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Crime economy. La holding criminale sul gioco d’azzardo

I quotidiani e i telegiornali del 15 novembre aprivano con questi titoli roboanti:

Blitz contro la mafia delle scommesse, 68 arresti e sequestri per un miliardo di euro! Con sottotitoli e commenti come: “Le mafie si sono spartite e controllano il mercato della raccolta illecita delle scommesse online” .

Con questa operazione si conosce anche l’ammontare dei beni sequestrati: Il volume delle giocate, riguardanti eventi sportivi e non è superiore ai 4,5 miliardi.

Da osservare anche come una gran parte di loro fossero esponenti della criminalità organizzata nelle diverse famiglie o clan come: la Sacra corona in Puglia; la mafia in Sicilia; la ‘ndrangheta in Calabria – oltre ad alcuni imprenditori che fungevano da prestanome.

Un precedente prologo a questa inchiesta è da ricondurre al periodo nel quale l’introduzione della legge di stabilità del 2015 (diventata a sua volta un punto di svolta nelle indagine) smaschera un sistema nascosto tra le pieghe delle normative inserite nella sanatoria introdotta .

La sanatoria prevedeva – per chi prima raccoglieva le scommesse all’estero aderendo al pagamento delle somme, per trasferire l’attività in Italia tramite l’apertura di siti legali cioè: quelli targati “.it” – di usufruire di sconti, sia economici che amministrativi.

E’ in questa manovra (sostituire il terminale .com con .it) che, secondo le indagini, avveniva l’illecito poiché è tramite l’utilizzo “.it” (che dava caratterizzazione al terminale web) che queste applicazioni di Rete venivano a loro volta utilizzate come copertura per proseguire la raccolta e la gestione illegale delle scommesse e delle economie derivanti (quelle che venivano fatte nei siti on-line con terminale “.com”), i cui proventi economici a loro volta erano esenti da controlli e tributi previsti invece per le applicazioni con terminale “.it” .

In questo settore erano spesso utilizzate competenze di bookmakers e specialisti, esperti in forme algoritmiche capaci di modificare le strutture di gestione delle applicazioni presenti nella Rete per giochi on-line e altre “app.” (piattaforme digitali) riservate per sistemi di scommesse virtuali; per cui – tramite questo “semplice meccanismo” – si produceva una crescita a dismisura dei rispettivi profitti e guadagni.

La svolta nell’inchiesta è avvenuta quando uno di loro (specialista in algoritmi), dopo aver aderito al condono (previsto dalla legge di sanatoria del 2015), voleva ritirarsi da quest’attività illecita. A fronte di ciò i diversi “boss” dei gruppi attivi e presenti nel settore (mafia, sacra corona unita, ndrangheta e camorra) lo costrinsero a continuare impedendogli così tale azione di fuoriuscita dal quel sistema che lui aveva, infine, considerato: “truffaldino” e illegale.

Quel rifiuto da parte del “bookmaker” (probabilmente anche oggetto di minacce) comportò, come reazione la sua “resa e consegna” agli inquirenti, diventandone di fatto un prezioso “pentito”.

Pentito utile per approfondire l’indagine sul settore delle scommesse clandestine, svelandone altresì i metodi e le connessioni presenti tra i vari clan. Giovanni Bianconi – giornalista del Corriere della Sera – a commento di questa “brillante” (sic!) operazione – tra le altre analisi – scrive: “Non serve gente che spara, meglio chi sa usare la Rete” i

In pratica assistiamo oggi a una particolare evoluzione (in senso postmodernista probabilmente) delle azioni in oggetto.

Al punto che da un dialogo intercettato due anni fa emergeva la nuova frontiera del crimine, spiegata così: ”Questa è musica di malavita. Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali e tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che vanno a fare così: bam bam! Io cerco quelli che fanno così, invece: pin, pin! Che cliccano! Quelli cliccano e movimentano… È tutta una questione d’indice, capito?”

Cioè per capire e spiegarsi meglio: hanno semplicemente sostituito, non l’indice, bensì il “click” dal grilletto di una pistola o di un fucile con un’identico “click” nel computer!

E tutto ciò per guadagni molto più consistenti poiché il “crimine” in questo caso non contiene le classiche “macchie di sangue” a loro volta oggetto d’indagini o inchieste da parte di speciali corpi di polizia anticrimine!

Con questo blitz (non certo improvviso o inaspettato) frutto e sviluppo di precedenti inchieste – tramite la presenza del classico “pentito” – si è potuta svolgere l’intera operazione realizzando tra altre cose quello di poter ricondurre all’erario statale le ingenti somme a loro volta trafugate da parte di quei clan criminali che risultano essere diretti concorrenti con l’AAMS (Azienda Autonoma dei Monopoli di Stato) cioè l’azienda statale che gestisce , insieme alla Confindustria, il settore dei giochi, lotterie e et similia.

