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Roma. Doppia contestazione in Sapienza, sovraffollamento e Pillon nel mirino

Oggi decine di studenti e studentesse della Sapienza di Roma, appartenenti a diverse facoltà, si sono dati ritrovati alle 10:00 sotto il Rettorato dell’Ateneo per protestare di nuovo contro il sovraffollamento che pervade diversi corsi e strutture, nonostante i precedenti giorni di mobilitazioni e segnalazioni.

Questa problematica di fatto mina il diritto allo studio”, affermano gli studenti dell’organizzazione giovanile Cambiare Rotta, protagonista della mattinata di mobilitazione.

Non è un caso che, dal governo Draghi al nuovo esecutivo in formazione, si continui a finanziare le guerre su diktat della Nato mentre nulla è stato fatto, dopo gli anni tragici della pandemia, per l’università pubblica”, continua la nota diramata sui social.

Il presidio ha ottenuto un incontro Giuseppe Ciccarone, prorettore vicario della Sapienza. A Ciccarone è stato ricordato che l’Ateneo “si nasconde dietro parole vuote come ‘pace’ e ‘cultura’, mentre continua a collaborare con le aziende che producono armi e ad avvallare un processo di aziendalizzazione della formazione che va avanti da decenni”.

Il prorettore, visibilmente in difficoltà dinanzi alla tenacia mostrata dai ragazzi, ha confermato la disponibilità a incontrare nuovamente i manifestanti insieme alla Rettrice Polimeni.

Confermato anche il tavolo tecnico per la riapertura del Terzo Piano di Villa Mirafiori, ottenuto con le proteste dei giorni scorsi, e che vanno avanti da mesi per opera del collettivo Riabitiamo Mirafiori.

Ma non ci basta”, rilanciano gli studenti. “Da poche ore è nota anche la notizia della discussione sull’inserimento di Fisica tra le facoltà a numero chiuso dell’ateneo. Per questo gli studenti universitari, partiti in un corteo interno alla Sapienza, hanno mostrato uno striscione che annuncia la mobilitazione per venerdì prossimo, 21 ottobre, durante la seduta del CAD di Fisica”.

L’opposizione a questo modello universitario e la lotta per il diritto allo studio non si fermerà fino a che non otterremo un cambio di rotta sulle priorità politiche: soldi all’università pubblica, non alla guerra”.

A suggellare la mattinata di lotta, quasi in concomitanza con la nomina del leghista Lorenzo Fontana a presidente della Camera e dopo quella di La Russa al Senato, gli stessi studenti sono confluiti nella contestazione nei confronti di Simone Pillon, invitato alla facoltà di Giurisprudenza per una due giorni di dibattito su famiglia e diritto all’aborto.

Una chiusura degna di un movimento studentesco che si rispetti, che mette sul piatto la rivendicazione di diritti sociali e civili, senza distinzione di bandiera, che si dimostra disponibile alla lotta e costruisce, pezzo dopo pezzo, la forza per vedere esaudite le proprie rivendicazioni.

Siamo consapevoli che siamo solo ai primissimi passi per una vera rinascita del movimento universitario (altri segnali di vita sono emersi a Bologna), da troppi anni ormai assente dalla scena politica della penisola, e che pure sarebbe come aria fresca in un paese che non sembra conoscere soluzione di continuità alla deriva economica, politica e culturale in cui si è infilato negli ultimi – almeno – trenta anni.

Il prossimo governo Meloni non sarà che l’ultimo tassello di una serie di esecutivi proni a quanto scelto dagli scranni di Bruxelles e alla “volontà di guerra” della Nato.

Entrambe le strutture, proprio tra le aule dei nostri atenei, come tra quelli del resto dell’Occidente euroatlantico, formano l’indecente classe dirigente che oggi, per esempio, spinge verso la guerra mondiale, l’infarto ecologico e il peggioramento generale delle condizioni di vita, non solo degli studenti romani.

Un’opposizione di piazza radicale, senza “santi in Parlamento”, in attesa di veder crescere anche la costruzione di un soggetto “istituzionale” alternativo alla destra reazionaria e alla finta sinistra liberal-liberista, è quanto di più urgente i giovani di oggi devono riuscire a mettere in campo.

A loro, va tutto il nostro appoggio e sostengo.

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