamento nel primo provvedimento utile, forse già il ddl Sicurezza in arrivo al Senato. Intanto ieri il sottosegretario leghista Alessandro Morelli ha proposto un “daspo per gli artisti che fanno politica” riferen – dosi ai casi di Dargen D’Amico e Ghali: “Dovrebbero stare per un periodo fuori dalla Rai”.
Una definizione piuttosto controversa: studiosi e università di tutto il mondo infatti hanno criticato gli esempi dell’Ihra che davano applicazione alla definizi
Viviamo in un tempo in cui le parole hanno perso il significato storico e diventano mattoni scagliabili in ogni direzione, se e quando serve. Il “diritto di difesa” viene invocato per giustificare una rappresaglia che ormai sfiora i “30 a 1”, roba da far morire di invidia Kesselring e Priebke, fin qui additati come criminali assoluti per le Fosse Ardeatine (“10 a 1” per rappresaglia all’attacco di via Rasella), insieme al loro delirante Fuhrer.
E nella quotidiana falsificazione del linguaggio – ossia anche del “pensiero comune” – emerge come l’”antisemitismo” non sia più un termine per indicare l’odio verso gli ebrei, ma un passepartout per eliminare qualsiasi opposizione sociale e finanche culturale al fascismo liberista contemporaneo.
Non stupisce a guidare questa operazione siano i “fascisti storici” – in Italia quelli cresciuti nel Movimento Sociale e poi in Alleanza Nazionale (oltre che in varie formazioni minori, spesso anche terroristiche come braccio armato della Nato) – ovvero coloro che hanno coltivato e praticato l’antisemitismo in tutto il dopoguerra e fino al 7 ottobre. Ma che ancora adesso, magari negli stadi, amano etichettare i propri avversari (foss’anche solo dei tifosi di un’altra squadra) con tutti i riferimenti possibili ai lager e alla loro genocidiaria funzione.
Il cortocircuito che ha reso possibile che gli antisemiti di sempre possano oggi atteggiarsi a “difensori degli ebrei” è stato causato dalla precipitazione reazionaria e apertamente suprematista dello Stato di Israele. Come giustamente ha sottolineato Moni Ovadia qualche giorno fa, “sono i sionisti i veri antisemiti”. E una volta compiuta questa storica inversione di ruolo – da popolo perseguitato a Stato persecutore, con pretese di “intoccabilità” fuori e contro ogni istituzione collettiva umana (dall’Onu in giù) – tutto diventa possibile.
Persino che dei pagliacci abituati ad andare in giro con le corna su un pratone lombardo provino “dettar legge” – in senso stretto, con “proposte” ad hoc – per eliminare il diritto di manifestare. A proprio insindacabile giudizio. Del resto, che puoi aspettarti da gente che precetta ormai ogni sciopero, persino quello della Cgil, e dice contemporaneamente che “non è mia intenzione limitarlo“?
La proposta della Lega, di cui riferisce con dovizia l’articolo apparso su Il Fatto, che qui sotto di riproponiamo (a firma del giornalista Giacomo Salvini, ad ironica riprova del rovesciamento generale di parole e simboli), è una classica leggina fascistoide che si copre questa volta con la “lotta all’antisemitismo”.
Criteri vaghi, totalmente discrezionali, per vietare qualsivoglia manifestazione (“per ragioni di moralità” batte qualunque concorrenza, Goebbels a parte…), a uzzo e buzzo dell’ultimo “dirigente di piazza”.
Che sia una copertura strumentale è comprovato ad abundantiam dal fatto che le palesi esibizioni di fascismo (nell’anniversario di Acca Larenzia e in cento altri episodi minori) sono state fin qui ampiamente tollerate dall’establishment governativo, sempre derubricate a “goliardate nostalgiche” e utilizzate anche come “guardia pretoria” nella giornata cosiddetta del “ricordo” (delle foibe, insomma).
