Durante il festival del Corriere della Sera, ‘Pianeta 2030’, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin ha detto ai giornalisti che il prossimo 16 giugno, al Consiglio dell’Unione Europea riunito incentrato su trasporti, telecomunicazioni ed energia che si svolgerà in Lussemburgo, l’Italia farà richiesta di adesione formale all’Alleanza per il nucleare.
Si tratta di un’alleanza nata nel febbraio 2023 a Stoccolma, poco dopo che nella Tassonomia Verde europea veniva inserita definitivamente l’energia ottenuta dall’atomo. Oltre alla Francia, che ne ha guidato la creazione, ne sono subito entrate a far parte Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.
Nel giro di poco tempo si sono aggiunti anche Belgio, Estonia, Svezia. Il Regno Unito vi è invitato come ospite, in quanto una delle due potenze dotate di ordigni nucleari in Europa, mentre fino a ora l’Italia è stato uno stato osservatore. Ora “passiamo da osservatori a veri e propri attori, perché c’è una scelta del governo in questa direzione“, ha detto Pichetto Fratin.
Inizialmente, nella primavera del 2023, tra varie voci che parlavano di un pieno ingresso dell’Italia nell’Alleanza, il ministro dell’Energia aveva parlato di “rispetto istituzionale per il referendum del 1987” – come se non ce ne fosse stato un altro nel 2011 che ribadiva il no al ritorno al nucleare. Ma allo stesso tempo la viceministra all’Ambiente, Vanna Gava, criticava le “scellerate scelte del passato“.
Sempre la Gava, lo scorso ottobre, era tornata sull’argomento, affermando che “l’Italia deve aderire (all’Alleanza, ndr)”, e aveva aggiunto anche che “il nostro paese non può rimanere indietro di fronte ad una fonte così strategica per la decarbonizzazione, ma deve rendersi protagonista della transizione energetica e del futuro, offrendo il suo contributo fattivo in termini di ricerca, innovazione e industria del nucleare“.
Che ci fosse dunque “una scelta del governo in questa direzione” era evidente da tempo, e che appunto ciò significasse anche inserirsi nella filiera dell’atomo, cercando di ritagliare uno spazio nel settore per alcune aziende di importanza strategica nazionale – e non solo. È così che è nata Nuclitalia, che tra i fondatori vede anche Leonardo, ricordando la centralità del nucleare anche nel quadro del riarmo europeo.
Intanto, si aspetta la ridefinizione del quadro normativo per il ritorno alla fissione. Giusto un paio di giorni fa proprio Pichetto Fratin aveva indicato pure i tempi di questo processo: “approvato il disegno di legge che mi auguro che, arrivato in Parlamento, possa vedere la luce entro fine anno, poi ci sono 12 mesi per le norme attuative“.
In pratica, l’orizzonte è il 2027, per avere una prima produzione di energia nucleare entro il 2035. La tecnologia da usare dovrebbe essere quella dei reattori modulari, di cui però il primo esempio commerciale è stato presentato qualche giorno fa… dalla Cina. La UE è ancora lontano da questo traguardo.
Allo stesso tempo, però, le opportunità di fare affari nel settore si moltiplicano, con il Belgio che ha da poco rinunciato alla chiusura delle sue centrali, con l’Estonia che vuole dotarsi a sua volta di un reattore modulare, e altri casi simili. È possibile che siano dossier come questi che abbiano convinto Macron e Meloni a raffreddare i rapporti, con l’incontro svoltosi anch’esso pochi giorni fa.
Tutti passi che, ad ogni modo, vanno nella direzione dell’autonomia strategica europea.
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