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La Grecia ora è un rischio per i Credit default swap

Mesi di trattative per trovare un marchingegno in grado di non sconvolgere il mercato, ma basta un attimo per riportare il panico. La riunione di oggi dell’Isda dovrà decidere se i gestori cds dovranno svenarsi (3 miliardi) per risarcire chi si era “assicurato” contro il fallimento dello stato greco. Sarebbe la prima vota che i cds entrano davvero in funzione per cifre così rilevanti.

In gioco ad Atene tre miliardi di Cds

Isabella Bufacchi

Il declassamento della Grecia e conseguentemente dei titoli di Stato greci alla SD, Selective default, deciso da Standard&Poor’s in seguito alla mera introduzione «retroattiva» delle Clausole di azione collettiva (Cac) in alcuni bond governativi ha anticipato l’effetto-domino su Atene.

La Bce, come previsto, ha dovuto bloccare l’utilizzo dei bond greci (Ggb) retrocessi temporaneamente alla SD come garanzia collaterale per le operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema. E oggi pomeriggio l’Isda, l’Associazione internazionale degli strumenti derivati, dopo aver riunito in tutta fretta un comitato di esperti, renderà nota la sua decisione sull’impatto sui credit default swap della SD e soprattutto dell’introduzione forzata delle Cac.

L’operazione che intende trasformare 206 miliardi di Ggb a medio-lungo termine, in nuovi titoli di Stato a bassa cedola e vita media di 20 anni con valore attorno ai 62-64 miliardi (integrati da due Efsf-bond e un warrant indicizzato al Pil greco) è stata pianificata nei minimi dettagli per oltre otto mesi nelle trattative tra le autorità elleniche, banche e investitori istituzionali. Anche l’effetto domino rovinoso che questa colossale operazione, una delle più grandi di tutti i tempi, avrebbe avuto sul collaterale utilizzato presso la Bce, sui credit default swap, sui bilanci delle banche greche ed europee e delle banche centrali dell’Eurozona, sui rating della Grecia e delle istituzioni greche (finanziarie e corporate) e non da ultimo sui risparmi di molti investitori individuali è stato valutato attentamente. Un margine di incertezza ingestibile, legato agli imprevisti procedurali e alle reazioni ‘emotive’ del mercato, tuttavia è rimasto. E l’arrivo anticipato della SD di S&P’s è un primo esempio di tempistica imponderabile.

La ristrutturazione dei titoli di Stato greci comporterà un haircut di 53,5 euro su ogni 100 euro di valore nominale. Per quanto dolorosissima per le tasche dei privati, è al momento proposta e non imposta. La partecipazione volontaria dei creditori serve infatti a evitare il credit event, il trigger dei contratti di credit default swap (con un netto stimato sotto i 3 miliardi di dollari e un lordo vicino ai 70). L’haircut tuttavia provoca comunque temporaneamente il declassamento del rating sovrano e dei vecchi titoli di Stato alla D del default, anche se ‘selective default’ (SD) o ‘restricted default’ (RD) di S&P’s e Fitch. I bond con rating D non possono essere utilizzati come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento della Bce. Per anticipare i problemi provenienti da questo prevedibile effetto-domino, il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia dall’Eurozona e dall’Fmi, fissato a 130 miliardi e agganciato al Psi (Private sector involvement), è stato costruito con un finanziamento da 35 miliardi a carico dell’Efsf a favore della Grecia, per consentire una garanzia aggiuntiva sui collaterali con rating provvisorio SD. Questo trasferimento di Efsf-bond da 35 miliardi alla Grecia, in forma cautelativa, è stato previsto però a conclusione dell’operazione di ristrutturazione, quando era atteso l’arrivo delle SD o RD.

S&P’s ha invece anticipato la sua SD, attribuendola all’introduzione in via retroattiva delle Cac, perchè queste clausole (che attivate impongono i termini dello swap a tutti i sottoscrittori dei titoli) diminuiscono il potere contrattuale dei creditori privati nel concambio. L’Efsf è stato spiazzato perchè non è ancora in grado di effettuare l’operazione da 35 miliardi, non avendo il disco verde da parte di tutti gli Stati garanti: per questo, l’Eurosistema ha attivato temporaneamente le linee di credito nazionali d’emergenza (Ela). Resta da vedere cosa deciderà oggi l’Isda: non è detto che il mercato dei credit default swap agirà come nel caso delle agenzie di rating, considerando l’introduzione in via retroattiva delle Cac (e non il loro esercizio e attivazione).

da Il Sole 24 Ore

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