La crisi dell’imperialismo occidentale crea mostri, lo sapevamo. Ma certo ne sta producendo di quasi impensabili…
Buona lettura.
*****
L’ultima della Lega: vuol vietare le manifestazioni contro Israele
Giacomo Salvini
Il 4 novembre scorso il leader della Lega Matteo Salvini ha organizzato una manifestazione pro-Israele a Milano in cui ha definito “fascisti” coloro che scendono in piazza contro Tel Aviv dopo gli eventi del 7 ottobre.
Per questo, con la scusa di combattere gli atti di antisemitismo, ora il Carroccio vorrebbe proibire le manifestazioni in cui vengono criticate le istituzioni di Israele: a chiederlo è una proposta di legge presentata dalla Lega in Senato il 30 gennaio e depositata mercoledì, proprio il giorno in cui a Napoli alcuni manifestanti venivano manganellati sotto la sede Rai mentre protestavano per chiedere la pace nella Striscia di Gaza dopo le polemiche per le frasi di Ghali a Sanremo (“Stop al genocidio”).
La proposta di legge è firmata dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo e dai senatori Daisy Pirovano e Giorgio Maria Bergesio e ha un titolo generico: “Disposizioni per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo”. Un testo snello di tre articoli in cui l’obiettivo sembra solo essere quello di adottare la definizione di antisemitismo formulata dall’Assemblea plenaria dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto nel 2016.
Per antisemitismo, si legge nel testo, si intende “una determinata percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti, le cui manifestazioni, di natura verbale o fisica, sono dirette verso le persone ebree e non ebree, i loro beni, le istituzioni della comunità e i luoghi di culto ebraici”.
zioni marcatamente fasciste, a partire da Acca Larenzia. IL RESTO della legge riguarda iniziative contro l’a nt i s e mi t ismo che devono essere prese dalla presidenza del Consiglio con un apposito decreto: si va dalla creazione di una banca dati per gli episodi di antisemitismo a forme di sensibilizzazione per docenti e forze di polizia. Misure dietro cui si nasconde la proposta di negare le manifestazioni di piazza.
Quella della Lega è una proposta di legge, ma la norma potrebbe essere presentata come emendamento nel primo provvedimento utile, forse già il ddl Sicurezza in arrivo al Senato. Intanto ieri il sottosegretario leghista Alessandro Morelli ha proposto un “daspo per gli artisti che fanno politica” riferen – dosi ai casi di Dargen D’Amico e Ghali: “Dovrebbero stare per un periodo fuori dalla Rai”.
Una definizione piuttosto controversa: studiosi e università di tutto il mondo infatti hanno criticato gli esempi dell’Ihra che davano applicazione alla definizione, tra cui quella di “negare agli ebrei il diritto all’autodeterminazione, sostenendo che l’esistenza dello stato di Israele è una espressione di razzismo” e “applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico”.
Anche perché, è la critica, questi esempi di applicazione potrebbero essere utilizzati strumentalmente per fermare ogni forma di dissenso.
E infatti la Lega all’articolo 3 della proposta inserisce proprio una norma contro le manifestazioni. Il Carroccio dà la possibilità alle questure di negare l’autorizzazione a riunioni o manifestazioni pubbliche “per ragioni di moralità” anche in caso di “valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge”, si legge nella proposta.
Con la scusa di combattere l’antisemitismo, la Lega chiede di proibire le manifestazioni di piazza utilizzando criteri piuttosto generici, visto che la definizione di antisemitismo prevede anche forme di “odio fisico e verbale nei confronti delle istituzioni ebraiche”, cioè lo Stato di Israele.
Nella relazione tecnica alla proposta si fa proprio riferimento alle manifestazioni di queste settimane dopo il 7 ottobre: “Focolai che si sono già estesi sotto la veste di antisionismo, dell’odio contro lo Stato ebraico e del suo diritto a esistere e difendersi – scrivono i senatori della Lega – La moltiplicazione di episodi antisemiti si è in parte fondata sul negazionismo delle violenze perpetrate il 7 ottobre e su un radicale rifiuto di Israele che ripropone, proiettandolo sulla dimensione statutale, pregiudizi antisemiti ancora troppo diffusi”.
