La notizia della morte di uno studente universitario di 23 anni ha portato alla mobilitazione immediata da parte di studenti e studentesse di Bologna. Si tratta infatti non di un caso isolato ma dell’ennesima vita spezzata davanti al peso di un modello universitario e di società che schiaccia i più deboli sotto il peso di ansia, angosce e isolamento.
Esattamente un anno fa, il 9 ottobre 2021, un altro studente di 29 anni sempre dell’Università di Bologna si era suicidato. Ma ancora prima a luglio 2021, un venticinquenne dell’Università Federico II di Napoli era stato trovato morto all’interno della facoltà di Lettere. Così come più recentemente 22 luglio scorso uno studente di 30 anni si è suicidato a Pavia. Da nord a sud, la lista potrebbe continuare.
Ragazzi tra i 20 e i 30 anni, giovani, che pagano il prezzo di quella che viene definita “eccellenza”. Essere fuoricorso, alte tasse da pagare, il merito come criterio di assegnazione delle borse di studio che vincola il diritto allo studio, lo stress nel trovare casa, le quasi nulle prospettive lavorative: il percorso universitario è un campo di battaglia i cui morti e feriti non rientrano nelle statistiche perseguite dall’ANVUR.
Per ribaltare questo modello, quindi, gli studenti si sono mobilitati ieri insieme a Cambiare Rotta e dopo essere partiti in corteo per la zona universitaria hanno lanciato uno sciopero per martedì 18 ottobre.
Si tratta di una tappa di un percorso cominciato a inizio anno scolastico, quando la questione della mancanza di aule e spazi adeguati per studiare è stata affrontata in un’assemblea pubblica e con una giornata di agitazione che era riuscita a strappare un tavolo di confronto con il rettorato.
Anche a Roma e in altre città mobilitazioni simili hanno caratterizzato il nuovo anno accademico.
Nel frattempo, però, saputo della morte dello studente, gli studenti hanno fatto un blitz al rettorato e il tavolo di confronto è saltato, nessuno vuole assumersi la responsabilità di ciò che è successo. Per questo ieri sono tornati in piazza e torneranno a farlo martedì, finché non verrà messo in discussione il modello di società e di università in cui viviamo.
L’eccellenza nasconde macerie. Bologna si accende.
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