Gratta il liberale radicale e trovi il fascista inconsapevole (nel migliore dei casi).
La ministra della famiglia Eugenia Roccella, ex femminista di area radicale (i pannelliani, insomma, gli stessi che hanno prodotto i Taradash e i Capezzone), poi berlusconiana, ecc, se n’è uscita con una dichiarazione che è riuscita a far impallidire persino Liliana Segre, che pure quanto a stomaco forte non scherza.
“Tutte le gite scolastiche ad Auschwitz, cosa sono state? Sono state gite? A che cosa sono servite? Sono servite, secondo me – e sono state incoraggiate e valorizzate – perché servivano effettivamente all’inverso. Servivano cioè a dirci che l’antisemitismo era qualcosa che riguardava un tempo ormai collocato nella storia, e collocato in una precisa area: il fascismo. Le gite ad Auschwitz secondo me sono state un modo per ripetere che l’antisemitismo era una questione fascista e basta“.
“E quindi il problema era essere antifascista non essere antisemita. Allora, io penso che il problema oggi sia fare i conti con il nostro antisemitismo, fare i conti con il nostro passato senza illuderci che tutto si è affinato in un’epoca storica e in un’area politica, cosa che trovo difficile sostenere“.
In questo delirio entrano, basta farci caso, alcuni dei luoghi comuni più abusati della retorica meloniana. Per esempio il fascismo come fenomeno di “un tempo ormai collocato nella storia” e non come un’ideologia della modernità capitalistica con più di un secolo di vita.
Soprattutto, questo groviglio di bestemmie nasce dal bisogno di affermare che “l’antisemitismo” è stato comune a tutte le aree politiche, e non solo al fascismo storico (che ovviamente si sarebbe concluso con la fucilazione di Mussolini e la morte di Hitler).
Si deve notare che lo sforzo è titanico, ma non molto intelligente. L’obiettivo, praticamente dichiarato,, è affermare che le manifestazioni oceaniche contro il genocidio a Gaza sono una forma di questo “antisemitismo” che fa coincidere – come i nazisionisti di Netanyahu, Smotrich e Ben Gvir pretendono – l’odio per gli ebrei con la critica puntuale a quello che Israele concretamente fa.
E’ lo stesso obiettivo del governo Meloni, che ha preparato un disegno di legge per per introdurre come obbligatoria nei programmi scolastici la definizione di antisemitismo coniata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Che di fatto renderebbe “reato” criticare Israele e il genocidio di questi due anni, quanto meno.
L’ironia della Storia è crudele, spesso, visto che il presentatore è quel Maurizio Gasparri proveniente dal Msi e dalla sua “cultura”, che sopravvive da quelle parti ancora oggi in forma palese – per esempio – nelle curve degli stadi l’insulto più sanguinoso al tifoso avversario è pur sempre “ebreo”, e produce la rimozione di pietre di inciampo o scritte sulla saracinesca di un negozio a Roma.
Ma anche con questi obiettivi in testa, prendersela con le “gite ad Auschwitz” – come fossero equivalenti a quelle a Paestum o alle discoteche di Rimini – come prova di un tentativo di attribuire l’antisemitismo al solo fascismo è davvero qualcosa di inaudito.
Per quanto possa essere stata deformata la Storia da parte dell’Unione Europea – giunta ad approvare una mozione che equipara fascismo e comunismo – è assodato e indiscutibile che i campi di sterminio per ebrei, comunisti, rom, omosessuali, ecc, siano stati un’”invenzione” esclusiva del nazifascismo.
E anche se è stata messo in sordina il fatto – altrettanto accertato nei documenti e nelle testimonianze dei sopravvissuti – che la liberazione da Aushwitz e altri gare è avvenuta per opera dell’Armata Rossa sovietica (vergogna perenne su Benigni per La vita è bella).
Far visitare alle scolaresche Auschwitz, Treblinka o altri campi di sterminio è dunque un lavoro di normale formazioni sulla Storia europea contemporanea. In cui si apprende che quell’orrore ha una firma precisa, nomi, cognomi, padrini filosofici e tessere di partito.
La demenza di questo goffo tentativo sta comunque anche nella tempistica. Lo sforzo dell’Occidente neoliberista, in questo momento, è completamente diretto a presentare il “piano di pace” di Trump come una soluzione definitiva per il Medio Oriente e, indirettamente, per provare a spegnere i movimenti globali contro il genocidio praticato da Israele per due anni (senza neanche risalire, com’è giusto fare) al 1947.
In questo quadro ci sarebbe bisogno di ridurre al minimo i punti di frizione, in modo da facilitare il “reinserimento” di Israele e dei sionisti in una “comunità internazionale” che giustamente li ha rifiutati (sappiamo bene che i governi occidentali sono stati complici fino alla fine, ma i popoli hanno fatto sentire la loro voce con molta forza).
Una sortita a freddo come quella della Roccella dimostra cecità politica oltre che un “revisionismo storico” fuori da ogni parametro anche solo discutibile.
Gratta sotto il liberale radicale e trovi il fascista rancoroso…
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Giovanni
I quadrupedi fascio-leghisti nostrani sono la caricatura di se’ stessi, vengono addestrati a ragliare solo pochi fonemi, suoni.
Ovviamente il reclutamento intellettivo e’ tutorato da Salvini, Morselli e ciarpame simile…
piero deola
Si continuano a fare polemiche da una parte e dall’altra senza alcun costrutto storico ma soltanto ingnorando la storia dal punto di vista obbiettivo e inquadrato in un’altra epoca morale e sociale migliore dell’attuale.