“Qua si chiamano tutti Carta e Lai, sono tutti parenti. Si sposano tra cugini, fratelli, è una cosa… Però non si può dire, sennò si offendono i Sardi“.
Così in un famoso video, il generale Molteni – tra gli imputati del processo di Lanusei per disastro ambientale nel poligono di Quirra – spiegava l’incidenza di tumori, asserendo che le persone nei paesi intorno al poligono si ammalavano perché si sposavano tra parenti.
E pare che sostanzialmente il tribunale gli abbia dato ragione, visto che non è stata riconosciuta l’omissione delle bonifiche, da cui ne sarebbe conseguito un disastro ambientale, in una zona di esercitazioni militari in cui i casi di malformazione e morte fra uomini e animali è certamente fuori norma.
Evidentemente anche per il tribunale tutto ciò potrebbe derivare, per uomini e animali, dal fatto che “si sposano fra cugini” e siccome “non si può dire, sennò si offendono i Sardi” avranno preferito dare la colpa alla sfortuna. Certo non alle esercitazioni militari.
La verità è che con questa sentenza lo Stato italiano si autoassolve.
Nonostante la procura di Lanusei avesse ipotizzato che dalle mancate bonifiche, dalle continue esercitazioni all’interno del poligono sarebbe conseguito un disastro ambientale, oltre le morti di molti cittadini del luogo, il giudice di primo grado nella giornata di ieri ha deciso per l’assoluzione di tutti gli imputati.
Per il tribunale non vi è prova del reato.
Una prova che invece per tutto il popolo sardo è evidente: migliaia di chilometri quadrati in terra e in mare resi inutilizzabili, decine di persone ammalate e morte, centinaia di animali contaminati.
La sentenza dimostra che lo Stato italiano non ha nessuna intenzione di punire se stesso per i danni arrecati alla nostra terra e per le morti causate ai cittadini sardi.
Ma questa autoassoluzione non ci fermerà, non ci farà fare un solo passo indietro nella lotta contro l’occupazione militare, continueremo la nostra lotta politica sino a quando le nostre terre, tutte le nostre terre, saranno libere.
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