Due ministri del governo di Shinzo Abe si sono recati al controverso santuario Yasukuni, nel giorno dell’anniversario della resa del Giappone nella Seconda guerra mondiale, mentre lo stesso premier nipponico si è limitato all’invio di una offerta votiva. Secondo i media locali, Keiji Furuya, ministro sui rapimenti dei cittadini nipponici da parte degli agenti nordcoreani, e Yoshitaka Shindo, titolare del ministero degli Affari interni, hanno visitato il santuario nel centro di Tokyo che onora i caduti di guerra, inclusa una dozzina di criminali di Classe A.
Per i Paesi vicini, Cina e Corea del Sud su tutti, lo Yasukuni è un simbolo dei massacri subiti dal militarismo del Giappone, cominciato con il colonialismo e sfociato nel conflitto bellico, conclusosi poi con la sconfitta del 1945. Tutte le visite di parlamentari e ministri hanno provocato puntualmente dure proteste verso Tokyo.
Abe aveva fatto trapelare nei giorni scorsi che avrebbe evitato ogni occasione per inasprire i rapporti già tesi con Pechino e Seul. Ma, autorizzando la visita di due ministri e inviando l'”offerta votiva”, ha confermato comunque che il “suo” Giappone si sente in continuità diretta con quello criminale che la Storia ha seppellito.
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