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Bologna. Tre punti sulla riforma dei quartieri

In questo Agosto di retromarce per il PD, si sta tornando a discutere di riforma dei quartieri bolognesi a soli dieci anni dall’ultima riforma.

Anche su questo dibattito si delinea l’atteggiamento padronale del PD: il dibattito si avvia alla festa del PD, coi presidenti e i consiglieri del PD, per risolvere i problemi del PD che non riesce più a mettere le pezze al suo sistema.

Come Potere al Popolo vogliamo sollevare tre punti: i quartieri sono stati svuotati, il caso Besta è servito a tutta Bologna, il PD che ha prodotto questo sistema non è legittimato a riformarlo.

1) Effettivamente i quartieri attualmente esistenti sono stati svuotati dall’ultima riforma che li ha accorpati e ha tolto capacità di spesa. Come diciamo da quando siamo stati eletti in quartiere Navile e San Donato-San Vitale, non è possibile che la vita del Consiglio di Quartiere sia un’eterna discussione consultiva su questioni che vengono comunque risolte dal Consiglio Comunale e che, per di più, la maggioranza abbia il coltello dalla parte del manico per decidere quando e come il Quartiere può discutere questioni politiche e quando invece la discussione viene tagliata “perché non è competenza del Quartiere”.

2) Il caso Besta a Bologna serviva proprio. Ovviamente al PD non piace la sconfitta, ma oltre a salvaguardare il Parco e costringere l’amministrazione a lavorare a una soluzione ragionevole, il caso del Parco Don Bosco ha dimostrato che a Bologna c’è un grande bisogno di partecipazione che va ben oltre ai momenti formali.

Il caso Besta l’ha reso chiaro, con fantomatici percorsi partecipativi di cui non esiste uno straccio di verbale, con i manganelli usati al posto del dialogo, con mesi di chiusura totale a un confronto alla pari tra le possibili soluzioni salvo poi arrivare a praticare una delle soluzioni proposte dal Comitato Besta.

Ma non è certo l’unico caso, possiamo citare per esempio il caso del nuovo Nido Roselle che avrebbe dovuto devastare il Giardino Emilio Bassi salvo finire con la ristrutturazione dell’esistente o il caso dell’Ippodromo di Corticella, in cui il percorso partecipativo è stato gentilmente concesso ma con le conclusioni già scritte nella convocazione.

3) Il PD può avere la maggioranza assoluta in Comune e nei Quartieri per far passare le sue riforme, ma non è politicamente legittimato a fare tutto da solo. Ed è ancora più insopportabile che sui giornali sia proprio Mazzanti, architetto dell’ultima riforma, a dettare modi e tempo di una discussione che viene fatta dentro al PD invece che dentro la città.

Da parte nostra non riponiamo fiducia in un processo che parte per togliere le castagne dal fuoco al PD invece che per risolvere i problemi di Bologna. Pensiamo che sia necessario ridare ai Quartieri sia compiti pratici con capacità di spesa sia il ruolo di confronto politico di base con chi a Bologna vive e lavora.

 

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