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La “cricca” degli appalti in polizia

Tutta la vicenda del “corvo” del Viminale è segnata dal segreto. Lo stesso “corvo”, che appare decisamente ben informato, dovrebbe essere un maxi-dirigente, perché è assolutamente impossibile che il sistema descritto nella sua denuncia sia a portata di mano di un impiegato civile o un poliziotto qualssiasi.
La vicenda rivela molto, da uno squarcio singolo, su un mondo che potevamo sospettare fosse un po’ marcio, ma che in effetti si rivela anche per noi decisamene peggiore delle attese.
L’effetto che questo tipo di inchieste può avere è la rottura dell’ingenua fiducia popolare nei “difensori dell’ordine”. E persino al loro interno, accentuando la diffidenza naturale della “truppa” verso i dirigenti. Mentre da tutte le parti arrivano ai giornali mail accorate di piccoli agenti alle prese con la macchina non riparata o addirittura alla mancanza di soldi per la benzina sull’auto di servizio, non aiuta vedere lo spettacolo dei milioni che volano verso alcune imprese certamente riconsocenti per il trattamento di favore.
Potremmo limitarci a dire che in fondo in questo mondo sempre sull’orlo tra crimine e repressaione, che vive di segreto e “servizio” al potere, un bel po’ di corruzione è quasi fisiologica. Ma faremmo un pessimo servizio ai nostri lettori.
Qui ci corre l’obbligo di sottolineare una seconda circostanza. Il giornalista autore dello scoop, Carlo Bonini, certo non può essere ascritto ai nemici della polizia. Anzi, a volte nei suoi articoli si fatica a distinguere il punto di vista dell’istituzione (siano essi “i servizi”, la normale polizia, o la magistratura) dal suo personale. Lo ricordiamo schieratissimo in diverse guerre interne ai servizi stessi, come per il “caso Abi Omar” e la successiva defenestrazione di Nicolò Pollari. Contraddizioni in seno all’avversario, sempre interessanti, dal punto di vista di classe.
Anche stavolta è così. Il documento del “corvo” è arrivato sulla scrivania del ministro Cancellieri (un prefetto di carriera, ossia una figura tutta interna al VIminale, al contrario dei tutti i predecessori nella storia dell’Italia repubblicana) e via Antonio Manganeli, capo della polizia, è arrivato in Procura. Lungo la strada una copia è finita nelle mani di Bonini. Il resto era nele previsioni dell’anonimo postino, certo figura di alta responsabilità, al pari o superiore allo stesso “corvo”.
Conclusione a prima vista. Anche negli apparati, al pari che in altri settori, è iniziata una guerra feroce per eliminare gruppi di potere – come i Bertolaso – non più utili alo scopo. E’ cambiata la regia del paese. Non comanda più Berlusconi e la sua corte di miracolati; c’è la troika che ha necessità di organi repressivi affidabili, “puliti” nel senso di non obbedienti a logiche extra-istituzionali, esecutori senza zone poco scorrevoli. La “campagna di moralizzazione” messa in moto, anche negli apparati, ha questo obiettivo. Il “taglio delle spese” è la cornice ideologica adatta alla bisogna.

Viminale, inchiesta sugli appalti. ecco tutte le accuse del “corvo”

I pubblici ministeri di Roma al lavoro sulle dieci pagine dattiloscritte inviate al ministro Cancellieri: “Beneficiate sempre le stesse imprese”. Sospetti sulle commesse milionarie. Il ruolo di tre prefetti
di CARLO BONINI

Se dovesse essere vera anche solo la metà delle circostanze che il “corvo” racconta, ciò che attende il Viminale è uno tsunami. Rivelata ieri da “Repubblica”, la vicenda – conferma solo ora la Procura di Roma – è oggetto ormai da qualche mese di un’indagine del pool di pm competente per i reati della pubblica amministrazione (ora coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale). Non fosse altro perché le dieci pagine dattiloscritte che il corvo firma e che, prima dell’estate scorsa vengono recapitate al ministro dell’interno Cancellieri (è lei a incaricare il capo della polizia Manganelli di trasmetterle alla magistratura), squadernano con dovizia di dettagli una storia di macroscopica corruzione. Il lavoro infedele di “una cricca” – si legge nell’anonimo – agli ordini di “un puparo”: l’attuale vicecapo vicario della Polizia Nicola Izzo, “il proprietario di tutti i fondi della Polizia di Stato, sia nazionali, sia provenienti dall’Unione Europea che, spietatamente, controlla tutti gli uffici delegati alla gestione economica e amministrativa dell’Amministrazione”.

