Mercoledi mattina al Porto di Catania ha approdato la nave da guerra croata, impegnata nell’operazione militare Triton dell’Agenzia Frontex. A bordo 218 migranti, tra cui 24 donne e 64 minori, e anche il corpo di un ragazzo di 20 anni, morto durante il viaggio in mare.
Le operazioni di sbarco sono avvenute in un’area del porto interdetta al pubblico ed è stato impedito ai militanti della Rete Antirazzista Catanese e di altre associazioni di accedere all’area. Senza alcuna spiegazione le forze di polizia hanno interdetto l’accesso solo a quelle associazioni che hanno rilasciato dichiarazioni e raccontato le storture dell’accoglienza a Catania, mentre l’accesso è stato garantito ad altri.
Tale grave e inspiegabile misura ha impedito che la Rete Antirazzista distribuisse i vademecum in lingua contenenti i diritti dei migranti in Unione Europea e che si monitorassero le pratiche di accoglienza, così come la Rete Antirazzista fa da decenni.
L’arrivo di centinaia di donne, uomini e bambini in fuga dalla fame e dalla guerra che dovrebbe essere un momento di solidarietà e accoglienza è stato trasformato in un’operazione militare in piena regola, anche a causa della vergognosa presenza sul territorio catanese degli uomini dell’Agenzia Frontex. I migranti sono trattati come delinquenti da segregare e da tenere lontano dal resto della città e dagli occhi delle associazioni antirazziste. Alla faccia delle ipocrite dichiarazioni dell’amministrazione comunale circa l’accoglienza che si garantisce a Catania, oggi sul molo 11 del Porto decine di bambini, donne e uomini, dopo un terribile viaggio, sono state trattenuti come criminali, segregati e separati dal resto del mondo da decine di poliziotti e militari. A poche decine di metri, sul molo di fronte, centinaia di turisti, scendevano dalla loro nave, liberi.
La Rete Antirazzista Catanese chiede con urgenza un incontro con il Questore della città di Catania per denunciare la militarizzazione delle aree in cui avvengono gli sbarchi di migranti e la vile esclusione di alcune associazioni antirazziste dalle suddette aree.
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