Dunque, la Corea del Nord ha effettuato davvero nuovi tentativi di lancio di missili balistici a medio raggio Musudan, come era stato ipotizzato ieri. Ma, a quanto pare, anche questa volta, le prove non hanno avuto successo. Ieri varie agenzie avevano parlato di presunti preparativi, specificando però che “non ci sono segnali che sia pronto per il lancio”. E invece, già alle prime ore di stamani, l’agenzia sudcoreana Yonhap informava di ben due tentativi di lancio, effettuati nell’area di Wŏnsan, sulla costa del mar del Giappone, il primo dei quali alle 5,58 ora locale (22,58 di ieri in Italia). A proposito del tipo di missili, la Yonhap parla di “probabile Musudan”, il cui raggio va dai 2,5 ai 4mila km: per l’appunto, la distanza dalla Corea del Nord all’Alaska o alla base USA di Guam, della cui “funzione provocatoria” aveva scritto lunedì scorso il nordcoreano Rodong Sinmun. In ogni caso, sia il primo lancio, sia il secondo, tentato un paio d’ore più tardi, non hanno dato i risultati attesi. Il primo missile, secondo fonti militari sudcoreane, sarebbe esploso in aria dopo aver percorso 150 km e anche il secondo missile (il sesto tentativo di lancio, dall’inizio delle prove lo scorso aprile e poi ancora in maggio) avrebbe coperto una distanza di circa 400 km, prima di disintegrarsi.
Il Ministro della difesa giapponese, Gen Nakatani, che ieri, in prospettiva del lancio nordcoreano, aveva ordinato alle truppe nipponiche di intercettare il missile, ha dichiarato oggi che i lanci odierni non minacciavano la sicurezza del Giappone. Da parte sua, la Corea del Sud ha ovviamente condannato anche i tentativi odierni di lancio, qualificandoli come “grave attentato alla pace e alla stabilità nella penisola di Corea e per la comunità internazionale”. Da Tokyo, a conclusione di colloqui russo-giapponesi, il rappresentante governativo nipponico per i rapporti con la Russia, Tikahito Harada e il vice Ministro degli esteri russo Igor Morgulov, si sono detti “preoccupati” per i lanci nordcoreani, “dal momento che azioni simili violano le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. L’agenzia Rusvesna ricorda come, nonostante le sanzioni ONU decretate contro gli esperimenti nucleari e i tentativi di lancio di missili balistici della RPDC, la leadership del paese intenda “continuare gli esperimenti, fino alla completa scomparsa delle minacce da parte degli Stati Uniti”.
Il quotidiano ufficiale di Pyongyang, Rodong Sinmun, non reca alcuna notizia circa i lanci e cita invece il sito web sudcoreano Saram Ilbo, a proposito del seminario internazionale sulla “riunificazione pacifica” della Corea, tenutosi dal 14 al 17 giugno scorsi a Seoul. Tra gli atti del seminario, si parla delle “relazioni ostili e del pericolo di guerra che durano da più di sette decenni nella penisola coreana e sono da attribuirsi alla strategia degli Stati Uniti per il dominio del mondo. Per por fine alla divisione e raggiungere la pace nella penisola coreana è necessario che gli Stati Uniti addivengano a un accordo di pace e che le loro truppe lascino il territorio della Corea del Sud”. Tra gli ospiti stranieri, di cui però il Rodong Sinmun non fa i nomi, uno storico francese avrebbe affermato che “non è il Nord, bensì gli Stati Uniti che, per primi, dovrebbero procedere alla denuclearizzazione, per giungere alla vera denuclearizzazione della Corea. Al Nord dovrebbe essere dato il diritto di sviluppare le proprie risorse nucleari”.
FP
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