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L’assemblea a Roma rilancia la manifestazione nazionale del 21 giugno contro riarmo e guerra

Una bella e ricca assemblea nazionale a Roma ha fatto il punto politico sul percorso verso la manifestazione nazionale del 21 giugno contro la guerra e il riarmo.

L’introduzione ai lavori è stata curata dalla redazione del nostro giornale evidenziando l’urgenza della mobilitazione contro la guerra ma anche le contraddizioni emerse nel campo delle forze per la pace da affrontare sul piano politico prima, durante e dopo la manifestazione.

I circa trenta interventi hanno posto tutti i problemi sul tappeto, da quelli della piattaforma sul quale chiamare la mobilitazione a quelli della modalità.

Interessanti i contributi dei compagni di altri paesi europei – Clémence Guetté de La France Insoumise, Pablo Quesada Martín di Podemos e Marc Botenga del Partito del lavoro del Belgio. Importante l’annuncio da parte dell’Unione Sindacale di Base sullo sciopero generale per il 20 giugno, uno sciopero che rilancia lo slogan ormai diventato virale “Abbassate le armi, alzate i salari”, che coniuga il conflitto sindacale sul salario a quello contro l’economia di guerra e il riarmo ma anche allo stop al genocidio del popolo palestinese.

Nel corso dell’assemblea hanno preso parola anche i palestinesi dell’Associazione Palestinesi in Italia e della Comunità Palestinese sottolineando la drammatica centralità del genocidio nell’agenda politica della mobilitazione.

Non sono mancati gli interventi di chi esprime preoccupazione sull’ipotesi che il 21 giugno ci possano essere due cortei, uno della coalizione che ha dato vita al percorso riunitosi all’assemblea nazionale al Cinema Aquila, l’altro della piattaforma di forze più interne al campo largo del centro-sinistra. Manca quasi un mese alla scadenza e nelle prossime settimane si andranno a verificare le varie possibilità.

Molti interventi hanno però ribadito che i contenuti hanno il loro peso decisivo (in particolare sul basta con la Nato, il No alla difesa europea, il ruolo terrorista assunto da Israele) e devono cominciare ad averne sempre di più per evitare, come spesso accade, la catarsi in cui tutto diventa grigio.

L’assemblea si è conclusa con un comunicato/appello del significativo titolo: Disarmiamoli!!

Qui di seguito il testo del comunicato finale.

***

DISARMIAMOLI! 800 miliardi di euro. A tanto ammonta la cifra prevista dal ReArm EU come leva per affrontare quella che i vertici dell’UE definiscono “acuta e crescente minaccia”. 800 miliardi su cui si sono già scagliate come avvoltoi le grandi imprese del complesso militare-industriale in tutti i Paesi europei. Leonardo, Rheinmetall, Dassault, Indra sentono l’odore del sangue e si lanciano sulla preda: i bilanci pubblici. I soldi, cioè, dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il Continente.

DISARMIAMOLI! Significa respingere un riarmo che, su base nazionale, come accade oggi, o “Difesa Comune Europea” (come vorrebbero liberali e “progressisti”), è nel solo interesse del blocco di potere e contro gli interessi dei nostri popoli, dentro e fuori i confini dell’UE.

A fine giugno ci sarà il meeting della NATO a L’Aia, in Olanda, a decidere di quanto dovrà crescere la spesa militare dei suoi membri. All’attuale obiettivo del 2% del PIL ne subentrerà uno nuovo: 3%, 3,5%, forse addirittura 5% come richiesto da Trump e affermato dal segretario della NATO, il liberale Mark Rutte. Siamo passati dal “ce lo chiede l’Europa” al “ce lo chiede la NATO”. Tutti i Governi hanno intenzione di sottoscrivere questo nuovo accordo.

DISARMIAMOLI! Fin da subito. Significa costruire un’ampia mobilitazione popolare che non rimuova l’attore chiave nella militarizzazione del pianeta, la NATO. Mentre gli altri tacciono, impauriti, sta a noi disarmarli facendo quanto più rumore è possibile.

I nostri soldi già oggi vengono usati dalle imprese belliche per massacrare il popolo palestinese. Perché aziende come Leonardo sono pienamente complici del genocidio in corso. Senza il sostegno di USA e UE, Netanyahu sarebbe stato già costretto a fermarsi.

DISARMIAMOLI! Significa lottare al fianco del popolo palestinese e della sua resistenza, per conquistare quell’autodeterminazione di cui ciancia lo stesso diritto internazionale, carta straccia sotto gli stivali degli stessi governanti occidentali.

