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La vergogna dei Piani di Zona finisce alla Rai. Nessuno faccia il finto tonto

La trasmissione “Mi manda Rai 3” smentisce le dichiarazioni della Raggi sul fatto che stanno risolvendo il problema delle truffe di cooperative e aziende dell’edilizia a danno dello Stato e dei cittadini.

Fino ad oggi, nonostante la tenace resistenza di ASIA-USB, dei comitati degli inquilini dei PdZ e le denunce dell’avv. Perticaro, che insieme hanno costretto le amministrazioni comunale e regionale ad avviare alcune revoche, nessuna di queste revoche (neanche le prime portate a termine nel 2017, Castelverde e Tor Vergata) ha concluso il proprio iter per l’ostruzionismo degli uffici comunali rivelatisi riluttanti nell’applicazione della legge.

Questo mentre ogni giorno si allunga la lista dei cittadini truffati.

Dalle stesse dichiarazioni del Presidente della Commissione urbanistica trapela la poca conoscenza del problema, la solita melina e lo scaricabarile verso la Regione.

Vogliamo ribadire che le revoche delle concessioni sono prerogativa di Roma Capitale, che ha firmato le Convenzioni, revoche che, come ribadiscono sentenze anche del Tar del Lazio, sono automatiche e insindacabili da parte dell’amministrazione comunale quanto ci si trova difronte al fallimento delle coop. o delle ditte assegnatarie dell’intervento pubblico.

La revoca del finanziamento pubblico da parte della Regione è un atto importante ma non è il solo provvedimento a determinare il procedimento di revoca.

Ricordiamo ai politici che amministrano il Campidoglio che per le violazioni emerse in questo sistema romano e non solo, certificate anche dall’intervento della magistratura con decine di inchieste aperte, prima ancora delle revoche delle concessioni e dei finanziamenti, la legge prevede l’applicazione di sanzioni: nonostante tutte le trasgressioni emerse e registrate in questi ultimi 8 anni nessun operatore è stato sanzionato, causando così un ingente danno erariale.

Ma cosa strana, nessun giudice della Corte dei Conti ha avanzato obiezioni, fatte invece quando si trattava di locali utilizzati da associazioni e comitati di quartiere per svolgere attività sociali.

 

 

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