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Libia: Il neo colonialismo vola sulle ali della “No Fly zone”

L’approvazione della risoluzione ONU per l’instaurazione della “No Fly Zone” sui cieli di Libia, che ha visto nel Consiglio di Sicurezza 10 voti a favore e 5 astenuti (Russia, Cina, Brasile, India e Germania) trasforma quello che nei primi giorni sembrava un azzardo di Sarkozy in una ingerenza militare che si dispiegherà nelle prossime ore.

Quanto siano affidabili i referenti scelti da Francia e Inghilterra in questa nuova avventura di guerra – il Consiglio Nazionale Transitorio libico – sarà motivo di verifica nei prossimi giorni.

I pochi dati che abbiamo a disposizione su quest’alleanza, nata sull’onda di uno scontro ben diverso dalle rivolte scoppiate in tutto il Maghreb, non sono rassicuranti.

Innanzitutto c’è molto da dubitare in una rappresentanza che cerca legittimazione da uno dei governi più compromessi con il passato e il presente colonialista europeo, chiedendo a gran voce l’instaurazione di una No Fly Zone con i conseguenti bombardamenti che ciò comporterà. Gli eventi di questi giorni dimostrano che il conflitto libico è ben diverso dalle rivolte scoppiate negli altri paesi arabi. In Libia siamo di fronte  ad una guerra civile tra le grandi tribù che prima formavano il sistema di governo della Jamahiriya.

Altro segnale preoccupante per gli eserciti occidentali sono stati gli arresti verificatisi nelle scorse settimane di corpi scelti inglesi, catturati mentre tentavano di infiltrarsi tra gli oppositori di Gheddafi per “sostenere” la rivolta. Sostegno rispedito rudemente al mittente, da parte di chi combatte contro l’indifendibile Raìs di Tripoli, ma che evidentemente non vuole ingerenze dall’esterno.

Qual è allora la rappresentanza e quali gli obiettivi di questo Consiglio Nazionale Transitorio libico? Con ogni probabilità siamo di fronte ad un gruppo rappresentativo di alcune tra le tribù libiche in conflitto, disposte – per avere un ruolo nel futuro di quel paese – a divenire “cavalli di Troia” per la frammentazione della Libia in funzione degli interessi occidentali.

Le risorse energetiche libiche sono immense e gli attuali “primi della classe” (Francia, Inghilterra, USA) intendono spartirsele attraverso i ben noti strumenti di “pace” sperimentati in questi anni in Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libano, Palestina.

Il movimento contro la guerra è vaccinato dalla propaganda filo – imperialista che prepara il terreno alle aggressioni neo colonialiste. I contenuti della campagna mediatica scatenata sui fatti di Libia sono un modello ben noto – e “bipartisan” – per legittimare di fronte all’opinione pubblica l’aggressione militare.

In Libia occorre fare appello per un cessate il fuoco immediato e l’avvio di una conciliazione tra le tribù in conflitto. Ciò potrà avvenire solo attraverso l’autorevolezza di una proposta fatta da soggetti neutri e disinteressati alle vicende interne libiche, non certo dai bombardieri della NATO e da un’alleanza in loco disposta a delegare a essi la soluzione della guerra civile.

Contro la nuova guerra nel Mediterraneo, contro i complici dell’intervento militare “umanitario” in Libia prepariamo la mobilitazione in tutte le città.

No all’uso delle basi militari in Italia per l’aggressione contro la Libia.

Organizziamo mobilitazioni in tutte le città.

La Rete nazionale Disarmiamoli!

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