“10.000 assunzioni a tempo indeterminato, tra cui giovani, laureati e qualificati, da immettere nelle PA della Campania: è il Piano per il Lavoro” (Vincenzo De Luca, 13 giugno 2018 – Facebook).
A giugno 2020, mentre già siamo in crisi pandemica, De Luca rilancia – “Dobbiamo arrivare a 10mila assunzioni, questo è il vuoto che dobbiamo colmare.” (Napoli Today, 17 giugno 2020)
Sono passati quasi 3 anni da quando il Presidente De Luca annunciò l’avvio di quel Piano per il Lavoro che avrebbe dovuto portare all’assunzione di 10 mila dipendenti entro il 2020.
Ma oggi quella cifra suona come mera propaganda. Siamo infatti con un corso-concorso che, a fronte di 304 mila domande, vede l’accesso al tirocinio di 10 mesi di soli 1.880 concorrenti. E dire che in questo primo blocco ce ne sarebbero dovuti essere 2.243. Quindi abbiamo meno candidati del fabbisogno individuato inizialmente!
“SENZA ESAME NON SI ENTRA NELLA PA.
Lo dice il nome: il corso-concorso bandito dalla Regione il 9 luglio 2019 è una procedura che prevede due distinte fasi, quella del corso e quella del concorso […] I primi due test sostenuti dai candidati servivano per essere ammessi al corso, ma esclusivamente la prova scritta post-formazione e la prova orale costituiscono le selezioni concorsuali per essere assunti nella Pa[…]”
(Renato Brunetta, lettera a Il Mattino del 19 aprile 2021)
Falso. Il Ministro Brunetta forse non sa che il bando qualifica infatti la seconda prova sostenuta quale “prova selettiva scritta” che, previo il superamento della soglia di 21/30, concorre alla determinazione della graduatoria finale.
Non si spiega quindi la previsione di un’ulteriore prova scritta quando il D.L. 44/21 del 1 aprile 2021 determina, per i concorsi in svolgimento, la necessità di effettuare tale selezione solo qualora non si fosse già svolta una prova analoga in precedenza.
Intanto, mentre con una mano Brunetta scrive questa lettera che certifica che 1.880 uomini e donne della nostra Campania dovranno ancora passare per le forche caudine di prove e selezioni, con l’altra “semplifica” l’accesso al pubblico impiego, dando un peso spropositato a titoli di studio ed esperienza lavorativa pregressa, un intervento contro centinaia di migliaia di giovani e di chi nella vita ha avuto magari un percorso più frastagliato e che oggi, ai nastri di partenza di un concorso per il pubblico, subirà un’inaccettabile discriminazione.
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