Il 17 Novembre 2017 abbiamo partecipato, in quanto collettivo studentesco, al corteo organizzato a Latina per la Giornata Internazionale dello Studente.
Quello che è accaduto durante la manifestazione è sintomo del clima di terrore che si sta nuovamente accentuando in questi ultimi anni.
Le ripetute intimidazioni, provocazioni ed offese di stampo fascista, rivolte agli studenti e alle studentesse anche molto giovani del nostro collettivo, sono soltanto gli ennesimi episodi di odio nei confronti di chi, come noi, prova a riempire di contenuti gli eventi e le manifestazioni organizzati appositamente in modo sterile e apolitico.
L’episodio più grave avvenuto durante il corteo, in un momento di vero e proprio accerchiamento, è stato il lancio di una scatola di cartone che ha colpito in testa una nostra compagna sedicenne.
Da anni i cortei studenteschi a Latina sono indetti e gestiti da un “coordinamento dei rappresentanti” che comprende al suo interno ragazzi con idee politiche diametralmente opposte.
Al grido di «Né rossi, né neri, ma liberi pensieri!», tali eventi diventano soltanto un pretesto per aumentare la popolarità di chi li organizza, provocando un affievolimento della coscienza critica individuale e collettiva e mettendo in pericolo chiunque voglia esporsi per emergere da una tacita e condivisa situazione di annichilimento. Questo appiattimento è il serbatoio da cui attingono i neofascisti per sentirsi legittimati a rivendicare il loro cosiddetto “carattere popolare”.
Tra le tante provocazioni, ci è stato detto, citando testualmente: «Poi i miei non cantano, si mettono a leggere il volantino e mi dà in culo, cantano solo in due!»: dimostrazione che ad alimentare il fascismo è soprattutto l’ignoranza e che il loro metodo di propaganda è composto solamente da
slogan da stadio ed intimidazioni. Ad ulteriore prova di tutto questo, numerosi studenti ci hanno avvicinato chiedendo che gli fosse consegnato nuovamente un volantino, in quanto erano stati obbligati, con minacce di ripercussioni, a nascondere il loro o a gettarlo senza averlo letto.
Il momento di più alta tensione si è creato quando abbiamo deciso di sventolare le bandiere che ciascuno di noi aveva portato, sentendosi personalmente rappresentato da esse. Abbiamo voluto creare uno spezzone colorato ed evidente, in rottura col grigiore della città, che portasse in piazza le nostre proposte al grido di «Non siamo numeri, siamo studenti!».
Siamo stati accusati di fare propaganda partitica, in quanto il volantino era pregno di contenuti politici e marchiato con i simboli del nostro collettivo.
Politica, per noi, non significa fare campagna elettorale: politica è individuare, discutere ed attivarsi per risolvere i problemi che giornalmente viviamo nelle scuole, nelle università e nelle strade di
questa città.
Crediamo che questo sia l’unico modo di lottare per i diritti degli studenti e delle studentesse che ogni giorno vengono violati impunemente.
Non abbiamo paura di queste minacce perché sappiamo che, se cercheranno di zittire un collettivo, ne nasceranno altri cento più forti. Citando Primo Moroni, continueremo a lottare nelle strade di questa città per “condividere saperi, senza fondare poteri”!
Collettivo Cigno Rosso Antifascista Studenti Autorganizzati Latina
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