DISARMIAMOLI! Perché non basta opporsi ai piani di aumento di spesa militare. Il regime di guerra che ci viene imposto si accompagna a un’ulteriore torsione autoritaria. In guerra esistono solo amici o nemici. Chi si oppone a guerra e militarismo è tacciato di alto tradimento. È considerato alla stregua del nemico. E contro il nemico si usa il pugno duro, il carcere, la repressione.

In Italia il DL Sicurezza va in questa direzione. In altri Paesi europei divieti, messe al bando, arresti e leggi restrittive della libertà di parola e organizzazione sono già in vigore. DISARMIAMOLI! Significa disarmare!

DISARMIAMOLI! I nostri popoli, però, non se la bevono. Per questo il blocco di potere usa tutti gli strumenti mediatici per instillarci “paura” e, al contempo, tessendo le lodi delle magnifiche sorti e progressive dei piani di riarmo. Non siamo alla “guerra igiene del mondo”, ma alla dicotomia di matrice socialdemocratica (Borrell, socialdemocratico spagnolo) del “giardino” europeo da difendere dalla “giungla” circostante. Il razzismo dell’ultradestra che avanza riposa su questo presupposto.

DISARMIAMOLI! Significa disarmare le narrazioni propinateci da media di vecchia e nuova generazione per farci trangugiare il nuovo regime di guerra. Le esigenze popolari per chi ci governa semplicemente non esistono. La pandemia ha mostrato solo pochi anni fa gli enormi problemi di sicurezza nel campo della salute. Applausi e promesse sono tutto ciò che abbiamo ottenuto. Misure reali niente. Investimenti nella sanità pubblica zero.

Ogni euro che viene dato al complesso militare-industriale è un euro in meno alle nostre necessità. Un euro in meno per comprare un’ambulanza, un euro in meno per mettere in sicurezza le nostre scuole, un euro in meno per pagare gli stipendi di lavoratori sempre più poveri.

DISARMIAMOLI! Significa impedirgli di usare i nostri soldi per i loro profitti. Significa mettere le nostre esigenze e il nostro futuro davanti alla distopia in cui vorrebbero farci vivere. “Svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai”, disse il Presidente Pertini. Era l’epoca della Guerra Fredda, della minaccia del conflitto atomico. Oggi che servirebbe riprendere quelle parole e farle diventare la bussola comune, il Presidente Mattarella richiama invece alla necessità di “sviluppare la Difesa”.

Rilanciamo intanto i seguenti appuntamenti:

  • parteciperemo a tutte le manifestazioni indette dalle realtà palestinesi contro il genocidio e a fianco della loro resistenza
  • 31 maggio – manifestazione nazionale a Roma contro la repressione
  • 2 giugno – in occasione delle parate militari per la Festa della Repubblica, mobilitazione sui territori verso il 21 giugno
  • 20 giugno – giornata di sciopero generale
  • 21 giugno – manifestazione nazionale contro guerra, riarmo, NATO e il terrorismo di Israele, per il salario e i diritti sociali, ore 14 piazza Vittorio

manifestazione21giugno@gmail.com

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5 Commenti


  • antonio D.

    …essere una – come dire:- “potenza” in itinere trova conferma in queste iniziative utili nel costruire quella alternativa allo squallore di questa compagine governativa oltre alla debolezza e inezia di una opposizione che definire debole o assente è proprio la realtà di oggi. Adelante compagni, avanti così .


  • Leonardo

    C’è un conflitto a Est e in Ucraina a cui l’Italia e il partito trasversale della guerra partecipano.Neanche un cenno e una parola.
    Credo che Siete rimasti gli unici a non inserire nei punti dei documenti di convocazione di manifestazioni il No all’invio di armi all’Ucraina. sulla campagna russofobica neanche a parlarne. Sarebbe troppo…


    • Redazione Roma

      C’è tutto quello che ci deve essere in una piattaforma contro la guerra e il riarmo, se poi andiamo in giro con il lanternino per fare polemica… si accomodi


  • Ivano

    come si puo fare e quali organi e associazioni unite organizzare una giornata Mondiale per protesta contro il genocidio di Palestinesi.Troviamo chi lo fa organizzare e partire


  • Angela Manna

    Restare UNITI è la forza dei popoli, al di là di qualche visione diversa.
    Negli anni ’70 si agiva uniti, anche se potevano arrivare gli infiltrati per scombinare le carte.
    Abbraccio tutti i temi della piattaforma, alle differenze ci penseremo dopo, senza perdere di vista il valore del confronto dialogico e sforzandosi di arrotondare gli angoli e le asperità pungenti.

    Angela

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