A Verona, qualche giorno fa, si è votata una mozione sulla legge 194 dal titolo “iniziative per la prevenzione dell’aborto e il sostegno alla maternità nel 40°anniversario della legge 194/1978”. Una mozione approvata a larga maggioranza (21 favorevoli e 6 contrari) che ha visto il sindaco Sbarina mettere d’accordo lega e PD su un’iniziativa che da il via a una serie di finanziamenti ad associazioni cattoliche per la promozione della gravidanza senza se e senza ma.
Il sindaco e la sua giunta si impegnano così a sostenere iniziative per la prevenzione dell’aborto con “l’inserimento nel prossimo assestamento di bilancio di un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona per la promozione del progetto regionale ‘culla segreta’” (qualcosa che richiama molto una triste consuetudine medievale). In altre parole: finanziamenti pubblici ad associazioni cattoliche come il Centro Diocesano Aiuto Vita e la fondazione Vita Nova, strutture legate strettamente a quel pezzo di borghesia clerico-fascista che organizza il Family Day a cui lo stesso Zelger e il sindaco sono vicini.
Una mozione che dichiara Verona “città a favore della vita”, sancendo così che l’autodeterminazione della donna viene solo a seguito della sua funzione procreatrice. La protesta di Non Una di Meno, indossando simbolicamente un vestito da ancella durante la discussione in consiglio, è stata quasi subito sgomberata dalle forze dell’ordine, e la votazione ha potuto concludersi senza grosse opposizioni.
Nella motivazione e commento della mozione, si va apertamente all’attacco del diritto all’aborto sancito da una legge nazionale, parlando di ‘uccisioni nascoste’ prodotte dalle pillole abortive e dell’eliminazione degli embrioni umani sacrificati nelle pratiche di procreazione medicalmente assistita”. Si parla della diffusione della RU486, come causa della crescita del numero degli aborti e della diffusione della “cultura dello scarto”. Viene inoltre difesa l’obiezione di coscienza “spesso oggetto di pressioni da parte di gruppi ideologizzati” e si afferma che “spesso basta un piccolo aiuto economico o la possibilità di un lavoro, per restituire ad una donna in difficoltà la serenità necessaria per accogliere il suo bambino”, come se bastasse qualche euro in piu al mese per poter avere la serenità o la volontà di essere madre, dimenticando che in Italia sono 300000 le donne madri single a richio di povertà assoluta.
Si parla di difesa della razza, per bocca dello stesso senatore Pillon, che difende la mozione dichiarando che “Dobbiamo sostenere la maternità altrimenti nel 2050 ci estinguiamo come italiani”.
Al questo voto si sono susseguite una serie di polemiche e di attacchi verso il capogruppo PD Carla Padovani (apertamente antiabortista e contro le unioni civili), ma poco ci importa ormai in questo giornale sottolineare le scelte sempre più antipopolari del PD, quanto piuttosto sottolineare le implicazioni di questa mozione, passata nei giornali come una decisione presa sulla base della coscienza e dell’amore per la vita, ma che ha molto del discriminatorio, razzista e del clerico-fascista.
Clicca qui per vedere il video della protesta di Non Una di Meno.
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