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Monza Brucia

Il contagio sale da Milano e si propaga a Monza più rapidamente che in ogni altra provincia lombarda, più rapidamente che in ogni altra provincia italiana. I casi registrati martedì sono stati 1.362, poco meno dell’intera regione Toscana, che nello stesso giorno ha registrato 1.823 casi, e più di ognuna delle altre regioni italiane – escluse le 5-6 più popolose. Il Lazio, che è con l’acqua alla gola, ha registrato solo (si fa per dire) 1.993 casi, mentre la Campania (anzi la Campagna, come dicono i «bàgai» di Münsa) ha fatto registrare 2.761 casi.

Mercoledì è andata un po’ meglio, con soli 822 casi. Il San Gerardo – l’ospedale cittadino – è sotto stress, e l’ATS (ex ASL) è caduta vittima di una congiura interna: i colleghi sani chiamano a casa i colleghi in quarantena per vedersi segnalare come contatti diretti.

Se questa non è follia…

Ma c’è di peggio. Appena accertato un caso positivo, le scuole mandano tutta la classe a casa, a scontare una sorta di quarantena ufficiosa – nessuno sa se il bambino deve stare a casa segregato o meno. Non ti contatta nessuno. Di sicuro a casa deve rimanere uno dei genitori, per circa una decina di giorni. È una lotteria. Perché nulla assicura che dopo essere rientrati a scuola un altro bambino della stessa classe non risulti positivo e si riparta con la segregazione.

Per i genitori sono giorni di lavoro persi, sono reddito in meno, sono sconforto e delusione, e amarezza per un destino totalmente nelle mani del caso e della sfiga. Se hai il lusso di avere due figli alle elementari, sei fottuto. Ti sei giocato la stagione, le ferie, i permessi, il rispetto dei colleghi, ti sei giocato lo stipendio, che al massimo verrà rifuso al 50%. Questo metodo fa schifo, e i genitori pagano un conto salato.

Nella scuola di mio nipote, in Piemonte, va già meglio, si lascia a casa solo il caso positivo, gli altri bambini rimangono in classe. Non è il migliore dei sistemi, però lascia un po’ di respiro. Non moriremo di fame, abbiamo scorte di fagioli e lenticchie.

Siamo delusi per questa cosa che ci sta ri-piombando addosso – che non voglio nemmeno nominare, visto lo scetticismo montante.

Ciò che sappiamo per certo è che il contact tracing è un papocchio – anzi, un double bind: fa danni sia quando funziona, sia quando non funziona. Affidato alla resistenza fisica di operatori umani è un sistema cervellotico per gestire una pandemia. Richiede un impegno di persone nel rapporto di uno a uno, come in quelle mappe così accurate e perfette e inutili che riproducono il territorio nel rapporto 1:1.

L’altro ieri è stato lanciato un bando per l’assunzione di 500 (dico CINQUECENTO) operatori della protezione civile da destinare al tracciamento – rigorosamente assumibili a termine con contratto di Collaborazione. Li vedo già questi 500 baldi lavoratori-collaboratori, attaccati al telefono a rintracciare i contatti diretti di 1.362 brianzoli (in un giorno!).

Se questa non è follia…

Follia che ti fa dubitare nelle possibilità che la mano umana possa qualcosa nella gestione di eventi che coinvolgono non gli individui singoli, ma intere popolazioni.

Il sistema sanitario non è tarato per gestire eventi di questo genere. Non ci sono investimenti che tengano, se spesi in questa direzione.

Tutti abbiamo visto quei film dove si vedono centraliniste sedute davanti a pannelli pieni di spine e di jack, intente a rispondere e a commutare a mano le telefonate. Il sistema funziona fin quando a possedere un telefono sono in pochi. Ma quando ad avere in tasca un telefono sono praticamente tutti, e le telefonate individuali sono decine al giorno, e non decine alla settimana, e dove tutti telefonano, anche mentre lavorano, la mano umana deve lasciare il posto alla macchina, e nel nostro caso, all’Intelligenza Artificiale.

Se pensiamo di gestire il tracciamento a mano, be’, chiudiamo subito; se abbiamo paura dell’Intelligenza artificiale, perché le macchine e l’IA ci controllano e ci spiano, ci guardano e misurano, be’, chiudiamo lo stesso, e andiamo a seminare patate quarantine nell’Oltrepo pavese.

Poi il problema non è questa cosa che ci è caduta tra capo e collo, il problema, dicono i bauscia in pausa pranzo, “è il governo, il governo ladro”.

Come si dorme sereni coperti da questa sentenza!

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