Continuano le manifestazioni contro le misure farlocche del governo per la gestione dell’emergenza Covid a Bologna.
Dopo le mobilitazioni di commercianti ed esercenti della settimana scorsa, ieri seconda replica del presidio lanciato da USB per la costruzione di una piazza popolare contro la crisi sanitaria, al grido di Reddito, Salute e Dignità.
Una manifestazione che ha portato in piazza un centinaio di persone, in un contesto per niente facile, tra coprifuoco distanziamento, e caratterizzato dalla frammentazione sociale che ci accompagna ormai da diversi anni.
Una serie di interventi a microfono aperto, dal cuore di Piazza Maggiore, in cui si è messo al centro il problema della precarietà e la necessità di andare a prendere i soldi da chi in questi mesi si è arricchito grazie all’emergenza Covid, per redistribuirli a chi nei mesi scorsi e in quelli futuri, sarà costretto a restare a casa senza lavoro o con un sostegno insufficiente per vivere dignitosamente.
Il tricolore in cui l’Italia è stata divisa con l’ultimo DPCM, che sembra un risico in cui la libertà individuale e collettiva dipende dal colore della tua regione, nasconde l’incapacità (e la volontà) politica di non assumersi la responsabilità delle scelte necessarie a proteggere la salute della popolazione.
Il rimpallo del potere di scelta tra Stato e Regioni a cui abbiamo assistito in questi giorni lo suggerisce in modo abbastanza evidente insomma: la scelta se chiudere o no, quali attività e in che percentuale chiudere, è una scelta che nessuno vuole prendere, perché rischia di incontrare la spada alzata di Confindustria che rimane sempre alzata, pronta per rimettere sul tavolo le sue rivendicazioni, come la fine della validità del blocco dei licenziamenti!
La piazza di ieri sera invece, ha ribaltato le questioni quasi specularmente, chiedendo il blocco non solo dei licenziamenti, ma anche degli affitti e delle utenze, e il sostegno al reddito per tutti e tutte, e soprattutto per tutti quei lavoratori che reggono il settore della ristorazione, del turismo, dello spettacolo e dello sport, su cui le città hanno fatto profitto in questi anni, e che ora sono lasciati abbandonati e senza tutele. Lavoratori che molto spesso hanno contratti super precari (se li hanno!) e che semplicemente lo Stato non considera.
Intorno all’appello lanciato dal Sindacato di base si sono riuniti ieri in piazza anche pezzi del movimento bolognese che in questa piazza hanno riconosciuto la necessità di unire le forze per far fronte a una crisi senza precedenti, in difesa di una generazione tradita, come hanno spiegato i compagni di Noi Restiamo, e della sanità pubblica e di prossimità, come hanno spiegato i compagni del Comitato per la Salute pubblica, e le poche forze politiche davvero popolari e inconciliabili con il sistema PD che regge questa regione, come Potere al Popolo, che ha sottolineato la necessità di denunciare e farla finita con una classe politica indecente che in 8 mesi non è stata in grado di progettare gli investimenti che servivano a gestire meglio questa seconda ondata!
Poi il presidio si è trasformato in un corteo che ha raggiunto la sede della prefettura e si è sciolto poco prima che scattasse il coprifuoco, rilanciando sulla proposta di costruzione di una prossima data comune, per una mobilitazione sociale che sappia essere punto di accumulo di forze popolari e che sappia far arrivare il messaggio forte e chiaro a chi governa i territori: La crisi la paghino i ricchi!
Questo sabato intanto ci sarà in città la seconda manifestazione dei riders e “l’assemblea della salute”.
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