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Bologna, 6 aprile, piazza San Francesco: contro la guerra senza alcuna ambiguità

Domenica 6 aprile alle ore 15 è stata promossa a Bologna in piazza San Francesco una mobilitazione per dire no al riarmo in Europa, alla difesa comune ed all’economia di guerra.

La necessità di tale mobilitazione era emersa con un comunicato di Potere al Popolo pubblicato poco dopo l’uscita, il 19 marzo, di una lettera aperta da parte del quotidiano La Repubblica firmata dal sindaco di Bologna e dalla sindaca di Firenze – “Noi sindaci per l’Europa” – che promuovevano per il 5 aprile una piazza in esplicita continuità con quella lanciata da Michele Serra, con la stessa modalità, per il 15 marzo a Piazza del Popolo a Roma.

L’appuntamento bolognese proposto da Lepore e Funaro è stato poi posticipato il 6 aprile, esplicitamente per non contrapporsi alla mobilitazione del 5 aprile promossa dal Movimento 5 Stelle, ed è stato subito fatto proprio dal Presidente della regione Emilia Romagna, De Pascale.

Dalla necessità di contrapporsi alla “chiamata alle armi” dei sindaci di Bologna e Firenze, si è giunti ad un appello unitario – così com’è avvenuto per il presidio divenuto manifestazione da Piazza Barberini il 15 marzo – che sta raccogliendo importanti consensi tra organizzazioni politiche, comitati di lotta, esperienze civiche e dell’associazionismo in un contesto di disorientamento per lo storytelling promosso da Lepore.

Il sindaco di Bologna, infatti, da un lato agita alcuni temi progressisti di cui l’Unione Europea sarebbe campionessa e dall’altro ha invitato il centro-destra ad unirsi alla manifestazione (che ha declinato l’invito), cercando di fatto di coinvolgere tutte le forze politiche della cosiddetta “maggioranza Ursula”.

Non si tratta di un’operazione politica “estemporanea” considerato che è lo stesso presidente dell’ANCI, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, a sostenere la mobilitazione insieme al suo omologo in Emilia Romagna, il sindaco di Imola, Marco Panieri. E non lo faranno da “liberi cittadini” ma come sindaci, indossando la fascia tricolore, con una “lunga fila di ospiti”, ci informa la redazione bolognese di La Repubblica, lunedì 31 marzo, anticipando alcuni nomi di volti noti della cultura e dello spettacolo, pronti a replicare il vomitevole suprematismo europeista di un Vecchioni e di uno Scurati.

Certamente, a Bologna, c’è chi sta cercando di fare un’operazione di “copertura a sinistra” della mossa di Lepore e Funaro, come Coalizione Civica – di fatto organica ad AVS – che ha promosso un’assemblea pubblica in vista della mobilitazione promossa dai due sindaci che dietro la “foglia di fico” del neo-municipalismo e di un spinto europeismo progressista, cerca di serrare le fila della propria scricchiolante area di consenso.

Questo maldestro tentativo di recupero avviene dopo una serie di scelte fatta dall’amministrazione che sostiene: dal violento tentativo di sgombero del presidio al parco Don Bosco, al recente aumento del biglietto degli autobus a 2,30 euro, passando per i vari regali agli speculatori edilizi di pezzi importanti di città (l’area della Casaralta in Bolognina o quella di ex-Fico ora Gran Tour a Roveri), così come a coloro che hanno interessi in una ulteriore “turistificazione” della città.

È necessario non farsi “intruppare” nel tentativo di mobilitazione reazionaria di massa a trazione “progressista”, che cerca di svilupparsi attraverso la promozione del nazionalismo europeo come collante ideologico per rilanciare il progetto di riarmo europeo e la sua politica bellicista, disertando la piazza di Lepore e Funaro, così come quella promossa da Serra. Allo stesso modo, è necessario dare visibilità ad un’ipotesi alternativa che intercetti quel sentimento diffuso e maggioritario tra la popolazione che esprime un netto rifiuto alla guerra.

