Sul divieto di tenere una conferenza all’Università La Sapienza pubblichiamo il comunicato degli studenti e delle studentesse di “Riabitiamo Mirafiori”, co-organizzatori dell’evento di “Presentazione del Report di Amnesty International sull’Apartheid Israeliana in Palestina”.
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In un contesto globale segnato profondamente dalla guerra in corso in Ucraina, verso cui un legittimo interesse è stato rivolto da tutti i media e le realtà politiche studentesche e non, anche quest’anno la settimana tra il 21 e il 27 marzo sarà dedicata alla terribile realtà del regime di Apartheid stabilito da Israele nei confronti del popolo palestinese, i cui territori sono stati colonizzati ed occupati in misura crescente dal 1948 ad oggi.
Il popolo palestinese subisce ogni giorno, da decenni, la più grande delle umiliazioni, quella di ritrovarsi straniero in casa propria, vessato, represso, martoriato da bombardamenti a tappeto, violenze brutali e discriminazioni sancite anche per legge.
Come giovani studentesse e studenti abbiamo trovato preziosa l’opportunità di ospitare tra le mura della nostra università una iniziativa sulla questione palestinese, organizzata in collaborazione con, Giovani Palestinesi di Roma, Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, BDS Roma, Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese.
L’iniziativa è stata autorizzata dal Dipartimento di Filosofia che per il suo svolgimento ci ha concesso di utilizzare l’aula 5 della sede di Villa Mirafiori.
Durante la serata di oggi 21 marzo, giorno precedente l’evento, l’Ateneo ha deciso improvvisamente, dopo una sollecitazione di cui non conosciamo l’autore, di dichiarare la più netta opposizione all’iniziativa che di comune accordo avevamo organizzato.
La condizione posta dall’ateneo affinché l’iniziativa potesse svolgersi come da programma è stata quella di imporre all’iniziativa un relatore o relatrice della UGEI – Unione Giovanile Ebrei d’Italia – che, a detta loro, avrebbe svolto il necessario ruolo di “contraddittorio”.
Organizzazione, la UGEI, per nulla critica dello Stato d’Israele, e che anzi condanna e giudica intollerabile qualsiasi “messa in discussione della legittimità dello Stato ebraico”, come afferma nel comunicato stampa del 16/05/2021, auspicando il “quieto vivere di israeliani e palestinesi”.
Quello che mettiamo in discussione è il regime di occupazione e segregazione stabilito dallo Stato d’Israele, che esclude a priori la convivenza.
Con tale presa di posizione la Sapienza conferma di non voler in alcun modo tutelare i diritti fondamentali del popolo palestinese, che anzi contribuisce attivamente a minare attraverso accordi bilaterali che coltiva ad esempio con il Technion – Israel institute of Technology di Haifa, legato al comparto militare israeliano, e con la Leonardo s.p.a, azienda di “aerospazio, difesa e sicurezza” leader nel comparto industriale militare ed impegnata addirittura con gli armamenti nucleari attraverso la joint venture MBDA Missile Systems.
Ad essere rifiutata è addirittura la autorevole presa di posizione di Amnesty International, organizzazione internazionale che da anni lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze e in difesa dei diritti umani nel mondo e che dopo anni di studi ed inchieste ha prodotto un rapporto di 278 pagine che sancisce come inequivocabile “crimine contro l’umanità” l’Apartheid israeliano contro i palestinesi.
Troviamo inaccettabile il trattamento riservato non tanto a noi, quanto agli attivisti per la causa palestinese e al popolo palestinese tutto, da un’istituzione come la Sapienza che si dipinge come pacifista mentre respinge senza esitazione il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla sopravvivenza), impedendogli di diffondere informazione e consapevolezza sulla propria condizione di oppressione.
Queste tattiche sono state utilizzate troppe volte, in Italia come all’estero, per evitare che si chiami il regime di Israele con il suo nome: l’apartheid.
Denunciamo quindi questo atto di forza e repressione della Sapienza, e invitiamo la comunità studentesca a raggiungerci domani per garantire il regolare svolgimento dell’iniziativa, del tutto lecita e quanto mai urgente, e per prestare la dovuta solidarietà alla resistenza di un popolo in coraggiosa lotta contro un aggressore spietato.
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