Operazione a sua volta funzionale – tramite le diverse procure: siciliane, calabresi e pugliesi – soprattutto nello svelare la presenza in pratica di un vero e proprio sodalizio; una specie di holding o sindacato del crimine (di storica memoria anni ’30 – in quel di Chicago, Usa).

Fase nella quale operò tale organizzazione criminale e malavitosa che spadroneggiò fortemente in quegli anni, cioè nel periodo appunto del proibizionismo – sul quale sono stati prodotti numerosi film, scritti molti libri e svolti innumerevoli processi con pesantissime condanne.

Una similitudine credo sia possibile fare tra quel periodo e questo attuale.

Gli sviluppi dovuti a queste ultime operazioni fanno emergere una preoccupante similitudine con quanto accadde – negli anni ’30 del secolo scorso – in quel di Chicago negli Usa.

Allora fu promulgata la legge detta del “proibizionismo”. La quale vietava e puniva fortemente con arresti, condanne a decenni di carcere e perfino la pena di morte quanti praticavano tale commercio illegale creando per l’appunto un vero e proprio sodalizio definito poi come sindacato del crimine!

A loro parziale giustificazione semmai il problema consisterebbe quindi che tale pratica (il mercato nero o clandestino) avrebbe potuto avere una sua particolare legittimità sociale in quanto consistente: a) in rapporto alla diffusa pratica legale e persecutoria da parte delle autorità statali contro i cosiddetti “criminali”; b) la irresistibile voglia di “bere” – quindi consumare alcol – da parte di numerosi cittadini statunitensi; a loro volta in preda a periodi di allegria, spensieratezza dopo le sofferenze subite a causa della disastrosa “grande depressione” – dovuta al crollo economico statunitense nel 1929 (v. film famosi come: c’era una volta in America ecc..) .

Dal proibizionismo al legittimismo e legalizzazione.

Questa similitudine in pratica da noi non è possibile farla poiché in Italia il “proibizionismo” del gioco d’azzardo già esisteva nei precedenti periodi e in legislazioni in vigore fin da allora.

In quelle fasi storiche la presenza di associazioni illegittime e organizzazioni criminali, illegali e malavitose erano sì presenti e anche pervasive, ma spesso risutavano nascoste, malcelate, da un “sentire e agire comune” che “offuscava” i contorni dei suoi terminali; i quali a volte corrispondevano a clan familistici, società familiari o individuali per la concessione di “prestiti” accomodanti!

La malavita faceva sì incetta di notevoli quantità economiche ma il tutto doveva avvenire di nascosto spesso affidandosi a “malcelate complicità” dei soggetti ai quali erano indirizzate scommesse; prestiti usurai e quant’altro.

Le loro quantità e qualità erano sotto controllo e avvenivano nei settori marginali e nascosti in aree sociali specifiche.

La legalizzazione del gioco d’azzardo ha fatto sì che queste organizzazioni illegali o criminali crescessero esponenzialmente raccogliendo altresì enormi quantità di denaro realizzando così profitti vertiginosi.

Differenza tra proibizionismo e legalitarismo

Fatti specifici caratterizzati dallo scatenamento di una vera e propria guerra tra le organizzazioni criminali – presenti allora nelle principali metropoli statunitensi – per accaparrarsi sia il mercato dell’alcool sia il controllo del territorio per lo smercio “alcolico” il cui consumo era allora probito dalla legge fatta appositamente. Tale conflitto era caratterizzato dalla presenza di una speciale forma organizzativa che fu definita poi come “Sindacato del crimine”! E’ sotto questa denominazione – passata alla storia – che si è sviluppata la loro funzione (militanti delle varie organizzazioni antiproibizioniste dell’epoca, raggruppati in clan, bande e associazioni varie) in quel particolare periodo speciale caratterizzato da leggi proibizioniste con particolari attenzioni alle forme associative che aggirando tale divieto rifornivano di alcol proibito numerosi locali spesso clandestini.

Tale regime “proibizionista” potrebbe, apparentemente, anche giustificare il “traffico clandestino” di sostanze alcoliche allora proibite e vietate.

Nel caso italiano invece assistiamo proprio all’inverso.

La crescita di questi particolari e specifiche attività illegali – considerate tali – avviene proprio nel momento in cui tale funzione (gioco d’azzardo) viene resa legale e quindi tramite una specifica legislazione si passa dal divieto e dalla condanna alla legalizzazione del “gioco d’azzardo” e degli altri che venivano attuati in bische e locali illegali ed anche scommesse clandestine sulle diverse forme competitive (calcio, cavalli, cani, automobili ecc… ),

Con la legalizzazione prevista da una legge – che ne stabiliva normative e prerogative per l’esercizio di tale mercato – tutto ciò è stato reso legittimo.

