Diverse centinaia di persone hanno partecipato al corteo cittadino, partito da Piazza Verdi nella metà mattinata di venerdì 4 aprile e conclusosi sotto la Prefettura in piazza Roosevelt, nella giornata di sciopero del comparto dell’istruzione indetto a OSA, Cambiare Rotta e dall’Unione Sindacale di Base..
Sono state numerose le azioni “simboliche” che hanno caratterizzato la manifestazione, iniziative che sono state dirette sia contro le proprie “controparti” istituzionali che contro l’attuale esecutivo della UE, i cui maggiori attori, dopo avere distrutto negli anni la scuola e l’università pubblica, stanno procedendo al riarmo e alla militarizzazione della società, tagliando ulteriormente sulla spesa pubblica.
Così l’edizione locale online di Bologna de Il Corriere della Sera inizia il suo reportage sulla manifestazione:
“Si sono presentati con lo stesso fantoccio del «ministro-sceriffo» all’Istruzione Giuseppe Valditara che il primo giorno di occupazione hanno posizionato all’ingresso della scuola, con striscioni e le circa diecimila firme raccolte in questi giorni contro le denunce con nome e cognome: è così che gli studenti che nei giorni scorsi hanno occupato il liceo Minghetti questa mattina, 4 aprile, circa una quarantina, hanno guidato il corteo di protesta del mondo della scuola e dell’università sotto le Due Torri.“
Aggiungiamo noi: insieme alle realtà studentesche organizzate che hanno dato vita alle varie occupazioni (Copernico, ISART, Laura Bassi) e di altri istituti, seguiti da uno spezzone universitario di Cambiare Rotta e dei lavoratori e lavoratrici della scuola dell’USB
Altre significative iniziative si sono svolte in altre città dell’Emilia Romagna come Imola, Rimini e Ravenna – dove è presente OSA – e ci sono state delegazioni studentesche che hanno partecipato a queste iniziative provenienti da altre città come Faenza e Forlì, segno che è stata colta l’esigenza di mobilitazione di una parte importante degli studenti e studentesse anche dove non ci sono percorsi organizzativi pregressi, o sono recentissimi.
Queste iniziative hanno visto, come Ravenna e Rimini, la presenza di Potere al Popolo che ha partecipato anche alla mobilitazione bolognese.
E proprio nel capoluogo emiliano, dopo la fine del corteo una delegazione si è recata in prefettura per consegnare le circa 15 mila firme raccolte da un appello che chiede lo stralcio delle denunce contro gli studenti e studentesse del Liceo Minghetti che alcune settimane fa sono stati i promotori dell’occupazione dell’istituto.
Le denunce e le sospensioni in questione sono diventati un vero e proprio caso politico in città, e non solo, che ha incontrato un’ondata di indignazione, trasformatasi in un appello firmato tra l’altro da molti ex studenti del Liceo contro l’azione punitiva del dirigente scolastico – e di una parte del corpo docente che l’appoggia – che ha voluto criminalizzare un atto politico del Collettivo dell’Istituto.
L’occupazione è stata un atto politico e non vandalico che attraverso questa forma di lotta ha voluto prendere parola e stimolare il dibattito tra gli studenti stessi su differenti temi di scottante attualità, in particolare il riarmo dell’Unione Europea, il genocidio in Palestina e la distruzione sistematica della funzione educativa ed emancipatrice scuola pubblica, di cui l’attuale ministro non è che l’ultimo “affossatore”.
Lo ha spiegato molto bene Dario, uno studente dell’istituto, ai microfoni dell’emittente radiofonica locale Radio Città Fujiko che ha dato ampio spazio alle ragioni della protesta:
“È difficile, tuttavia, approcciare l’occupazione tralasciando le ragioni che l’hanno innescata. «Abbiamo detto più volte che nella nostra realtà sta suonando l’allarme rosso – osserva Dario – è una realtà che ci preoccupa per il nostro futuro».
Non è un caso, infatti, che al primo punto della protesta ci sia ReArm Europe, il piano di riarmo da 800 miliardi voluto dalla Commissione europea, che sacrificherà per il riarmo anche risorse destinate ai servizi sociali, come la sanità e la stessa scuola. Studentesse e studenti rifiutano una prospettiva fatta di guerra, in cui oltretutto rischiano loro di essere carne da macello. Allo stesso modo, pensano ai loro coetanei sotto le bombe in Palestina e puntano il dito contro la complicità occidentale nei confronti del genocidio compiuto da Israele.”
5 studenti sono stati denunciati e 9 hanno ricevuto sanzioni disciplinari, che la martellante campagna di solidarietà ha contribuito a mitigare secondo quanto è stato deciso dall’ultimo Consiglio d’Istituto, senza cancellarle ma commutando le sospensioni in una sorta di attività didattica “rieducativa” (!), e mantenendo il 6 in condotta.
