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Dall’occupazione al Liceo Minghetti allo sciopero generale di Scuola e Università

Il 18 marzo gli studenti del Liceo Minghetti hanno occupato la loro scuola, dando  il via a una stagione di lotta per la politica studentesca bolognese, che avrà come tappa fondamentale lo sciopero del comparto della formazione (scuola, università e lavoratori) del 4 aprile, lanciato da Osa, Cambiare Rotta e USB.

Nella settimana successiva, è stato il Liceo Copernico, ha raccogliere il testimone dei propri coetanei, riprendendone le motivazioni.

Al primo punto delle motivazioni delle occupazioni c’è la contrarietà al Rearm Europe, ovvero agli 800 miliardi stanziati per l’Esercito di Difesa Comune.

La spesa militare crescente richiesta ai paesi della UE, accompagnata al taglio del welfare e della filiera formativa, è uno degli elementi centrali messi in luce dalla protesta.

L’occupazione del Minghetti è di fatto coincisa con la rottura della tregua a Gaza da parte di Israele, e gli studenti e le studentesse si sono subito espressi anche contro la perpetrazione del genocidio.

Allo stesso tempo l’azione degli studenti è avvenuta quasi in contemporanea con il lancio da parte dei sindaci di Bologna e Firenze di una mobilitazione di piazza in continuità con quella del 15 marzo, promossa attraverso una lettera aperta al quotidiano la Repubblica da parte di Michele Serra.

Tra le motivazioni dell’occupazione si trovano anche l’opposizione al liberticida “DDL 1660” e l’ “autonomia differenziata”, che andrà ad aumentare il divario già esistente tra Nord e Sud del paese, e tra centro e periferie, con un impatto estremamente negativo per le scuole, specie le più vulnerabili.

Al centro delle ragioni esplicitate della mobilitazione vi è la critica della “scuola Valditara”, e le misure che depotenzieranno ancora di più le ore di storia aumentando la selezione di classe dall’alto, “elitarizzando” sempre di più la cultura, e rendendo i programmi didattici ancora più eurocentrici.

Riforma del voto in condotta, dei tecnici e dei professionali, la scuola di Valditara – classista, reazionaria e punitiva – si inserisce però nel solco già tracciato dai governi precedenti. Il centrosinistra ha distrutto la funzione formativa e di potenziale “l’ascensore sociale” che un tempo offriva la scuola, lasciando le nuove generazioni senza più prospettive, se non quelle di un lavoro precario e flessibile in cui le competenze acquisite nella scuola aziendalizzata possono essere direttamente spendibili.

Tra le richieste di studenti e studentesse vi è l’abolizione del PCTO, un progetto voluto dai governi precedenti e potenziato dal Governo Meloni con la riforma 4+2 dei tecnici e professionali.

Di fronte a questa pluralità di richieste e della volontà di far ridivenire la scuola un luogo di discussione di tematiche centrali per il futuro dell’istruzione ed in generale che toccano da vicino le nuove generazioni, la risposta è stata una non disponibilità al dialogo da parte delle istituzioni scolastiche, trasformatosi in vero e proprio sabotaggio della protesta, culminata poi di vera e propria repressione.

Già dal primo giorno della protesta, infatti, il dirigente scolastico ha ostacolato gli studenti: dalle minacce poi attuate di denuncia, al tentativo di sequestro dei materiali necessari per l’assemblea plenaria, fino al cercare in tutti modi di mettere gli studenti gli uni contro gli altri tenendo le succursali scolastiche aperte.

La risposta è stata netta, uno sciopero e un corteo dalle succursali fino alla sede occupata ha obbligato il preside a fare un passo indietro e sospendere le lezioni in tutto l’istituto.

Finita l’occupazione è calato il pugno di ferro del preside e della repressione in linea con le nuove probabili direttive del Ministro Valditara: 5 denunce e, sembrerebbe, 12 studenti sospesi, con annesso 6 in condotta ed una “tesina” di educazione civica per i maturandi. Il tutto con un linciaggio mediatico sproporzionato anche ex post che giustificava la “linea dura” ricorrendo alla fake news di vandalismi assolutamente inesistenti.

La repressione in atto non ci è nuova: nasce dalle varie controriforme attuate negli anni, come quella della Buona scuola che ha conferito ai presidi uno strapotere nelle scuole, implementate nelle politiche di Valditara, e si scatena sugli studentiì a Bologna, come a Roma, dove questo autunno ci sono state denunce e sospensioni di massa (120 solo circa al liceo Manara), si sono visti all’azione vigilantes privati mandati nelle scuole, e tentativi fallimentari contro-manifestazioni in virtù del diritto allo studio negato” dai coetanei che protestavano, fino al Ministero che si è costituito come parte civile nei processi.

Alla criminalizzazione del dissenso politico, alle accuse di non essere democratici e ai tentativi di divisione, non solo gli studenti hanno risposto uniti riconoscendo nell’Opposizione Studentesca d’Alternativa uno strumento di lotta degli studenti -fondamentale nella gestione politica e pratica dell’occupazione – ma anche la cittadinanza si è espressa all’appello lanciato dagli studenti per ritirare le sanzioni, raggiungendo in meno di un giorno le 3mila firme. 

L’inizio delle occupazioni a Bologna quest’anno segna un momento di conflitto importante: nel clima di passività e de-politicizzazione dilagante, scientificamente voluto dall’alto, una parte organizzata delle nuove generazioni non smettono di lottare.

Martedì 1 aprile è stata indetta alle 1430 una conferenza stampa di fronte al liceo Minghetti aperta ai solidali firmatari dell’appello.

Già, lunedì 31 marzo, OSA parteciperà alla conferenza stampa indetta sotto palazzo d’Accursio alle 1530 dai firmatari dell’appello unitario per la manifestazione di domenica 6 aprile in piazza San Francesco “No all’Unione Europea che si riarma, no alla difesa comune, no all’economia di guerra” in netta contrapposizione con quella chiamata, lo stesso giorno, dai sindaci di Bologna e Firenze.

Con la rabbia di una generazione che cerca riscatto, continuando ad occupare le scuole, gli studenti saranno il 4 aprile in sciopero in tutta Italia per portare le rivendicazioni al Ministero dell’Istruzione, l’appuntamento per il corteo a Bologna alle ore 10 da Piazza Verdi, e verso la mobilitazione del 6 aprile in Piazza San Francesco.

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