Si avvicina la bella stagione e l’argomento concessioni balneari è all’ordine del giorno per diversi motivi, da una parte chi vorrebbe la proroga delle concessioni in atto, dall’altra chi vorrebbe che invece venissero indette gare pubbliche prevedendo concessioni a scadenza e non “sine die” così come prevede la direttiva europea Bolkestein, e come da sentenza del consiglio di stato.
La seconda ipotesi ai più potrebbe sembrare quella più corretta, ma a noi non appassiona questa diatriba.
Liberu già nel mese di maggio 2020 denunciò il giro d’affari in crescita degli stabilimenti balneari e la crescita esagerata del numero degli stessi, che in quel momento veniva giustificata dalla necessità del distanziamento sociale perché era ancora molto diffuso il covid.
Oggi quindi il numero impressionante di concessioni non è più giustificabile e l’ulteriore estensione degli spazi concessi non fa che ridurre lo spazio pubblico ed all’uso collettivo.
Di questo passo i cittadini sardi, padroni di casa e abituali frequentatori di spiagge libere, si troveranno nella paradossale situazione di poter usufruire delle spiagge più belle soltanto prima o subito dopo i due mesi estivi di luglio e agosto a meno di poter pagare cifre esorbitanti negli stabilimenti.
Questi sacrifici e rinunce in cambio delle briciole dei guadagni milionari che finiscono nelle tasche di società e gruppi multinazionali perché di questo si tratta nella maggior parte dei casi.
Noi chiediamo che le spiagge siano libere con i servizi necessari quali bagni, docce e bagnino, a prezzi accessibili a tutti, non abbiamo bisogno degli orribili letti a baldacchino che si vedono in tanti posti, così come non abbiamo bisogno di spiagge trasformate in discoteche o luoghi per concerti.
Noi chiediamo che gli spazi destinati a stabilimenti siano una parte minoritaria delle spiagge che devono continuare ad essere fruibili da tutti, che quelle più fragili siano sottratte ad un peso antropico tale da farle sparire tra non più di qualche decennio.
Ma tutto questo avrebbe bisogno di una classe politica che facesse finalmente gli interessi generali dei sardi e avesse una visione di sviluppo e futuro di questa terra nella prospettiva di liberazione ed autodeterminazione di un intero popolo.
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