LA GALLINA DALLE UOVA D’ORO
“Gallina dalle uova d’oro”. Così il corvo battezza la Direzione Centrale per i servizi tecnico-logistici e la gestione patrimoniale. Un formidabile centro di spesa che, tra il 2006 e il 2011, vede avvicendarsi al suo vertice tre prefetti. Nicola Izzo (futuro

 

vicecapo), quindi Giovanna Iurato e infine Giuseppe Maddalena. I primi due, per altro, già macchiati dal sospetto e indagati da oltre due anni a Napoli proprio perché accusati di aver pilotato gli appalti per la realizzazione del Centro Elaborazione dati Nazionale del Viminale. Ebbene, in quella direzione centrale del Ministero – scrive il corvo – “la casa della legge diventa luogo prediletto per l’affermazione di interessi personali”. “Ci si può muovere per realizzare interessi personali”, grazie a “forme di assegnazione diretta” di commesse milionarie, coperte da “un ricorso improprio a forme di segretazione”. E non da ieri. “Da anni”. “Nel settore delle telecomunicazioni, delle sale operative, del centro elaborazione interforze, del sistema automatico per la gestione delle impronte digitali”.

LE AZIENDE
Un circuito chiuso e impermeabile a occhi indiscreti, magistratura amministrativa in primis. Di cui – a dire del corvo – beneficia sempre una stesso drappello di imprese: Sintel, Divitech, Telecom Italia, Beyond Security. Qualche esempio? “Alla Sintel, il Viminale paga con fondi comunitari e senza gara, apparati per la polizia stradale (5,4 milioni di euro), Polizia Penitenziaria (7,1 milioni), Vigili del Fuoco (5,6 milioni)”. “Alla Telecom va il rifacimento di tutte le sale operative della polizia, con la strategia dello spezzettamento delle commesse”. E ancora: “A Varese, senza gara, per compiacere l’allora ministro Maroni, viene sperimentato un nuovo sistema di gestione per il 112 europeo” che si aggiunge in parallelo ad un progetto identico nello scopo, ma diverso nelle tecnologie, “con il risultato di raddoppiare i finanziamenti. (…) Ma l’importante è soddisfare il ministro e portare avanti i propri malaffari con soddisfazione degli amici”. Quali?

GLI UOMINI
Di Izzo, si è detto. Ma con lui, appunto, il “corvo” ne indica altri. Enzo Roveda, amministratore della Divitech, Alessandro Spasiano, “consulente tecnologico riservato della Polizia”, Gianfranco Polizzi, proprietario della Sintel, Massimo Sordilli, funzionario commerciale di Telecom, il prefetto Giuseppe Maddalena. Quest’ultimo ha lasciato la direzione centrale del Logistico per “raggiunti limiti di età nell’agosto scorso”. In singolare coincidenza con l’arrivo dell’anonimo sulla scrivania del ministro Cancellieri dell’anonimo. E con altrettanto singolare coincidenza del rientro a Roma della Iurato (dal 2009 prefetto dell’Aquila), richiamata in sede per essere assegnata ai servizi ispettivi. Ebbene, Maddalena è accusato dei suoi rapporti con Emilio Meccheri “coproprietario della Beyond security e già suo testimone di nozze e sodale nei periodi di ferie”.

“IGNOMINIA”
Izzo si dice diffamato e nel parlare di “ignominia” sostiene di “non occuparsi di appalti” nella sua veste di vicecapo. A ben vedere, lo ha fatto in passato come direttore centrale del Logistico e come vicecapo è oggi a lui che risponde il direttore centrale di quella struttura. Il che, evidentemente, non prova nulla, ma spiega che aria tiri al Viminale in queste ore.


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2 Commenti


  • enri

    E’solo altro marcio che si aggiunge all’esistente, altro schifo su schifo.Altra merda su merda. Ma noi, siamo cosi abituati a tutto cio’, perche’ ci hanno dato sempre merda, viviamo nella merda,la respiriamo, ne abbiamo le narici piene, che niente ormai ci stupisce, ci indigna, ci fa ribollirir di rabbiae sdegno, ci induca ad alzarci e ribellarci. Grillo dice che i politici sono morti; io credo piu’ semplicemente che gli italiani lo siano da prima.


  • GIORGIO

    CAPISCO SEMPRE DI PIù PERCHè L’ITALIA VA A ROTOLI…. FINCHè A PAGARE SAREMO SEMPRE E SOLO NOI E GLI ALTRI MANGERANNO E BASTA PRIMA O POI FAREMO LA FINE DELLA GRECIA, E’ ORA DI DIRE BASTA.

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