Una proposta piuttosto inusuale visto che la Lega non si è mai espressa per proibire manifestazioni marcatamente fasciste, a partire da Acca Larenzia. Il resto della legge riguarda iniziative contro l’antisemitismo che devono essere prese dalla presidenza del Consiglio con un apposito decreto: si va dalla creazione di una banca dati per gli episodi di antisemitismo a forme di sensibilizzazione per docenti e forze di polizia.
Misure dietro cui si nasconde la proposta di negare le manifestazioni di piazza.
Quella della Lega è una proposta di legge, ma la norma potrebbe essere presentata come emendamento nel primo provvedimento utile, forse già il ddl Sicurezza in arrivo al Senato.
Intanto ieri il sottosegretario leghista Alessandro Morelli ha proposto un “daspo per gli artisti che fanno politica” riferendosi ai casi di Dargen D’Amico e Ghali: “Dovrebbero stare per un periodo fuori dalla Rai”.
one, tra cui quella di “negare agli ebrei il diritto all’autodeterminazione, sostenendo che l’esistenza dello stato di Israele è una espressione di razzismo” e “applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico”.
Anche perché, è la critica, questi esempi di applicazione potrebbero essere utilizzati strumentalmente per fermare ogni forma di dissenso.
E infatti la Lega all’articolo 3 della proposta inserisce proprio una norma contro le manifestazioni. Il Carroccio dà la possibilità alle questure di negare l’autorizzazione a riunioni o manifestazioni pubbliche “per ragioni di moralità” anche in caso di “valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita ai sensi della definizione operativa di antisemitismo adottata dalla presente legge”, si legge nella proposta.
Con la scusa di combattere l’antisemitismo, la Lega chiede di proibire le manifestazioni di piazza utilizzando criteri piuttosto generici, visto che la definizione di antisemitismo prevede anche forme di “odio fisico e verbale nei confronti delle istituzioni ebraiche”, cioè lo Stato di Israele.
Nella relazione tecnica alla proposta si fa proprio riferimento alle manifestazioni di queste settimane dopo il 7 ottobre: “Focolai che si sono già estesi sotto la veste di antisionismo, dell’odio contro lo Stato ebraico e del suo diritto a esistere e difendersi – scrivono i senatori della Lega – La moltiplicazione di episodi antisemiti si è in parte fondata sul negazionismo delle violenze perpetrate il 7 ottobre e su un radicale rifiuto di Israele che ripropone, proiettandolo sulla dimensione statutale, pregiudizi antisemiti ancora troppo diffusi”.
Una proposta piuttosto inusuale visto che la Lega non si è mai espressa per proibire manifestazioni marcatamente fasciste, a partire da Acca Larenzia. Il resto della legge riguarda iniziative contro l’antisemitismo che devono essere prese dalla presidenza del Consiglio con un apposito decreto: si va dalla creazione di una banca dati per gli episodi di antisemitismo a forme di sensibilizzazione per docenti e forze di ponon è mia intenzione limitarlolizia.
Misure dietro cui si nasconde la proposta di negare le manifestazioni di piazza.
Quella della Lega è una proposta di legge, ma la norma potrebbe essere presentata come emendamento nel primo provvedimento utile, forse già il ddl Sicurezza in arrivo al Senato.
Intanto ieri il sottosegretario leghista Alessandro Morelli ha proposto un “daspo per gli artisti che fanno politica” riferendosi ai casi di Dargen D’Amico e Ghali: “Dovrebbero stare per un periodo fuori dalla Rai”.
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Giovanni
Il fascio-liberismo ha tolto la maschera e se passano il premierato e l’ autonomia differenziata, lo Stivale somigliera’ ad uno spezzatino medioevale in salsa verde – lega