L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) è un pachiderma che si limita a registrare come evolva la situzione del lavoro nel mondo, senza intervenire mai per disturbare i manovratori. Ma anche questo pachiderma deve denunciare che l’evoluzione è completamente negativa e non per colpa del destino cinico e baro, ma a causa di politiche econmiche sballate.
Nel 2012, calcola, il numero di disoccupati nel mondo salirà a circa 202 milioni. Il dato è in aumento rispetto ai 196 milioni del 2011 e corrisponde a un tasso di disoccupazione del 6,1%. Per il 2013, gli esperti prevedono un tasso del 6,2 %. Inoltre, il numero di persone alla ricerca di un impiego continuerà a crescere per raggiungere i 210 milioni nel 2016, malgrado un graduale ma limitato declino dei tassi di disoccupazione. Secondo l’Ilo, le tendenze sono particolarmente preoccupanti in Europa, dove i tassi di disoccupazione sono aumentati in quasi i due terzi dei Paesi dal 2010.
La «trappola dell’austerità » non ha creato nè crescita, nè posti di lavoro, afferma l’Ilo. «L’austerità si è tradotta in una debole crescita economica, un’accresciuta volatilità ed un deterioramento dei bilanci delle banche», a loro volta «all’origine di una contrazione supplementare del credito, un calo degli investimenti e quindi nuove perdite di lavoro». E’ la descrizione di un avvitamento recessivo da cui, continuando con le stesse politiche, non si riesce a vedere uscita. «Nei Paesi che hanno spinto più avanti l’approccio ‘austerità -più-deregulation’, principalmente i Paesi d’Europa del Sud, la crescita dell’economia e dell’impiego ha continuato a degradarsi», afferma l’Ilo. Un vero successo della troika Bce-Ue-Fmi, come si vede.
Il «World of Work Report 2012- Better jobs for a better economy» (128 pagine) si sofferma anche sulle politiche di deregulation del lavoro ed afferma che «non riescono a rilanciare la crescita e l’occupazione nel breve periodo». Gli effetti sull’occupazione delle riforme del mercato del lavoro dipendono fortemente sul ciclo economico. Di fronte a una recessione, una regolamentazione meno rigorosa può portare a più licenziamenti senza sostenere la creazione di posti di lavoro. Analogamente, l’indebolimento della contrattazione collettiva rischia di provocare una spirale al ribasso dei salari, e ritardare ulteriormente il recupero. Tra gli aspetti preoccupanti, sottolinea infine l’Ilo, c’è il tasso di disoccupazione giovanile, aumentato in circa l’80% delle economie avanzate e i due terzi dei Paesi in via sviluppo.
Il report: World-of-Work-Report-2012.pdf5.71 MB
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