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Sfratti: il tribunale di Giustizia dell’UE condanna Madrid

Il dramma degli sfratti in una Spagna dove la crisi si mangia anni di ‘progresso economico e civile’ diventa sempre più grave. Ieri su alcuni quotidiani iberici campeggiava la notizia di una signora di 77 anni, Angeles Belmonte, sfrattata dal sua appartamento nella città di Almeria, in Andalusia. E addirittura condannata da un tribunale a pagare 60 euro di multa per non aver rispettato l’ordine di sfratto e a risarcire la banca Unicaja con 200 euro: la colpa dell’anziana, secondo il giudice, è stata di aver danneggiato un vetro quando, nel tentativo di evitare lo sfratto, si era incatenata alla facciata della succursale bancaria ormai proprietaria dell’appartamento. Come moltissimi altri suoi compagni di sventura, la signora fu sgomberata con la forza dagli agenti della Guardia Civil il 1 dicembre del 2011, visto che non era riuscita a onorare le rate del mutuo.

Quella degli sfratti in tutto lo Stato Spagnolo è diventata negli ultimi mesi una vera piaga sociale. Man mano che crescevano disoccupazione e sottoccupazione, centinaia di migliaia di persone fino a qualche tempo prima più o meno benestanti hanno cominciato a non avere più i soldi per pagare il mutuo. A finire spesso letteralmente per la strada sono alcuni di quei nuclei familiari – sono più di un milione e mezzo – che non possono contare su nessun tipo di entrata economica. Si calcola che quotidianamente la cosiddetta ‘forza pubblica’ operi tra i 500 e i 600 sfratti, senza contare coloro che se ne vanno volontariamente, incapaci di resistere a un’emergenza che comunque ha scatenato una forte reazione popolare, frutto spesso dell’autorganizzazione in comitati locali e in coordinamenti regionali o statali. Tra i quali la piattaforma ‘Stop desahucios’ impegnata da mesi a contrastare gli sfratti con picchetti e a denunciare il ruolo di banche sempre più voraci, contro le quali si indirizzano le proteste. Ad esempio alla fine di ottobre 50 persone hanno passato la notte accampate per la strada, a pochi metri dalla sede principale di Madrid del gruppo finanziario Bankia, destinatario di miliardi di euro gentilmente donati dal governo Rajoy e proprietaria di migliaia di appartamenti. “Visto che l’esecutivo e l’UE hanno salvato voi – gridavano i manifestanti – adesso salvate gli inquilini che vivono nei vostri appartamenti e non buttateli in mezzo alla strada”.

Contro una legge in materia che non concede alcuna garanzia agli inquilini in difficoltà e rende automatici e rapidissimi gli interventi della forza pubblica si era schierato qualche tempo fa addirittura il Consiglio Generale del Potere Giudiziario di Madrid. L’organo giudiziario statale – non noto per il suo progressismo – ha criticato una legislazione che risale addirittura al 1909, affermando che una parte degli aiuti concessi alle banche dovrebbero essere destinati anche alle famiglie sfrattate.

E ieri una censura nei confronti di Madrid è arrivata addirittura dal Tribunale di Giustizia dell’Unione Europea. L’Avvocato Generale Juliane Kokott ha infatti denunciato che la legge spagnola sugli sfratti viola la Direttiva 93/13 dell’UE permettendo l’inclusione nei contratti di concessione dei mutui di clausole ritenute abusive, in particolare quelle che in caso di non pagamento della rata permettono l’esecuzione forzosa dello sgombero dai domicili. Il pronunciamento di ieri del Tribunale di Giustizia continentale è frutto di un ricorso presentato da un cittadino catalano di origine maghrebina, Mohamed Aziz – sfrattato dalla polizia nel 2011 – contro la banca di Barcellona Caixa Catalunya.
Nella sentenza la Kokott chiarisce che non esiste nessuna legislazione comunitaria che regoli gli sfratti, e che quindi la materia è di competenza degli stati membri. Ma ha anche chiarito che la legislazione di Madrid non garantisce i diritti dei consumatori. “Un sistema di esecuzione dei titoli notarili sui beni ipotecati o pignorati nel quale i diritti di opposizione del cittadino di fronte all’esecuzione sono limitati è incompatibile con la direttiva 93/13 visto che il consumatore non può ottenere una effettiva tutela giuridica per esercitare i diritti riconosciuti dalla direttiva, ad esempio mediante una risoluzione del giudice che sospenda l’esecuzione forzosa dello sfratto” ha spiegato la Kokott. La questione è che la magistratura deve poter sospendere uno sfratto per dare tempo al cittadino di poter dimostrare la presenza di clausole abusive nel contratto di concessione del mutuo, e la legge spagnola non lo permette, rendendo inoltre troppo veloci le procedure di sgombero con l’uso della forza pubblica e la vendita dell’appartamento all’asta in tempi brevissimi.

Aziz comprò la casa nel 2003 e accese un’ipoteca con l’allore Caixa D’Estalvis de Catalunya (poi diventata Caixa Catalunya). Nel 2007 rinegoziò il mutuo ma nel 2008 cominciò ad avere difficoltà nel pagare le rate, e gli interessi cominciarono ad accumularsi. Finché lo scorso anno CaixaCatalunya decise di rescindere il contratto, reclamò un impossibile pagamento di tutto il debito e poi fece scattare lo sfratto e lo sgombero.

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