Non è solo la Procura di Roma, adesso anche la Corte penale internazionale dell’Aja ha aperto un fascicolo sull’operato del governo italiano per “ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma” in relazione alla vicenda del generale Almasri. A riportarlo è il quotidiano Avvenire secondo il quale nella denuncia ricevuta dall’Ufficio del Procuratore, che l’ha trasmessa al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale, sono indicati i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.
Fonti della Corte Penale Internazionale interpellate dal Corriere della Sera spiegano però che “non è stato avviato alcun fascicolo e non sarà aperta alcuna indagine nei confronti del governo italiano”.
Ma proprio oggi sullo stesso Corriere della Sera Giovanni Bianconi scrive che se è vero che non c’è un’inchiesta della Cpi sul governo italiano, “è però tuttora in piedi la richiesta di chiarimenti che di certo non è stata soddisfatta dalle due pagine di risposta inviate dal capo di gabinetto del Guardasigilli”. E dall’altro ieri s’è aggiunta la pretesa uguale e contraria di “giustificazioni” annunciata da Carlo Nordio, per chiedere conto degli asseriti errori contenuti nel mandato d’arresto al quale lui non ha dato seguito. “Se poi un ministro aggiunge che bisognerebbe mettere sotto inchiesta la Cpi, come ha fatto ieri il titolare degli Esteri Tajani, il conflitto tra Roma e l’Aia emerge in tutta la sua evidenza”.
L’atto finito all’attenzione dei giudici della Corte Penale Internazionale è stato trasmesso dai legali di un rifugiato sudanese che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito da parte del generale libico, quando entrambi erano stati imprigionati in Libia.
Come segnalato prima, appare decisamente imbarazzante il commento sulla vicenda da parte del ministro degli Esteri Tajani, il quale ha affermato di avere “molte riserve sul comportamento della Corte su questa vicenda. Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata. Comunque confermo, l’atto inviato all’Italia era nullo, condivido al 100% quello che ha detto il ministro Nordio”.
Quella di Tajani è una delegittimazione della Corte Penale Internazionale in piena regola, una cosa che negli ambienti governativi italiani era già cominciata con i commenti all’indomani mandati di cattura emessi dalla Corte contro Netanyahu e Gallant ed ora con le sanzioni annunciate da Trump contro la stessa CPI. L’ordine dice che gli Stati Uniti imporranno “conseguenze tangibili e significative” ai responsabili delle “trasgressioni” della Cpi. Le azioni possono includere il blocco di proprietà e beni e il divieto di ingresso negli Stati Uniti per funzionari, dipendenti e parenti della Cpi.
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