Si calcola che ieri più di 70 mila persone – soprattutto studenti, ma non solo – si siano mobilitate per chiedere l’aumento degli stanziamenti statali per l’istruzione e la formazione pubblica, fino ad almeno il 3,5% del Pil. Le marce sono state convocate dal movimento studentesco alla vigilia della seduta del Parlamento, prevista per oggi, che doveva affrontare il Bilancio preventivo dello Stato del 2013.
Convocata dagli studenti delle scuole superiori con l’adesione dei sindacati universitari, la manifestazione è partita dall’Università di Santiago diretta verso il centro politico della capitale cilena.
Ma gli studenti, come è avvenuto spessissimo in questi ultimi mesi, si sono trovati davanti il muro dei Carabinieri e della repressione cieca: per evitare che a Santiago la marcia raggiungesse il palazzo della Moneda contro i giovanissimi manifestanti i militari hanno usato di tutto, dai manganelli ai gas lacrimogeni agli idranti a pressione. A quel punto gruppi di studenti e di giovani proletari hanno risposto lanciando pietre e bottiglie molotov. La battaglia nel centro della città è durata a lungo, e alla fine moltissimi studenti sono stati feriti e arrestati.
A causa delle denunce di presunti abusi, anche sessuali, da parte degli agenti nei confronti dei fermati dei precedenti cortei, in questo caso, per la prima volta, la manifestazione é stata seguita da membri degli organismi per i diritti umani.
Anche nelle altre città cilene decine di migliaia di giovani sono scesi in piazza, e anche in questi casi scontri si sono registrati con un bilancio di una cinquantina di arresti.
“Vogliamo che l’istruzione torni nelle mani dello Stato e la risposta da parte del governo finora è stata nulla” hanno denunciato ai giornalisti gli organizzatori della protesta, la sesta organizzata nel 2012 e la quarantesima da quando più di un anno fa il movimento studentesco ha coagulato attorno a sé una crescente opposizione sociale alle politiche autoritarie e liberiste del governo pinochetista di Piñera. Il Cile possiede uno dei sistemi di istruzione più cari di tutto il mondo, il che tiene fuori dalla formazione superiore e universitaria non solo le classi sociali meno abbienti, ma anche le classi medie.
Sotto l’onda delle continue e incessanti mobilitazioni dell’ultimo anno, l’altro ieri il governo ha promulgato una legge che riduce dal 6 al 2% gli interessi dei crediti delle banche agli studenti universitari e nella finanziaria in discussione in Parlamento annuncia l’aumento di un miliardo di euro degli stanziamenti pubblici per il settore dell’educazione. Ma gli studenti giudicano le misure largamente insufficienti e di facciata. Anche perché i maggiori stanziamenti decisi dal governo non andranno ad aiutare gli studenti in difficoltà, ma a rimborsare le banche dei mancati profitti.
Attualmente circa 300.000 giovani nel paese sono indebitati in media per circa 40.000 dollari ciascuno per completare gli studi.
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