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L’addio di Roma a “Sigaro”. A salutarlo centinaia di figli della stessa rabbia

Centinaia di persone, almeno tre generazioni politiche di compagne e compagni, hanno salutato Angelo Conti “Sigaro” questa mattina al cimitero del Verano. Un saluto commosso eppure pieno di contenuti di lotta, resistenza, fratellanza ed emancipazione, come i brani che Sigaro insieme alla Banda Bassotti ha suonato e cantato in tante città italiane e in giro per il mondo.

Le parole di Bella Ciao e di Figli della stessa rabbia – brani nei quali tutti si sono riconosciuti e riconoscono tuttora – sono state cantate da centinaia di voci fuori e dentro il Tempietto Egizio del Verano ed hanno accompagnato alcuni momenti del saluto a Sigaro, operaio, comunista, poeta e artista, “avanzo de cantiere” con il cuore grande. Sul feretro una bandiera rossa e la sua chitarra. Molti gli interventi e i saluti, da quelli di tante compagne e compagni, fino ai parenti che hanno ricostruito episodi della vita di Sigaro, episodi personali ma indubbiamente caratterizzati dalle sue scelte politiche e di vita.

Tra i tanti, pubblichiamo qua sotto il messaggio di Giorgio Cremaschi a Sigaro che è stato letto durante la commemorazione. Insieme erano stati l’anno scorso nella Carovana Antifascista organizzata dalla Banda Bassotti nelle repubbliche popolari del Donbass.

“Caro  Sigaro caro compagno Angelo,
ti ho chiamato col tuo nome quando ci siamo incontrati e lo faccio anche ora.
Se mi permetti vorrei ricordare un lunga chiacchierata che facemmo l’anno scorso, mentre in pullman macinavamo chilometri nel Donbass, ove tu e tutti i compagni della Banda da anni portate solidarietà e aiuto alla lotta di quei popoli contro i golpisti fascisti di Kiev, sostenuti da UE e NATO.
Abbiamo parlato di antifascismo e di socialismo, per te non c’è differenza sostanziale tra essi, sono una comune scelta di campo. E così, dopo esserci scambiati  in pochi minuti quei giudizi che fanno sì che due persone  si riconoscano la stessa concezione del mondo, della politica, dell’impegno personale, abbiamo cominciato a parlare di musica e io ti ho chiesto come ti venivano le parole, le note..
E tu, con quel tuo modo calmo fermo e sereno di parlare, mi hai risposto che eri un operaio che ha cominciato quasi nello stesso momento a lavorare, a lottare, a essere comunista e a fare musica. Ciò che che sentivi era il canto delle lotte,  tu lo prendevi da lì e poi lo riproducevi assieme a tutti gli altri. Ti ho detto che che forse tu eri troppo modesto, che in realtà eri un poeta rivoluzionario, che certo sentivi l’anima della lotta, ma poi eri tu, certo anche con gli altri,  che la fornivi delle parole e delle note giuste per esprimersi. E allora mi hai raccontato la storia ed il lavoro della Banda Bassotti, come degli operai partecipino alla lotta di classe  suonando e cantando. E poi hai aggiunto qualche parola sul momento attuale, dove pare che la musica delle lotte sia isolata e sovrastata dal chiasso del potere del mercato del profitto. Dobbiamo darci da fare, dovete darvi da fare mi hai detto, non possiamo accettare, non possiamo abituarci a questa sopraffazione delle nostre idee delle nostre ragioni, io sono un operaio che fa musica, ci vuole la politica delle lotte, questa io non la posso fare.
Ecco io penso caro Angelo che tu non avessi del tutto ragione, certo oggi misuriamo tutta la devastazione politica e morale che ha seguìto la nostra ritirata. Ma la tua musica, quella della Banda Bassotti non è solo l’eco delle lotte è lotta essa stessa, è resistenza. Un pò di anni fa, prima di conoscere te, Davide, Picchio, gli altri compagni,  mi capitò di sentire in una manifestazione dei giovani che cantavano una canzone che subito mi parve bellissima, mi commosse per le sue parole e per la passione con la quale veniva gridata. Era Figli della stessa  rabbia. Ecco, allora ho pensato ciò che voglio dire oggi qui a te e a tutti i tuoi compagni di lotta. Chi fa musica così non  solo partecipa, ma fa lotta di classe, non dà solo voce alle lotte, ma costruisce la lotta, le dà forza e coscienza.
Caro compagno Angelo, il dolore oggi è grande anche perché ci sono tanti segni che la lotta, tra infinite difficoltà, inizi a risollevarsi e tu non ci sarai di persona. Tu non ci sarai fisicamente con coloro che si battono contro il potere, ma sarai accanto a loro con la forza del tuo canto. Figli della stessa rabbia risuonerà tra tante voci, solo che a volte sarà inevitabile che i pugni chiusi siano accompagnati dalle lacrime.
Ho avuto l’onore di conoscerti e ancora ti sentirò , perché continuerai a suonare con i compagni della Banda Bassotti e a lottare con noi.
Grazie Angelo, Sigaro, un saluto a pugno chiuso.
Giorgio Cremaschi 

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