Ieri mattina si è tenuto presso il Municipio VI un consiglio durante il quale era previsto all’ordine del giorno, la discussione su una mozione presentata da quattro consiglieri (Emanuele Licopodio, Marco Guercioni, Massimiliano Terrinoni, Alessandro Agostini) intitolata “Iniziativa per la prevenzione dell’aborto, sostegno alla maternità, difesa della vita e tutela della famiglia tradizionale sul territorio di Roma Capitale”.
Eravamo presenti come Potere al Popolo insieme ad alcune donne del Municipio e altre realtà come Asia USB e Donne de Borgata per esprimere il nostro rifiuto a una proposta che vuole minare il diritto delle donne ad una scelta libera sul proprio corpo e sulla propria vita.
Nonostante il regolamento del Consiglio di Municipio preveda l’intervento di cittadine e cittadini, ci è stata inizialmente rifiutata la possibilità di prendere parola, permessa solo dalle proteste del pubblico presente e dall’appoggio di parte del Consiglio.
La mozione, anche se poi ritirata, è un palese e sconsiderato attacco alla libertà e autodeterminazione delle donne.
Il testo propone una visione mendace dell’attuale situazione del diritto all’aborto in Italia, suggerendo ad esempio, che l’IVG sia utilizzata come metodo contraccettivo e come mezzo per la limitazione delle nascite, affermazione smentita più volte dai report dell’Istituto Superiore di Sanità e dai dati che mostrano come dal 1982 ad oggi le IVG siano in calo costante.
Si sostiene inoltre che l’obiezione di coscienza non ostacoli l’accesso all’aborto, affermazione smentita purtroppo dalle molte associazioni che lavorano per assistere le donne nel percorso di IVG e che documentano le difficoltà che si hanno nel poter aver garantito questo diritto, le donne sono infatti troppo spesso costrette a spostarsi, a proprie spese, anche fuori regione per poter abortire.
Oltre a ciò, si dice che la pillola RU486, pillola che permette l’aborto farmacologico, permetta un aborto “fai da te”, affermazione assolutamente mendace, dato che è un farmaco che viene somministrato in ospedale e presso i consultori.
Tutto ciò va guardato anche dal punto di vista delle donne che vivono nei quartieri popolari, che sono più precarie e sfruttate nel mondo del lavoro, che hanno meno accesso ai servizi pubblici e ai presidi sanitari, che più sono sottoposte al ricatto del doppio sfruttamento del lavoro domestico e di cura e del lavoro salariato.
Infatti, a queste donne viene chiesto di restare a casa relegate al ruolo di madri anche quando la situazione personale e familiare non lo permetterebbe. In una situazione come quella attuale, nella quale la guerra e il conseguente carovita pesano molto di più sulle donne dei quartieri popolari, nella quale è in corso un costante smantellamento dei pochi strumenti a disposizione per le donne per poter compiere una vera scelta libera rispetto alla maternità, come il reddito di cittadinanza, riteniamo che la mozione proposta sia un vero e proprio attacco alle donne del VI municipio, ma a tutte le donne dei settori popolari.
Vogliamo più consultori, che sono sottodimensionati, un sistema sanitario pubblico che ci tuteli e servizi pubblici per tutte e tutti, anche nelle periferie. Contro la privatizzazione che è stata portata avanti da destra e sinistra, dalla giunta di Zingaretti e che è in piena continuità con la destra di Rocca oggi.
Il fatto che sia stata ritirata la mozione non ci solleva, è stato già annunciato che verrà portato avanti un atto nell’ambito delle pari opportunità proprio su questa stessa linea.
Non ci fermeremo e continueremo a monitorare questo tipo di iniziative, le donne del VI Municipio continueranno a lottare per i propri diritti e la propria autodeterminazione.
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