Per dare ancora maggiore incisività a questa battaglia, uno studente di OSA, dopo l’incontro in prefettura ha deciso di incatenarsi ed ha letto un appello chiamando ad una Conferenza Stampa alle 3 del pomeriggio. Le parole degli studenti che rilanciano anche la mobilitazione di domenica in piazza San Francesco sono molto nette: “non ci muoveremo da qui fino a che non avremo risposte sul ritiro delle sanzioni disciplinari, i 6 in condotta e le denunce”.
L’appello però non è circoscritto alla denuncia di un fatto isolato, e fa un quadro più ampio:
“Come OSA pensiamo che questa reazione spropositata sia l’effetto della linea dura stabilita da tutti i ministri dell’istruzione degli ultimi decenni, continuata ed acuita dal Ministro sceriffo Valditara, per colpire chi solleva le grandi questioni di questi anni: le riforme scolastiche reazionarie, che vanno di pari passo con la stretta repressiva del DDL 1660, che proprio nella giornata di oggi il governo vuole approvare per decreto, dando un ulteriore accelerazione antidemocratica a una legge pericolosissima”.
Alla conferenza stampa è stata lanciata un’assemblea congiuntamente da OSA e Potere al Popolo – che ha deciso di rispondere all’appello e di far incatenare un proprio esponente insieme agli studenti – sotto Palazzo d’Accursio per mercoledì 9 aprile alle ore 18, questo con il fine esplicito di “continuare a discutere ed agitarsi sulle grandi questioni” che le mobilitazioni studentesche hanno fatto emergere: “il rischio di guerra con il riarmo europeo, il genocidio in Palestina, l’emergenza climatica, e non da ultimo la stretta repressiva nelle scuole così come in tutta la società”.
Bologna Today, nel riportate la notizia, dà spazio anche all’esponente di Potere al Popolo: “”Io sono di Potere al popolo, ma sono anche un insegnante e un ex studente del Minghetti – aggiunge Lorenzo Piccinini – che non riconosco più e che sta portando avanti queste misure di repressione pesantissime nei confronti degli studenti”
Questo tipo d’iniziativa ha fatto andare in fibrillazione le forze dell’ordine che hanno minacciato lo sgombero poco prima dell’inizio del presidio previsto nel piazzale antistante alla prefettura alle ore 18 da alcune realtà facenti parte della rete nazionale no ddl sicurezza A Pieno Regime, contro il “golpe burocratico” che questo esecutivo ha messo in campo per farne passare sostanzialmente i contenuti attraverso un altro provvedimento legislativo, presidio a cui è intervenuto lo studente di OSA che si è incatenato.
L’ex presidente della regione Emilia Romagna, ora euro-deputato per il PD, Stefano Bonaccini non ha perso occasione per dispensare il suo giudizio sullo sciopero e le mobilitazioni di oggi dal suo account Instagram, ribadendo che “Non conta l’età. Quando si indicano come bersagli rappresentanti delle istituzioni democraticamente eletti (indipendentemente da quanto se ne condivida il pensiero) e si bruciano bandiere si è sempre dalla parte del torto”, cancellando di fatto il diritto di critica e criminalizzando anche le forme simboliche di dissenso, dimostrandosi in piena sintonia con il governo della Meloni.
É chiaro che la mobilitazione di domenica 6 aprile in Piazza San Francesco alle ore 15 a Bologna – e le iniziative che lo precederanno – con le parole d’ordine: “No al Riarmo in Europa, No alla Difesa Comune, No all’economia di guerra” in esplicita contrapposizione della “Piazza per l’Europa” promossa dai sindaci di Bologna e Firenze, assumono un significato ancora maggiore anche alla luce dell’approvazione dell’ex DDL 1660 da parte del Consiglio dei Ministri e del vigliacco attacco di alcuni esponenti di spicco del PD, come Bonaccini, alle mobilitazioni di studenti e studentesse e lavoratori/trici della scuola.
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All’alba dell’approvazione del decreto sicurezza da parte del consiglio dei ministri, il presidio degli studenti e dei solidali sotto la Prefettura è sotto sgombero. Già ieri prima del presidio contro la 1660 lo sgombero era stato minacciato, e sta avvenendo ora. I compagni incatenati sono stati slegati e portati in questura. Questo è il volto de governo, ma anche delle istituzioni di Bologna, città “progressista”.
Chiamiamo tutti solidali in piazza Roosevelt per continuare la lotta contro guerra e repressione, verso la manifestazione di domani 6 aprile in Piazza San Francesco alle ore 15, e all’assemblea cittadina di mercoledì 9 aprile alle 18 sotto palazzo d’Accursio.
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