Lo Stato diventava così di fatto il “biscazziere” del popolo italiano

Tra il 2000 e il 2016 (periodo nel quale è stato legalizzato il sistema dell’azzardo), la raccolta complessiva da giochi, indice dell’ampiezza del mercato, è aumentata di cinque volte, passando in termini reali da 20 a circa 96 miliardi di euro annui. Lo Stato incassa circa 10 miliardi di entrate erariali.

Alcuni dati ci dicono che: “in Italia ci sono più slot machine che posti letto in ospedale”.

Il mercato dei giochi è potuto crescere grazie alla forte innovazione nelle modalità di gioco con la diffusione di internet e la possibilità di effettuare giocate attraverso la rete, on line e su eventi live.

A proposito di “pubblicità” invadente qalcuno ricorderà sicuramente lo spot pubblicitario che Sky metteva in onda sempre prima di ogni collegamento calcistico nel quale un famoso attore pubblicizzava il sito di scommesse on line “Bet365” (non voglio con questo insinuare nessunissima accusa o indicarlo come illegale. N.d.t.). E’ da notare comunque come molte delle aziende sanzionate avevano come acronimo proprio l’aggettivo “bet”; e la stessa operazione della Guardia di Finanza conteneva tale acronimo.

Dichiara un magistrato, che da qualche tempo sta indagando in questo settore che: “La mafia sta sempre un passo avanti. E s’infiltra, dove c’è il vuoto normativo”. ii

A che punto è oggi il settore “industriale” del gioco d’azzardo? iii

Lo scorso anno in Italia sono stati puntati sul gioco d’azzardo lecito oltre 101 miliardi di euro, in aumento del 6% rispetto al 2016. La Spesa dei giocatori si è assestata sui 20,5 miliardi. L’incasso dello Stato – tramite gettito erariale – è stato pari a 10,3 miliardi di euro .

Se si vuole approfondire le cifre e le caratteristiche particolari di questo importante settore “confindustriale” si può osservare il link sopracitato (iv).

Apparentemente, nonostante il forte periodo di crici economica, questo settore presente anche in Confindustria in quello dei giochi (https://www.agimeg.it/) non conosce crisi. v

Sono circa oltre 6.000 le imprese operanti con almeno 100.000 dipendenti (il 20% impiegati nella filiera diretta; l’80% a quella indiretta – punti vendita, tabaccherie, bar, autogrill, edicole) a questi numeri va aggiunto l’indotto del settore (costruttori di giochi e componenti elettronici, commercio dei macchinari, noleggiatori e gestori di attrezzature, ricevitorie, sale bingo, gaming hall) i quali – numeri alla mano – sono quasi raddoppiati dal 2006 al 2011.

Tale è la cifra che viene utilizzata in questo settore che sia lo Stato sia i suoi tutori non potevano che si lasciasse l’intero provento economico in mano ad un’illegalità che gli sottraeva importanti risorse finanziarie.

Sono altettanto convinto che a questo scopo sia servito, tra le altre cose, l’operazione “blitz” scattato all’alba del 14 novembre.

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1 Commento


  • Claudio Dalpiaz

    Negli ultimi anni sono oltre 7k i siti illegali oscurati dalla PPostale & GdF.
    Ma la competenza tecnologica, l’utilizzo di Intelligenza Artificiale e soprattutto la consapevolezza della necessità di investire risorse, scarseggiano. Un portale unico di accesso con identificazione via carta di credito potrebbe aiutare, ma va chiarito che in informatica la sicurezza non esiste. Ormai chiunque è in grado di usare proxy e vpn per giocare su siti basati su piattaforme altrimenti irraggiungibili. O attivare una carta di credito/debito in paesi esteri – paradisi fiscali/amministrativi. Le E-citizenship con possibilità addirittura di avviare un’impresa e di agire da remoto senza recarsi nel paese sono gia realtà. Contenere i danni dell’azzardo online è quindi un’operazione che va consolidata soprattutto con la prevenzione (lungo sarebbe spiegare come).
    L’azzardo land based invece, sarebbe relativamente facile da governare: bonifica generale di ogni forma di azzardo dai territori (tranne alcune lotterie nazionali annuali) e confinamento di tutti i giochi di alea con posta in denaro in casinò (o gambling town / district) dove le mafie siano off limits. Se ci fosse un casinò in ogni capoluogo le bische clandestine farebbero pochi affari…
    Claudio

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