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L’Europa dei movimenti riunita a Madrid

* Da Madrid

Si è conclusa ieri a Madrid la prima edizione di ‘Agora 99’, il meeting europeo sul tema delle nuove modalità di partecipazione democratica. Dall’1 al 4 novembre quattro giorni di incontri, dibattiti, lavoro e soprattutto conoscenza reciproca per gli attivisti di movimenti provenienti da tutta Europa. Infatti, tra le decine di partecipanti e le centinaia di visitatori non c’erano soltanto gli spagnoli, ottimi padroni di casa: ma anche italiani (tantissimi) e francesi (pochi), tedeschi insieme a greci e portoghesi, o ancora attivisti provenienti dalla Scandinavia, dalla Gran Bretagna e dall’Europa dell’Est.
Tutti accolti dal comitato organizzatore, che ha provveduto a trovare ospitalità per chiunque ne facesse richiesta.

Dopo la prima serata di benvenuto e presentazione nel centro sociale del Patio Maravilla in Noviciado, quartier generale dell’organizzazione e punto di ritrovo serale, il mattino seguente si è passati subito al sodo. Dislocati per la capitale spagnola tra librerie, sedi di associazioni culturali e centri sociali, moltissimi erano gli eventi in programma. Dibattiti, tavole rotonde, gruppi di lavoro e di collegamento lungo tre filoni principali indicati dagli organizzatori già nel sottotitolo dell’evento: debito, diritti e democrazia. Le tematiche sviluppate sono state le più varie: dal disarmo alla distribuzione dell’acqua, dalla net-democracy alle forme di disobbedienza civile, dal basic income ai diritti digitali, e ancora università, razzismo e giustizia in tempo di crisi.

La comunicazione tra persone provenienti da tanti Paesi differenti non è stata facile, ma con lo sforzo di ognuno e soprattutto con il lavoro di volontari traduttori le barriere linguistiche sono state arginate: chi interveniva parlava principalmente inglese o spagnolo, ma data la grande partecipazione di italiani ci sono stati momenti in cui la lingua di riferimento per tutti è stata quella di Dante. I discorsi in questo modo avvenivano con parole spesso semplici, preferibilmente lontane da esercizi retorici, ma i dibattiti erano comunque accesi e non sempre era facile arrivare ad un consenso che sintetizzasse le ore di discussione. Per questo motivo, le tante idee e proposte lanciate sui tavoli dei workshop sono state tutte messe per iscritto nei verbali e rese disponibili alla consultazione di chi volesse nel sito web dell’evento (www.99agora.net).

“La produzione e la disponibilità per tutti dei progetti è uno degli aspetti migliori di Agora 99” mi spiega Marita, italiana, da due anni a Madrid impegnata nel movimento 15-M. “E poi finalmente un’ottima occasione per conoscere fisicamente e non solo idealmente le realtà che nascono e fanno sentire la propria voce in Europa. Peccato che dalla Spagna non ci sia stata molta partecipazione del 15-M e del nuovo modo di fare che questo movimento ha portato. Spiace anche per il poco tempo a disposizione in cui si è dovuto discutere di tantissimi temi, senza arrivare ad un vero momento di sintesi.”

Infatti, data la contemporaneità dei vari eventi, non era possibile seguirli tutti: in questo modo hanno funzionato parzialmente da raccordo la tavola rotonda d’apertura e l’assemblea generale finale, che ieri ha concluso il meeting. I risultati ai quali si è giunti sono stati la programmazione di un calendario ricco di date su cui concentrare i prossimi sforzi congiunti e la redazione di un documento finale che possa spiegare a chi non c’era e magari guardava incuriosito da casa, le intenzioni dei partecipanti. Ci sono state anche molte candidature per l’organizzazione di una prossima edizione in un differente Paese europeo: pare che il seme piantato dagli organizzatori, tra le tante difficoltà che comporta ogni “prima volta”, possa aver portato buoni frutti.

Per gli spagnoli, sicuramente soddisfatti per aver riunito sotto lo stesso tetto attivisti provenienti da oltre dieci nazioni differenti, il confronto più atteso era sicuramente quello con gli italiani, che in terra iberica sono visti con molta ammirazione, “soprattutto per le loro capacità organizzative e per la quantità di lavoro in cui si impegnano” mi confida Eva, una volontaria dello staff. “Però in questo momento, quello che sta succedendo qui in Spagna dal 15 maggio 2011 in poi è qualcosa di nuovo in Europa, che in Italia assolutamente non c’è. Abbiamo tantissima voglia di imparare dagli italiani, ma a volte sembra che non ci sia lo stesso spirito dall’altra parte. Dobbiamo essere tutti più uniti in questo, ed Agora è sicuramente un buon modo per diventarlo.” 

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