Bene hanno fatto quelle realtà che a Bologna avevano preso parola contro le indicazioni venute dalla loro leadership nazionale, affermando espressamente che non avrebbero partecipato alla mobilitazione a Piazza del Popolo a Roma il 15 marzo, e che speriamo disertino quella del 6 a Bologna promossa da Lepore-Funaro, ma è necessario “uno scatto di reni” per rendere visibile l’opposizione alla guerra su parole chiare con una contro-manifestazione.

Una piazza che rompa con l’ambiguità anche di chi, come il Movimento 5 Stelle e chi lo appoggia – dimostrando una notevole subalternità  politica -, chiama a manifestare il 5 aprile dopo avere avuto pesanti responsabilità durante la sua “doppia” esperienza governativa e ora cerca di ritagliarsi un proprio ruolo all’interno del “campo largo” con una rinnovata visibilità. Un’esposizione che da un lato recuperi il netto calo di consensi e dall’altro ne migliori i rapporti di forza dentro la futura coalizione elettorale di centro-sinistra a cui alcuni pezzi della ex “sinistra radicale” vorrebbero accodarsi.

A fare da propulsione alla mobilitazione bolognese sono state le occupazioni – prima al Liceo Minghetti e poi al Liceo Copernico – degli studenti e studentesse di OSA, che hanno messo al centro della loro azione l’opposizione alla politica di riarmo dell’Unione Europea ed in generale la loro campagna di agitazione verso la giornata del 4 aprile in cui è promosso uno sciopero nazionale da parte di OSA, CR ed USB nelle scuole e nelle università, e che a Bologna avrà una manifestazione con concentramento in piazza Verdi alle 10 del mattino.

Sia OSA che Cambiare Rotta hanno rilanciato lo sciopero e la manifestazione del 4 aprile e anche la mobilitazione del 6 aprile.

Nella mattinata di lunedì, gli studenti e le studentesse di Cambiare Rotta hanno occupato il tetto del Dipartimento di Matematica pubblicizzando la propria azione anche con un video pubblicato sulle loro pagine social, e denunciando successivamente il clima di mancato dialogo da parte delle istituzioni universitarie e le intimidazioni delle forze dell’ordine.

Un clima liberticida, concretizzatosi in vere e proprie denunce, come già successo al Liceo Minghetti.

Lunedì si è svolta a Palazzo d’Accursio la conferenza stampa promossa dagli aderenti all’appello unitario per la mobilitazione del 6 aprile in piazza San Francesco che hanno presentato le ragioni dell’iniziativa.

La conferenza stampa era stata convocata anche per chiedere conto all’attuale amministrazione chi pagherà i costi della  “kermesse” promossa da Lepore e Funaro, considerato il nefasto precedente di Piazza del Popolo che ha visto l’allestimento per la manifestazione pagato dalle tasche dei cittadini romani a causa delle scelte scellerate del sindaco Gualtieri.

Lepore in mattinata, prima della conferenza stampa ha assicurato che i soldi verranno da non meglio identificati privati.

Come ha scritto Potere al Popolo nel suo comunicato: “Se pare scampato il pericolo che siano le e i bolognesi a pagare, rimane la certezza che verrà replicata la propaganda del suprematismo europeo”.

Già Riccaldo Rinaldi, il 31 marzo, ha spiegato le ragioni della mobilitazione del 6 aprile ai microfoni dell’emittente radiofonica bolognese Radio Città Fujiko, rompendo il muro di gomma di un’informazione che aveva finora dato in maniera molto parziale e sbrigativa la notizia della contro-manifestazione.

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1 Commento


  • Sergio Binazzi

    pare che come cittadini bolognesi non si debba pagare di tasca propria questa manifestazione indetta da lepore & Co, meno male speriamo!!! stiamo già pagando troppo moralmente e materialmente il prezzo di avere un sindaco, anzi un podestà, come lepore ed il suo partito guerrafondaio per nulla differente dal centrodestra.

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