Diario di una giovane ucraina da majdan a oggi
Canaglia prokatsapy
Luglio-Agosto: Hanno lasciato il giornale nella cassetta postale. L’ennesimo grugno disgustoso di un candidato chiama all’ennesimo rovesciamento del governo. Nessuno prende il giornale: le pagine sono sparpagliate fuori dell’ascensore. Dicono che non sia rimasto più nulla dell’Ucraina. Sono rimaste solo le persone buone, di talento, intelligenti e, spesso, profondamente infelici, stanche degli inganni. All’uscita della metropolitana allungano loro il giornale “Banderisti”: essi voltano la faccia disgustati. Siamo andati con gli amici a fare al bagno al laghetto; sulla riva ci sono due coppie in costume da bagno. I ragazzi hanno tatuate sulle spalle svastiche e aquile: chiaro che arrivano dalla zona ATO (Anti Terrorističeskaja Operatsija). Presto inizia la scuola, ma sugli scaffali ci sono solo quaderni con l’immagine di Bandera; libri di testo senza Bandera o il “golodomor” (la carestia che tra il 1932 e ’33 sconvolse molte regioni dell’Urss, tra cui l’Ucraina, ma che i bandersti continuano a qualificare come “genocidio pianificato” da parte di Mosca) : solo questo chiedeva il Donbass, davvero non lo si poteva concedere, invece di trattarli con disprezzo e imporre loro la Galizia in tutte le salse? Oggi non ci sarebbe nessuna guerra.
Settembre: è iniziata la majdan comunale. Solo in Ucraina è possibile vedere ministri che lanciano lacrimogeni, agitano bastoni e i loro sottoposti tirano granate. Interessante: chi distribuirà le pentole sotto il palazzo del governo? Nel 2014, il deputato Ljaško distribuiva bastoni direttamente dalla propria jeep. L’ho visto coi miei occhi. La majdan comunale deve portare mestoli e pentole. Quest’anno non ci saranno altre mobilitazioni per l’esercito, tranne i coscritti. Tornano a Kiev giovani ucraini stanchi e abbattuti. Si danno a bere dappertutto e dicono di esser stati abbandonati, senza lavoro. Hanno combattuto contro la propria gente, mentre il presidente apriva nuovi negozi di dolci. Il governo obbliga tutti i neuropatologi a occuparsi della riabilitazione dei reduci dall’ATO. Per i più gravi ci sono già diagnosi non neurologiche, ma psichiche gravi; essi si definiscono assassini, vedono sangue nel letto e si vedono affogare nel sangue; urlano di notte. Ma ai medici è vietato diagnosticare l’invalidità; al massimo tossicodipendenza, alcolismo, alterazione cerebrale, contusioni.
Ottobre: il 29 settembre 1941 cominciarono le prime fucilazioni a Babij Jar. Domani Porošenko e Jatsenjuk porteranno le corone di fiori; l’ex presidente Leonid Kravčuk farà pentimento di fronte agli ebrei vittime dell’olocausto e chiamerà a uccidere i russi. Non è un manicomio? Ho visto una ragazzetta con la stella di David cucita; gli stessi ebrei oggi portano i simboli dei nazionalisti ucraini, i loro assassini. La caduta dell’Ucraina nel nazionalismo estremo purtroppo non è uno spiacevole episodio, ma una grave e profonda riformattazione della società, che ha di fronte ancora molte notti di San Bartolomeo. Ci sono le elezioni; in un seggio hanno appeso i ritratti di Putin e Medvedev. Accorrono i poliziotti in cerca dei malvagi separatisti. Medici e infermieri del mio policlinico o non sono andati a votare, oppure hanno annullato la scheda.
