È in un quartiere come quello che della Bolognina che ieri abbiamo vissuto in Piazza dell’Unità, cuore pulsante e sociale del quartiere, una serata diversa dal solito. Verso sera la piazza si è riempita di persone, donne e uomini, bambini, per partecipare al primo appuntamento del cinema popolare organizzato da realtà ed associazioni di quartiere.
“La Principessa Mononoke” era il film proiettato, un “mito” universale per l’età della crisi ecologica, un telo teso tra un albero e l’altro, un bel rinfresco e tanta voglia di unirsi sotto lo stesso cielo in un quartiere che diventa sempre più necessario difendere.
Perché da anni lo storico quartiere operaio e meticcio è in trasformazione sotto ai nostri occhi, la speculazione edilizia e la modernizzazione voluta dalle ultime giunte comunali hanno attirato gli investimenti privati e provocato un aumento dei prezzi e l’insediamento di una classe media nella zona che ha espulso parte della popolazione a basso reddito.
Il successo della serata di ieri organizzata dal Circolo Granma e da Bancarotta s.r.l. è l’espressione reale di un quartiere vivo che rivendica le sue radici, quelle nate da “un patrimonio di storia, di resistenza e di cultura proletaria” come leggevamo solo qualche giorno fa nella lettera di Stefano, un abitante del quartiere, che si rivolge al sindaco Merola dopo aver appreso della netta decisione della giunta sullo sgombero del centro sociale Xm24.
Così come la solidarietà che si è riversata nelle strade durante la manifestazione per Xm24 della scorsa settimana porta avanti una visione diversa del quartiere e della città, ma anche le partecipate assemblee in cui abbiamo visto cittadini e cittadine dibattere sul progetto di realizzazione di una linea del tram che dovrebbe attraversare a pieno proprio questo quartiere.
Partecipato è stato anche il dibattito portato in piazza dell’Unità sulle “quattro giornate di Bologna” che ha visto i migranti, i lavoratori dell’Hub di Via Mattei e il sindacato USB confrontarsi sul ruolo di questa amministrazione comunale e sulla questione del welfare come un welfare pubblico, rivolto alle classi lavoratrici, che tuteli gli utenti e i lavoratori e che compia la propria funzione come strumento di emancipazione.
Oggi, una visione diversa della vita collettiva del quartiere è frutto di più percorsi che su un ampio raggio si sono sviluppati e che sono centrali nella politica di resistenza in questa città.
In un quartiere in trasformazione su cui un progetto sembra già essere scritto da altri c’è una Bolognina resistente che non è disposta a subire le politiche di questa amministrazione in continuità con i poteri centrali che rispondono a interessi ben precisi. Creare collettivamente delle controtendenze a oggi è resistere al loro progetto, e ci si chiede se come abitanti siamo disposti a subire e vedere le trasformazioni di quella che era la bolognina o se c’è attualmente la forza, la solidarietà e la determinazione di riprenderci quelli che erano i nostri spazi.
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