Decomunistizzazione
Novembre: 9 novembre – oggi è la giornata della lotta a fascismo, antisemitismo e xenofobia. Alla vigilia, a Lutsk (capoluogo della Volinja, la regione a forte minoranza ebrea e polacca che nel 1941-’43 subì le stragi più feroci da parte dei filonazisti dell’UPA) hanno imbrattato con vernice rossa e nera (i colori dell’UPA) la lapide a ricordo delle vittime dell’olocausto. Nella vicina regione di Rovno hanno dato fuoco alla chiesa ortodossa fedele al patriarcato moscovita dopo averla derubata di tutto: agivano così i nazisti con le sinagoghe negli anni ’30 e ’40. E’ arrivata una conoscente da Mariupol: seppelliscono senza piastrine di riconoscimento i morti nell’operazione ATO; sotto terra squillano i cellulari: apocalisse ucraina. Presto a Kiev la prospettiva “Flotta aerea” verrà ridenominata “Stepan Bandera”. Quando i tedeschi occuparono la città nel 1941, per prima cosa rinominarono strade e piazze, affiggendo targhe in tedesco. Lancio un’idea ai decomunistizzatori: interrare il patriarcato nemico, costruito dai cani-comunistoidi e utilizzarlo come bunker e deposito di armi per la guerra contro Russia e Crimea. Darne le chiavi a Jaroš (all’epoca, ancora leader di Pravyj Sektor). Hanno smantellato le lapidi ai generali Malinovskij e Žmačenko; hanno rotto il bassorilievo a Lunačarskij (Ministro dell’istruzione nel primo governo sovietico nel 1917 e fino al 1929). Nel centro di Kiev celebrano la giornata del “golodomor”; poco distante, saccheggiano gli uffici di Rinat Akhmetov (considerato il più ricco magnate d’Ucraina).
Harakiri politico
Dicembre: folla al museo “Taras Ševčenko” di Kiev per la mostra “Donbass: come era prima della guerra”; le persone sono scioccate: davvero era così? Per tanti anni hanno raccontato loro che là vivono dei deficienti e che bisogna “circondare il Donbass col filo spinato”. E’ comparsa una nuova organizzazione, il “Movimento di destra”, con il simbolo del battaglione “Azov”, lo Schwarze Sonne: arruolano gente per la lotta contro “l’oppressione giudeo-moskaly”. L’Ucraina ha fatto harakiri politico sotto gli occhi di tutti, spruzzando sangue sugli astanti. I pensionati sono alla fame. Assoluta atrofia della popolazione. Nelle case solo poche luci: la gente fa economia. Depressione dappertutto. Sono andata a pagare le spese condominiali: ci ammazzano. Da 25 anni non vedevo un tale odio per il governo. La gente vuole il ritorno di Janukovič: è ridicolo, anche se triste. Nel centro di Kiev hanno addobbato un abete a forma di cioccolatino “Rošen”, con palline dorate quale simbolo di gioia e felicità. Tutt’intorno, giacciono barboni; le persone passano e fanno selfie. Hanno approvato il bilancio per il Natale cattolico: roba da annichilire i cittadini. Kievliani, abituatevi ai panini con la margarina. L’economia tedesca è cresciuta nella margarina. Buon Natale, cittadini.
Il ciuffo cosacco non è più di moda
Gennaio-Febbraio 2016: Sono andata a vedere la fiaccolata dei banderisti: ragazzi, per ora non chiamo nessuno in Ucraina; per ora non ce n’è bisogno. Hanno suonato alla porta due reclamisti; alla mia richiesta di parlare in russo, hanno risposto che non lo sanno; io ho detto che non so l’ucraino e ho richiuso la porta. Non venitemi a dire che mi comporto da stupida: chiamano la mia madrelingua “gergo da bestia-kotsapy” e io dovrei sorridere? No ragazzi, non porgo l’altra guancia.
Sono tutta raggiante di dignità (il colpo di stato del 2014 è detto ufficialmente “Rivoluzione della dignità” – nota di Komsomolskaja Pravda). E’ arrivata la bolletta del riscaldamento: per un appartamento mediocre in un quartiere dormitorio, 1.154 grivne; per l’insieme delle tariffe condominiali, 7.000: quasi tre miei stipendi. La gente in massa rifiuta di pagare; aspettano le autorità con schioppi e lupare. Molti mettono i riduttori ai termosifoni, preferendo congelare, ma il governo intende vietarlo per legge. A Kiev le donne indossano tutte gli stessi paltò e cappelli sintetici e portano borse cinesi. Gli occhi spenti, gli angoli delle labbra e degli occhi abbassati. La vita è davvero scesa al livello più basso. Per quanto riguarda gli uomini, dicono che sia crollata la richiesta del ciuffo alla cosacca: nel 2014 lo portava la metà degli uomini.
Fine
Fabrizio Poggi
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